di Agostino Masdea – “…io fui morto, ma ecco sono vivente per i secoli dei secoli”. Apocalisse 1:18 – Nella meditazione di ieri abbiamo detto che il fondamento della fede cristiana è la resurrezione di Cristo. La resurrezione di Gesù dalla morte non deve essere per noi solo un caposaldo dottrinale, ma dobbiamo avere la certezza che Egli è con noi, è presente e vive in noi per mezzo dello Spirito Santo.
Un giorno Martin Lutero era abbastanza depresso a causa degli innumerevoli e giganteschi problemi che stava affrontando. Tra le altre cose soffriva molto per dei calcoli renali e girovagava per casa lamentandosi e brontolando.
La moglie con voce solenne annunciò: “Dio è morto!” Lutero guardò sua moglie con perplessità e rispose: “Dio non è morto!” “Invece sembra proprio di sì dal modo come ti stai comportando…”
Lutero si fermò per un attimo, ringraziò la moglie e poi incise sulla sua scrivania una parola latina: “vivit”, “Egli vive”. Da quel giorno, ogni volta che le cose non andavano bene ed era tentato di lamentarsi, guardava quella semplice incisione e trovava nuove forze. Poiché Cristo era vivo, aveva tutte le ragioni per non cedere allo scoraggiamento.
Gesù era risorto, ma i discepoli inizialmente non credettero. Maria, le donne, i due sulla via di Emmaus, agivano come se Gesù fosse ancora morto. Erano tristi, preoccupati, pieni di dubbi e di paure. Le loro parole erano prive di fede e di speranza. Proprio perché non ricordavano le promesse fatte da Gesù.
Anche noi a volte ci comportiamo come se Egli non sia mai risorto. Come Lutero ci lasciamo prendere dal pessimismo, dallo scoraggiamento e dalla tristezza per le situazioni e i problemi intorno a noi. A Maria Gesù chiese: “Donna, perché piangi?” Giovanni 20:15 – “Non c’è bisogno che tu pianga, io sono vivo!” Poi la chiamò per nome: “Maria!” e i suoi occhi si aprirono. Non abbiamo bisogno di essere scoraggiati: Egli vive, ed è sempre con noi!