di GIOVANNI ROSTAGNO – Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Salmo 22:1 – Ecco l’ansiosa domanda che di fronte al male è così spesso salita dal nostro spirito tormentato. Perché l’Iddio Onnipotente e buono ha permesso la sofferenza? Perché dobbiamo noi assistere, impotenti, alla rovina del corpo e allo strazio infinito dell’anima? Perché questo viatico del dolore che ogni creatura umana, dalla culla alla tomba, trascina gravosamente con sé?
Non io mi studierò di rispondere. Chi mai presumerebbe, colle facoltà spirituali così limitate che sono a sua disposizione, di poter risolvere il problema? Io non mi fermerò dunque ad investigare, e non renderò più acuto il tormento con una ricerca inutile. Abbandonando il terreno e le pretese della ragione che si smarrisce così spesso nel buio, io mi rifugerò negli abissi della fede.
Se credo nell’amore infinito del Padre Celeste, il problema della sofferenza non mi può preoccupare più perché la sofferenza, nel suo malefico potere, è vinta. In mezzo a tanta nostra ignoranza, vi sono delle realtà, a proposito del dolore, che la mia esperienza cristiana rende assolutamente certe.
Se credo, questo è certo: che quando sono colpito dal dolore inevitabile, mi vien dato di trovare nella fede una consolazione suprema, e quella pace che chiamerei l’intelligenza del cuore. Questo è certo: che il dolore diventa per me la scuola misteriosa in cui insegna ed agisce il divino coltivatore dell’anima mia. Questo è certo: che nel dolore posso godere della più benefica elevazione spirituale, unito come sono al Dio che mi ama ed ai fratelli che soffrono e sono redenti con me. Questo è certo : che di fronte al dolore io possiedo un’energia trionfante, per cui la sofferenza non mi potrà giammai né abbattere né spezzare…
Sì, tutto questo è certo. Tutto questo, se credo, diventa una realtà incontestabile e gloriosa.