Una Testimonianza

di ROBERTO BRACCO – Lettura biblica: 1 Timoteo 1:12-20 – La storia di Saulo da Tarso, persecutore della Chiesa cristiana, fariseo zelante, difensore della fede giudaica, è troppo nota per aver bisogno di essere ricordata, ma la testimonianza che egli rende, attraverso questa pagina della sua lettera a Timoteo, esprime un messaggio così vivo, così attuale, da non poter essere ignorato. In poche parole, l’apostolo mette a fuoco la propria esperienza e chiarisce com’è diventato cristiano e perché è cristiano.

La testimonianza di Paolo, dottore delle genti, l’antico Saulo beniaminita, è particolarmente valida per esprimere un messaggio, perché ci parla dell’esperienza di un uomo già religioso, socialmente e moralmente irreprensibile, altamente stimato nel mondo e nella chiesa dei suoi giorni. Oggi, sarebbe stato definito uomo retto e pio, meritevole di rispetto e degno di ogni riconoscimento umano e divino. Ma ascoltiamo le sue parole, proprio quelle parole che egli ha saputo pronunziare e scrivere dopo la sua conversione: “Gesù Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo”!

La giustizia che rivestiva la sua antica personalità, le opere meritorie che rappresentavano il vanto della sua vita religiosa di ieri, si presentano agli occhi di Paolo nella loro reale fisionomia; quando camminava nel buio delle sue convinzioni religiose, pensava di avere abiti decenti e splendidi, ma quando la luce di Cristo Io ha illuminato, si  accorto di indossare soltanto cenci luridi ed abiti sdruciti, che davano maggior risalto alle ignobili nudità della sua vita.

L’esperienza personale si trasforma in conoscenza di una verità che ritornerà poi in tutti i messaggi dell’apostolo: Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio ! Credevo di essere vivo nel cospetto di Dio, e invece ho dovuto riconoscere che anche io, religioso, zelante, ero spiritualmente morto e quindi sono stato costretto ad ammettere che se Cristo  morto per tutti ,  stato in conseguenza della fatale realtà che  tutti, nessun escluso, erano morti . Queste, proprio queste sembrano essere le parole di Paolo.

Egli si riconosce un povero peccatore, perduto, bisognoso di salvezza; riconosce cioè che la sua religiosità e la sua moralità costituivano dei surrogati con i quali egli sperava di regolarizzare la sua posizione davanti a Dio, ma che invece servivano soltanto per creare un’insidiosa illusione che lo manteneva lontano e separato da Dio.

Cristo  venuto nel mondo per salvare i peccatori  ! Mosè, la Legge antica, le pratiche liturgiche, l’osservanza scrupolosa e, qualche volta, fanatica delle prescrizioni e delle tradizioni non potevano fare quello che Cristo  venuto a fare: salvare i peccatori, dei quali io sono il primo.

La testimonianza dell’apostolo chiarisce anche che la salvezza offerta da Cristo non si esaurisce nel perdono dei peccati, perché  una salvezza perfetta, una salvezza duratura. Egli  costretto a confessare che oltre ad essere lontano da Dio, era anche, malgrado non fosse disposto ad ammetterlo prima, vittima e schiavo del male:  ero bestemmiatore, persecutore, ingiurioso… .

Più tardi, pienamente illuminato dalla luce del Vangelo, confesserà che era costretto a fare quel che non voleva perché nella sua carne non abitava alcun bene.

Saulo da Tarso aveva esperimentato nella sua vita proprio le medesime cose che esperimentano, anche oggi, tutti coloro, e non sono pochi, che cercano riparo in una religione, di cui conoscono più gli aspetti formali, che non i contenuti spirituali anche perché spesso questi sono totalmente inesistenti. Peccatori, separati da Dio, schiavi del male, credono di avere uno scopo, di seguire un itinerario ed invece sono poveri erranti in lotta con Dio, in lotta con se stessi, in lotta con tutti e con tutto.

Ma, scrive Paolo, riandando con la sua mente a quel giorno lontano eppure sempre vicino, cioè del suo incontro con Cristo: Misericordia mi  stata fatta perché la potenza di Cristo si  manifestata nella mia vita, non soltanto nel perdono dei miei peccati, ma anche nella rigenerazione della mia personalità; Egli mi ha fatto un esempio per coloro che dopo di me avrebbero creduto in Lui.

