di Donald Gee – Lo stesso Dio che è stato una realtà per i cristiani del primo secolo desidera esserlo per i cristiani della presente generazione. – Recentemente, mentre rileggevo in Atti 15 la cronistoria del concilio di Gerusalemme, fui colpito, come mai prima, dell’enfasi posta su DIO. Questa enfasi porta sostanzialmente all’affermazione conclusiva : “E’ parso bene allo Spirito Santo ed a noi” (v. 28). Tale linguaggio poteva sembrare originale o presuntuoso, oppure esprimeva la ferma convinzione che era proprio così. “ Dio elesse fra noi”, disse Pietro (v. 7) ; “Dio ha dato loro lo Spirito Santo, come a noi” (v. 8). Paolo e Barnaba narrarono loro “quali segni e prodigi Iddio aveva fatto per mezzo di loro fra i Gentili” (v. 12). In ogni riga si legge: “Dio – Dio – Dio”.
Tale linguaggio, se rispettosamente sincero, rivela l’essenza della fede cristiana. Dio è riconosciuto in ogni cosa, ma particolarmente nell’opera del Suo Spirito. Volendo, possiamo spiegare le cose per mezzo di processi naturali, ciò soddisfa la natura dell’età presente, ma la fede ci fa vedere Dio all’opera e l’amore dà a Dio la gloria.
La consapevolezza di Dio nella conferenza di Gerusalemme può ugualmente essere realizzata oggi. Quella conferenza fu affatto normalmente caratterizzata dall’elemento umano. Vi era stata “una grande discussione” (v. 7); gli animi si erano riscaldati (v. 2); erano coinvolte le personalità (v. 5); gli uomini si battevano con passione per i principi che ritenevano fondamentali alla salvezza (v. 1); l’aria era esplosiva. Era sorta una controversia che metteva in pericolo non soltanto l’unità della Chiesa, ma anche, come oggi noi possiamo vedere più chiaramente di loro, l’intero progresso del Vangelo. Essi superarono la crisi vittoriosamente perché 1’ esperienza della Pentecoste li aveva resi e mantenuti consci della presenza di Dio e della Sua opera inconfutabile.
“Dio elesse fra noi “.
Non vi è ombra di vanagloria nella testimonianza personale di Pietro. Dire di meno voleva dire essere non veritiero. Comunque, egli aveva atteso fino a che non era sorta una lunga discussione per intervenire. La sua esperienza fatta nella casa di Cornelio era conosciuta a tutti, come pure era conosciuto il sugello dello Spirito che aveva caratterizzato quella esperienza. Simon Pietro aveva scrupolosamente seguito la guida dello Spirito in quella circostanza, qualsiasi cosa potesse dirsi di lui in altre circostanze. Solo dopo la lotta penosa avvenuta sull’alto solaio egli aveva accondisceso a mettere a rischio la propria reputazione; ed il seguito degli eventi giustifica i suoi timori. Ma al momento egli era pienamente conscio che Dio era all’opera. “Chi ero io da oppormi a Dio? “ egli chiese. Sublime semplicità! I suoi critici tacquero. Pietro era stato l’uomo scelto da Dio per questo specifico lavoro ed il giudizio degli uomini doveva piegarsi alla verità.
Quali credenti Pentecostali dobbiamo credere fermamente che Dio elegge ancora oggi fra noi gli uomini di cui si serve per specifici compiti. Per eleggere questi uomini non sempre si usa dei comitati. Di una cosa possiamo essere certi che la somma delle qualifiche di due candidati rivali messe alla prova del voto che richiede una data proporzione di maggioranza per esser conclusivo, è di gran lunga inferiore alla perfetta certezza in cui Pietro ancorava la sua fede. Smisuratamente più lontana ancora dalla forma divina è la nauseabonda ambizione di uomini che cercano posti di guida e di preeminenza, i quali uomini si comportano nella religione come negli affari, calpestando ogni principio di cortesia e considerazione per gli altri nel loro desiderio di potere.
Molti governi di chiesa hanno cercato di approssimarsi il più possibile alla scelta divina di uomini per compiti specifici nella Chiesa. Quelli che si sono di più avvicinati al successo hanno poi generalmente fallito standardizzando un metodo e trasformandolo in un sistema. Lo Spirito Santo si rifiuta di conformarsi alle nostre denominazioni. Ma Dio continua ancora ad eleggere gli uomini, ed anche noi riconosciamo gli uomini eletti da Dio, se comminiamo nello Spirito.
