di H. W. Smith- “O voi tutti che siete assetati, venite alle acque, e voi che non avete denaro venite, comprate, mangiate! Venite. comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte! Perché spendete denaro per ciò che non è pane, e il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia? Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò che è buono, e l’anima vostra godrà di cibi succulenti! (Isaia 55:1?2)
Nell’ambito della nostra esistenza fisica sappiamo che il nostro corpo ha bisogno di cibo quotidiano. Lo stesso vale per ciò che concerne la nostra vita spirituale. La nostra anima ha bisogno di essere nutrita ogni giorno. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” è un’espressione che include anche le necessità spirituali. Se la nostra anima non viene nutrita quotidianamente, la nostra vita cristiana ne verrà a soffrire. Non abbiate timore, ciò può accadere a chiunque. Una vita cristiana, ridotta quasi al minimo, può essere in apparenza zoppa di principi pratici che sembrano bene aggiustarsi alle situazioni umane.
Quello che conta veramente non è una forma di saper vivere ma è invece quel cibo spirituale di cui si nutre la nostra anima. Dobbiamo saper scegliere il cibo di qualità giusta. Come ogni tipo di cibo indigesto danneggia il nostro corpo, allo stesso modo anche il nostro spirito sarà danneggiato da ogni cattiva influenza. Esiste in realtà un processo di cattiva digestione per le cose spirituali, proprio come accade nel mondo naturale. I medici continuano a metterci in guardia sui pericoli di una cattiva
alimentazione. Uomini e donne sono sempre più consci del fatto che, se vogliono rimanere sani, devono anche mangiare dei cibi appropriati. Anche nell’ambito spirituale valgono le stesse regole, ma molti purtroppo continuano ad ignorarle. L’igiene spirituale deve essere curata come l’igiene del corpo, le regole da seguire sono le stesse. La conoscenza di queste regole è essenziale per la salute dell’anima.
Se i genitori lo permettono, i bambini passano le loro giornate a succhiare caramelle e altri dolciumi. Questi bambini saranno stanchi e di cattivo umore e prima o poi si ammaleranno. II buon senso dovrebbe anche metterci in guardia contro ogni tipo di letteratura superficiale e triviale e contro ogni spettacolo di dubbio gusto. Coloro che nutrono la loro anima con queste cose mancheranno di vitalità e presenteranno sintomi di paralisi morale.
“E l’accozzaglia di gente raccogliticcia che c’era tra il popolo, fu presa da concupiscenza; e anche i figliuoli d’Israele rincominciarono a piagnucolare e a dire: Chi ci darà da mangiare della carne? Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto per nulla, dei cocomeri, dei cetrioli, dei porri, delle cipolle e degli agli. E ora l’anima nostra è inaridita; non c’è più nulla! Gli occhi nostri non vedono altro che questa manna? (Numeri 11,4). Si accesero di cupidigia nel deserto, e tentarono Dio nella solitudine. Ed egli dette loro quel che chiedevano, ma mandò la consunzione nelle loro persone?” (Salmo 106,14-15).
La consunzione dell’anima si verifica molto più spesso di quel che crediamo ed è dovuta a un nutrimento spirituale inadeguato ed indigesto. Non siamo soddisfatti del nutrimento che Dio ci ha procurato e sentiamo appetito per le pignatte della carne all’egiziana? (cfr. Esodo 16,3 e Numeri 21,5).
Forse non siamo soddisfatti della situazione nella quale Dio ci ha posto: la comunità della quale facciamo parte, il nostro predicatore, i nostro lavoro, i nostri rapporti familiari. Pensiamo tutto il tempo che, se le circostanze attorno a noi fossero diverse, ci sarebbe molto più facile vivere una vita cristiana. Basterebbe cambiare chiesa, cambiare casa o località, cambiare lavoro. La nostra anima disprezza quello che Dio ci ha dato e ci chiediamo come gli Israeliti, se Dio è proprio in grado di far fronte alle nostre necessità e può provvedere a tutte quelle cose che potrebbero rendere più attraente il “deserto” dove sembriamo condannati a passare la nostra esistenza.
