Libera. Finalmente libera. Si chiude così l’odissea di Meriam, la giovane sudanese di 27 anni condannata a cento frustate prima e alla pena di morte poi con l’accusa di apostasia, cioè per la sola colpa di aver abbracciato la religione cristiana dopo aver sposato un cristiano, nonostante il padre fosse musulmano (la madre anche lei cristiana).
In base alla sharia, una donna musulmana non può sposare un uomo di un’altra fede e i figli nati dalla loro unione sono quindi considerati illegittimi e frutto di adulterio.
La notizia giunge a pochi giorni dal parere emesso dalla Commissione diritti umani del Sudan, a cui l’Ong Italians for Darfur aveva segnalato il caso. «La condanna a morte per apostasia di Meriam in Sudan è incostituzionale: l’articolo 38 della Sudan Transitional Constitution del 2005 prevede la libertà di culto per tutti i cittadini», aveva decretato la Commissione.