di Agostino Masdea – Gesù salì a Gerusalemme per una delle grandi feste che Israele celebrava ogni anno. Insieme ai discepoli si trovò, non per caso, a passare per la piscina di Bethesda, dove vide un uomo paralitico.
“Là c’era un uomo che da trentotto anni era infermo. Gesù, vedutolo che giaceva e sapendo che già da lungo tempo stava così, gli disse: “Vuoi guarire?” (Giovanni 5:5-6).
Quest’uomo è una figura di tante persone che a causa della loro condizione, che può essere fisica, spirituale o morale, si sentono impotenti. Pensano che ormai non c’è possibilità di uscirne fuori e sono scoraggiati e tristemente rassegnati a vivere in quella condizione per sempre.
Quell’uomo disse: “Signore, io non ho nessuno che mi possa aiutare… Non ho amici, parenti o persone che si possano prendere cura di me…”. Dopo tanti anni era ormai depresso ed avvilito.
Troppi cristiani combattono battaglie il cui esito non sembra mai volgere in loro favore. Forse lottano contro qualche peccato che li ha spiritualmente schiacciati o vivono sotto un peso di colpa, di condanna che paralizza la loro vita e gli impedisce di agire e di andare avanti.
Come quel paralitico, il loro lettuccio si chiama depressione, sconforto e tristezza. Aspettano anche loro che accada qualcosa, che arrivi qualche predicatore da lontano, qualcuno capace di fare miracoli, ma i giorni passano e sono sempre lì, sempre nella loro condizione.
Sei tu uno di questi? Gesù ti trova, si presenta davanti a te e ti chiede: “Vuoi essere guarito”?
E quel giorno la situazione di quell’uomo cambiò immediatamente. Egli ancora non sapeva chi aveva davanti, ma il Signore dice: “Sono stato ricercato da quelli che non chiedevano di me, sono stato trovato da quelli che non mi cercavano. E ho detto: ‘Eccomi’…” Isaia 65:1
Oggi Gesù potrebbe passare proprio per la tua via… e potrebbe chiederti: “Vuoi essere guarito?”