– “E parlarono contro Dio dicendo: Potrebbe Dio imbandirci una mensa nel deserto? Ecco egli percosse la roccia e ne colarono acque ne traboccarono torrenti, potrebbe anch’Egli darci del pane, e provvedere della carne al suo popolo? Perciò l’Eterno, avendoli uditi, s’adirò fieramente”. (Salmo 78,19-21).
L’ira divina simboleggia il risultato inevitabile delle nostre cattive azioni. Questa ira è ben diversa dalla rabbia che possiamo provare noi, esseri umani. Essa non è una semplice reazione verso quello che ha causato questa rabbia ma è invece la conseguenza necessaria causata dalla violazione di una legge. E’, si può dire, il raccolto di quello che è stato seminato. Quando un uomo mangia cose indigeste il suo stomaco ne soffre. Coloro che conoscono le leggi che regolano la nostra salute sanno che il mal di stomaco è semplicemente la conseguenza inevitabile di una nutrizione sbagliata. Tanto vale anche per le malattie dell’anima che affliggono molti cristiani. Esse non sono certo opera divina: la loro causa va ricercata nel cattivo nutrimento spirituale della persona che ne è afflitta. “Un tal uomo si pasce di cenere, il suo cuore sedotto lo travia, ed egli non può liberare l’anima sua e dire: Questo che tengo nella mia mano destra non è una menzogna?” (Isaia 44,20).
L’anima che si pasce di cose futili o di cenere terrestre si troverà ben presto in uno stato desolato e disperato. Questo non accade a causa dell’ira divina, come da noi è intesa, ma a causa di una legge spirituale immutabile. Un cibo spirituale di cattiva qualità è causa di malattie dello spirito, proprio come il cibo che mangiamo, se non è buono, risulterà indigesto.
Qual’ è il nutrimento spirituale appropriato? Quale dev’essere il nostro pane quotidiano? Il Signore ci fornisce tutte le informazioni necessarie nel suo splendido sermone al capitolo 6 del Vangelo di San Giovanni: “Io sono pane della vita … se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”. (Giovanni 6,48-58).
Per molti questi versi sono misteriosi. Non mi sento in grado di far loro un’esauriente spiegazione teologica ma mi sembra che in queste parole ci sia un significato logico che si ripercuote sulla vita quotidiana. E’ di questo significato che voglio parlare.
Molte persone non pensano all’influsso che nostri pensieri hanno sulle condizioni della nostra anima, essi possono praticamente essere definiti il cibo, il nutrimento dal quale l’anima riceve la forza necessaria, la salute e a bellezza se questi pensieri sono positivi. In caso contrario l’anima ne soffrirà e sarà debole, informe e malaticcia. Le cose a cui pensiamo costituiscono il nostro nutrimento. Se i nostri pensieri sono bassi ed abbietti la nostra anima sarà malata, proprio come il nostro corpo quando soffre d’indigestione. L’uomo che pensa solo a se stesso si nutre in modo appropriato solo fino al punto in cui i suoi pensieri sono puliti e positivi. Se i suoi pensieri diventano troppo egocentrici, egli cadrà in preda a due terribili malattie: la presunzione e l’arroganza. Se, invece di pensare solo a noi stessi, pensiamo a Gesù Cristo, ci avviciniamo a Lui e i nostri pensieri si riempiranno di fede. Gli Ebrei chiesero: “Com’è possibile che Egli ci dia la sua carne da mangiare?”
Vorrei mostrarvi come Gesù può farlo. Posso assicurarvi che chiunque seguirà queste istruzioni riempirà la sua anima di pensieri pieni di fiducia in Cristo e si accorgerà ben presto che si sta effettivamente nutrendo di Lui e che il suo cuore si riempirà di gioia e di lode a Dio. Nel Vangelo di Giovanni apprendiamo come questo accede: “E’ lo spirito che vivifica; la carne non giova a nulla; le parole che vi ho detto sono spirito e vita” (Giovanni 6,63). Gesù voleva spiegare ai suoi discepoli ciò che significa nutrirsi di Lui: ricevere le sue parole e credere. Gesù non li invitava a mangiare la carne del suo corpo ma ad ascoltare le sue parole e a praticare questa verità che Egli insegnava loro. “Tosto che ho trovato le tue parole, le ho divorate; e le tue parole sono state la mia gioia, l’allegrezza del mio cuore, perché il tuo nome è invocato su me, o Eterno Dio degli eserciti.” (Geremia 14,16).
