IMPARIAMO A PREGARE

di Agostino Masdea  –  Un giorno i discepoli chiesero a Gesù: “Insegnaci a pregare!” Luca 11:1. Questa è una necessità per ogni credente. Per molti la preghiera si riduce ad una serie di richieste, una lista più o meno lunga di cose che si richiedono a Dio. La preghiera è anche chiedere, ma è qualcosa che va oltre questo. Il rapporto di un figlio con un padre non si basa solo sul “chiedere” ma sull’amore e sul condividere insieme tempo e cose.    

Anche il linguaggio ed il tono della preghiera devono essere semplici e sinceri. Se tuo figlio ti parlasse con un frasario sofisticato, con parole retoriche e espressioni più adatte a comporre una poesia che a farsi capire, lo fermeresti subito e gli chiederesti di esprimersi con semplicità. Così con Dio, non è necessario usare un frasario complicato e intriso di termini “religiosi” obsoleti, perché Egli ama la semplicità. L’importante è parlare con il cuore!   

A volte anche le parole possono diventare insufficienti per esprimere il sentimento che proviamo per una persona. Quando siamo sopraffatti dall’amore per qualcuno, credo che un abbraccio valga più di tante parole. Dio, come Padre amorevole, vuole abbracciarci, e se passiamo quei momenti in comunione ed in silenzio, sentiremo la Sua voce nell’intimo del nostro cuore.  L’essenza della preghiera potrebbe essere definita proprio come “abbandonarsi nelle braccia di Dio.” Per adorarlo! Nel Nuovo Testamento la parola greca usata per “adorare” è “proskuneo” che significa “baciare”, le mani o i piedi, e quindi prostrarsi fino a terra in rispetto e riverenza.

E se vogliamo proprio un modello, o seguire un traccia nella formulazione della preghiera, il “Padre nostro” ci è stato insegnato da Gesù proprio per questo. Iniziare con la lode a Dio, poi le richieste, dando priorità alle cose spirituali, quindi i bisogni materiali e infine concludere ancora con la lode.