di Henry G. Bosch – “Dalla medesima bocca procede benedizione e maledizione.” (Giacomo 3:10) – La nostra lettura odierna si riferisce primariamente al nostro parlare ma io vorrei metterla in relazione con la preghiera. Troppo spesso le nostre preghiere e le nostre azioni di grazie non sono altro che vuote parole. Esprimiamo delle belle frasi ma esse sembrano provenire più dalla saggezza della nostra testa che dal fondo dei nostri cuori. lo temo che molte delle nostre pubbliche preghiere sono sostanzialmente pompose e ricche di parole, mentre quelle segrete sono abitudinali e banali. Noi dimentichiamo che ciò che diciamo a Dio deve concordare col nostro genere di vita davanti agli uomini.
Il seguente fatto illustra questa verità. Una mattina prima della colazione un padre di famiglia ringraziò per il cibo e per le amorose premure di Dio e chiese come di solito la benedizione, citando alcuni versetti biblici. Dopo aver finito, cominciò a sparlare a voce alta contro il “misero cibo”, e la maniera con la quale sua moglie l’aveva preparato. Egli sembrava infastidito di tutto. Alla fine la figlioletta l’interruppe: “Papà, – disse – credi che Iddio abbia udito quando hai pregato?” “Certo”, rispose egli sicuro. ”Ed ha udito anche quando or ora ti sei lamentato del dolce e del caffè?” “Sì, naturalmente.” “Papà, secondo te che cosa ha pensato Iddio di tutto questo?” Egli non rispose alla bambina, ma il rossore sul viso rese chiaro che l’acuta domanda di lei aveva colpito il suo cuore e gli aveva mostrato la sua contraddizione.
Evitiamo la finzione di ringraziare Iddio con parole eccessive mentre nel profondo dei cuore siamo scontenti delle sue benedizioni.
Guardati da una preghiera che si contraddice,