Mentre insegnavo la Bibbia ad un gruppo di negri anziani, ricordo che uno degli uomini si soffermò a leggere un verso della Bibbia. Una lunga pausa fece seguito a quella lettura. Gli chiesi infine se non aveva capito quel verso. “L’ho capito, rispose, l’ho capito molto bene e lo trovo tanto buono che ho voluto assaporarlo per un minuto intero. E’ come assaporare un buon morso. Ed egli mi disse: “Figliuol d’uomo, mangia ciò che tu trovi; mangia questo rotolo e va e parla alla case d’Israele. Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo. E mi disse: Figliuol d’uomo, nutriti il ventre e riempiti le viscere di questo rotolo che ti do. E io lo mangiai e mi fu dolce in bocca come del miele? (Ezechiele 3,1-3).
Se prendiamo in bocca la Parola di Dio, cioè la Sua verità rivelata, e la mangiamo, se ci soffermiamo a meditare sulle Sue parole ripetendole continuamente e studiamo il loro significato, ci accorgeremo che la nostra anima viene nutrita, rafforzata e ne viene aumentata la resistenza.
“Del rimanente fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fame, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri.” (Filippesi 4,8).
Le nostre anime sono nutrite dai nostri pensieri. I pensieri che si rivolgono a cose pure e belle hanno su di noi un’influenza positiva. Questo vale anche per il contrario. Purtroppo ben pochi si rendono conto di questo fatto. Per tal motivo non si curano troppo dei loro pensieri. Stanno molto attenti a quello che fanno e a quello che dicono ma non si curano troppo dei loro pensieri, benché questi siano proprio alla radice di tutto quello che forma il carattere e determina lo stile di vita. Fintanto che i nostri pensieri non sono espressi a parole, ce ne preoccupiamo ben poco. Gli esseri umani pensano che sia lecito dar libero corso ai loro pensieri, fintanto che nessuno può vederli e udirli. II mondo dei pensieri sembra non avere alcuna importanza, ogni cosa viene accettata senza far distinzioni. Gli uomini non fanno attenzione alle loro letture e alle compagnie che frequentano. I loro pensieri sono quindi influenzati dagli atei, da coloro che sono attaccati solo a cose terrene, da coloro che si prendono gioco della verità, dagli agnostici e perfino dai farisei. In breve tempo l’anima si ammala. I pensieri e il carattere vengono alterati ed essi non riescono più a fare distinzioni tra la fede e l’incredulità. Il buono e il cattivo, il puro e il contaminato vengono lentamente miscelati. A questo punto l’anima incomincia a nutrirsi di dubbio anziché di fede e di depravazione anziché di morale e subisce un lento processo di corruzione che la guida verso il male.
Quel che esce dalla bocca viene dal cuore ed è quello che contamina l’uomo. Poiché dal cuore vengono pensieri malvagi, omicidi, adulteri, fornicazioni, furti, false testimonianze, diffamazioni. Queste sono le cose che contaminano l’uomo; ma il mangiare con le mani non lavate non contamina l’uomo. (Matteo 15, 19-20).
“Ascolta, o terra! Ecco, io faccio venire su questo popolo una calamità, frutto dei loro pensieri; perché non hanno prestato attenzione alle mie parole; e quanto alla mia legge, l’hanno rigettata?” (Geremia 6,19).