Felicemente, tutti dobbiamo riconoscere che vi sono uomini di Dio che, proprio come Pietro, sono gli uomini di Dio nel posto voluto da Dio. Se esitiamo ad ammettere questo, siamo comunque costretti a dover ammettere che certe persone sono “le persone adatte per i posti che occupano “, il che significa proprio la stessa cosa. Solo che è meglio e più santo dare a Dio la gloria. Egli li ha eletti ; ciò è quel che conta, mentre il metodo di cui si è servito è di secondaria importanza.
Dio ha dato loro io Spirito Santo
In ciò è più facile riconoscere la sovranità e l’opera unica di Dio. E’ la prerogativa dichiarata del Cristo innalzato di battezzare nello Spirito Santo. Questa è la ragione per la quale ogni vero Battesimo nello Spirito Santo è un momento supremo in cui si è particolarmente consci di Dio, sia colui che riceve il Battesimo e sia coloro che si rallegrano con lui.
Consideriamo la scena a Cesarea, come riferita da Pietro. Egli sapeva di muoversi secondo le direttive del Signore, lo Spirito. Egli predicò Cristo, il Signore dei signori a quella avida compagnia di persone, i cui cuori erano pienamente disposti a credere alla Parola. Comunque, essi erano Gentili. Ma quando Dio sparse il Suo Spirito sopra di loro ed essi cominciarono a parlare in lingue, i Giudei cristiani furono meravigliati, non delle lingue, ma del fatto che coloro che le proferivano erano Gentili. Per i cristiani moderni è forse difficile comprendere lo sbigottimento di quei giudei. Con quel Battesimo Dio chiaramente dichiarava di gradire i Gentili. Una qualsiasi insinuazione che Pietro avesse lui medesimo congegnato le cose sarebbe stata fatale alla sua dignità ed alla sua testimonianza. E’ significativo il fatto che nessuno mise in dubbio le sue asserzioni.
La nostra testimonianza che i credenti oggi ricevono lo stesso Spirito Santo deve essere ugualmente libera da ogni insinuazione. L’affermazione che Dio dona oggi lo Spirito Santo proprio come al principio è il cuore stesso
:he tutto debba essere spiegato in termini naturali e che Dio non ha niente i che fare col parlare in lingue o col dono dello Spirito Santo, significherebbe negare l’opera di Dio. Per questa stessa ragione dobbiamo essere rispettosamente attenti a sapere ospitare Dio in tutte le nostre riunioni di attesa. Le nostre migliori intenzioni di aiutare i credenti a “ricevere “ il dono sono più che vane.
Dio compie miracoli fra loro
Va notato che Barnaba e Paolo non vantavano poteri personali di guarigione. Non ci è dato neppure lontanamente da comprendere che i “miracoli ed i prodigi “ venissero operati dall’ingenuità umana di soddisfare l’insaziabile domanda di evidenza del soprannaturale.
Ci potrebbe essere d’aiuto prendere nota dello scopo dei miracoli e dei prodigi : quello di confermare il ministerio dato da Dio agli apostoli, i quali erano mandati dallo Spirito Santo. La compassione divina si muove nel cuore del miracolo di guarigione, ma lo scopo dichiarato di questi miracoli non è quello di alleggerire indiscriminatamente i corpi dalle sofferenze umane. I miracoli erano allora l’evidenza visibile che il Signore operava con loro per confermare la Parola. La nostra dottrina in riguardo ai segni ed ai prodigi deve essere mantenuta in conformità allo scopo rivelato. Essi sono atti soprannaturali di Dio per confermare la Sua presenza e potenza con i Suoi servitori.
La consapevolezza di Dio rende il miracolo genuino profondamente toccante. Può smuovere al pianto i cuori di una congregazione e riempirli di santo timore e devozione. Il più umile dei missionari o degli evangelisti possiede le più alte credenziali se è evidente che Dio è con lui. Barnaba e Paolo erano stati mandati dalla Chiesa di Antiochia per le parole proferite dallo Spirito, ed essi ritornarono con chiare evidenze che le direttive erano state genuine.
E’ importante riconoscere che l’iddio che ha compiuto segni e prodigi e miracoli per mezzo degli apostoli ha dato anche altri doni necessari per la opera del Vangelo. Essi doni, hanno consolidato e stabilito l’opera sorta per mezzo del miracoloso, insegnando, incoraggiando ed organizzando assemblee locali. E’ anche una debolezza che prevale voler riconoscere Dio soltanto nei miracoli e nei prodigi e non riconoscerLo negli ugualmente importanti ministeri di edificazione al corpo di Cristo.
Una prova della maturità Pentecostale in fede e amore è l’uguale riconoscimento di Dio all’opera fra noi nei modi diversi. La consapevolezza di Dio che pervade le Chiese è un segno certo del risveglio. Una Chiesa conscia di Dio è una Chiesa vittoriosa nel legame della pace. Le attività degli uomini spesso ci dividono ; l’agire dello Spirito ci unisce sempre.