Paolo parla a questo punto della liberazione dalla presenza e dalla potenza del peccato, cioè della vera redenzione esperimentata nella grazia di Dio in Cristo. Il perdono cancella i peccati del passato, ma la rigenerazione offre la possibilità di ripudiare il peccato per sempre. Nell’epistola ai Romani, l’apostolo offre la sintesi di questa realtà con le meravigliose parole: il peccato non vi signoreggerà, poiché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia (Romani 6:14).

Anche l’irreprensibile fariseo era un giorno schiavo del peccato, ma egli propone la sua testimonianza cristiana a coloro, particolarmente, che vivono in uno stato di abbrutimento totale, servi di vizi e di passioni che distruggono la loro vita, forse la loro casa, la loro famiglia, trascinati da una corrente fatale verso la condanna eterna.

Egli mi ha fatto un esempio, perché possa mostrare a tutti che: “… il nostro vecchio uomo  stato crocifisso con lui, affinché il corpo del peccato sia annullato”. Anche queste parole scritte ai cristiani di Roma, sembrano avere un posto nella testimonianza resa dall’apostolo attraverso la sua lettera a Timoteo, suo discepolo e collaboratore fedele.

Possiamo per notare che senza riferimenti storici e senza fornire particolari, Paolo, oltre a dirci quale significato ha avuto per lui l’esperienza cristiana, ci precisa anche la meccanica della sua meravigliosa realizzazione. Non  stato lui a cercare Cristo, ma  stato Cristo a cercare lui; non  stato lui ad entrare nella grazia, ma  stata la grazia ad entrare in lui.

Anche questo lato della testimonianza vuole esprimere un messaggio chiaro e preciso: l’iniziativa viene dall’amore di Dio; la salvezza deriva dalla potenza di Cristo: Egli  venuto a me, ha fatto risplendere la sua luce, mi ha indirizzata la sua parola. Possiamo riandare con la mente al libro degli Atti, che ci fornisce il racconto dettagliato della conversione di Saulo, e trovare la conferma delle dichiarazioni dell’apostolo.

Cristo gli  apparso sulla via che lo conduceva persecutore a Damasco, si  rivelato, lo ha umiliato e poi… lo ha redento, rivestito di potenza, chiamato al ministero.

Non vogliamo lasciarci trarre in inganno da un’interpretazione superficiale e frettolosa della testimonianza di Paolo e concludere che Dio ha espresso verso lui un amore e ha applicato un metodo che se fossero usati per tutti, tutti giungerebbero alla salvezza. Dio parla a ciascuno nel proprio linguaggio, ma sostanzialmente ama tutti nel medesimo modo, e verso tutti applica un metodo che non  mai coartazione, ma invito ad una scelta e ad una decisione da compiersi in completa libertà.

Anche tu, amico, che cammini sul sentiero scelto da te, odi in quest’ora una voce, forse l’hai udita molte volte e risuona ancora una volta per te, espressa da questo scritto;  una voce che s’indirizza direttamente al tuo cuore e che t’invita ad accettare, finalmente, l’opera redentrice di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il tuo Salvatore.

Anche per te, Egli vuole compiere quello che ha compiuto per Saulo da Tarso, ma anche da te attende una resa totale, sincera, umile.

Egli  pronto a cancellare il tuo passato e tutte le ipoteche che lo gravano a causa del peccato;  pronto a trasformare totalmente la tua vita e a darti una nuova personalità, libera, forte;  pronto, soprattutto, a scrivere il tuo nome nel Libro della Vita, e a fare di te un erede del Regno eterno di gloria.

Non basta per udire una voce, vedere una luce, avere un incontro con Dio…,  necessario riconoscere in queste importanti circostanze la manifestazione di Dio e accettarla perché divenga esperienza personale ed intima di autentica salvezza.

Ricordati, la testimonianza di Paolo non fa che riproporci il tema della misericordia di Dio e della nostra personale responsabilità, e quindi,  un invito ad accettare il dono divino che  gioia e salvezza nel tempo e nell’eternità.