II frutto dei nostri pensieri ricadrà su di noi proprio come accede con le nostre azioni, sia esso conscio o inconscio. I principi dell’igiene sono, nell’ambito spirituale, stabili come lo sono nell’ambito dei nostri sensi. E’ assolutamente necessario che noi lo comprendiamo perché questi principi entrano sempre in vigore, anche se noi non ce ne rendiamo conto. La nostra vita spirituale sarà contaminate o abbassata a cause di quello che pensiamo, dei libri poco raccomandabili che leggiamo, dei film di dubbio gusto che andiamo a vedere e delle cattive compagnie che frequentiamo.
Paolo ci da una speranza: quella di far prigioniero ogni nostro pensiero in obbedienza a Cristo (cfr.2 Corinzi 10,5). Questo non significa che dobbiamo pensare a Cristo in ogni minuto della giornata. Il buon senso ci dice che ciò è impossibile. II vero significato di queste parole è che dovremmo sforzarci di prendere l’atteggiamento di Cristo in ogni circostanza e che dovremmo vedere tutto e giudicare tutto attraverso gli occhi di Gesù. Questo è quello che dovremmo fare con “ogni nostro pensiero”, e non soltanto alla domenica, ma anche nei giorni lavorativi. Come sarebbe la nostra salute se mangiassimo buoni cibi soltanto alla domenica? Allo stesso modo è assurdo aspettarsi uno sviluppo armonioso della nostra vita spirituale se riceviamo solo di domenica il cibo adatto e ci nutriamo di cenere gli altri giorni della settimana. Non è sufficiente nemmeno limitarsi a piccole porzioni di buon cibo spirituale. Cibarsi di nutrimento cristiano soltanto per pochi minuti è anche perfettamente inutile se passiamo dieci ore a coltivare pensieri cattivi. Non è necessario che Cristo sia al centro di ogni nostro pensiero, ma dobbiamo pensare in modo tale da essere in armonia con i pensieri di Cristo, se Egli si trovasse nella nostra situazione. In tal modo ci nutriamo di Lui e riceviamo il vero pane della vita che è disceso dal cielo.
Quando i discepoli udirono parlare di questo pane sceso dal cielo dissero: “Signore, dacci sempre di questo pane.” Quando preghiamo in questo modo, è possibile che Gesù ci dice: “Eccomi, io sono il pane della vita. Venite a me, abbiate fede in me, nutrite la vostra anima con la fiducia che avete in me e nei miei pensieri.” Voglio sottolineare ancora una volta il fatto che, a mio parere, il modo più diretto per avvicinarsi a Cristo è quello di riempire la nostra anima con i suoi pensieri. Dovremmo studiare accuratamente la sue vita e lasciarci riempire dallo Spirito Santo. Egli in noi e noi in Lui. Dovremmo mettere nelle mani di Gesù ogni pensiero, ogni emozione che ci agita e ricevere in cambio quell’amore che ci darà sicurezza e pace. Tutto quello che facciamo e tutto quello che pensiamo deve essere appoggiato su questo fondamento.
“Perché, fratelli, non voglio che ignoriate che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, e tutti passarono attraverso il mare, e tutti furono battezzati nella nuvola e nel mare, per esser di Mosè, e tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, perché bevevano alla roccia spirituale che li seguiva; e la roccia era Cristo. (1 Corinzi 10,14).
La storia degli Israeliti sembra mettere in rilievo il fatto che Cristo stesso fu il loro nutrimento e la loro bevanda nel corso del loro viaggio attraverso il deserto. Ciò accadde fintanto che essi credettero a quello che Dio diceva loro, accettando la sue guide e obbedendo ai suoi comandamenti. Per fare ciò non avevano bisogno di cognizioni speciali poiché nessuna cosa era segreta. Questa fede e questa obbedienza non provocarono in loro uno stato di estasi ne li spinsero verve una forma di contemplazione. II loro nutrimento spirituale consisteva nell’unione con Dio, che li guidava in modo pratico nella loro vita quotidiana. La manna, che Dio mandò loro, può essere paragonata al cibo spirituale che Dio ha in serbo per noi. II modo con cui Dio li ha guidati quotidianamente ci dimostra che Cristo può prendersi cure anche della nostra vita quotidiana.