STUDIO BIBLICO – UNZIONE DELL’OLIO

di ROBERTO BRACCO  –  Questo rito cristiano è sostenuto dottrinalmente da pochissimi riferimenti scritturali, anzi, per essere più precisi, dobbiamo dire che nell’Evangelo si trovano soltanto due passi relativi ad esso ed uno di questi lascia alquanto perplessi quando si tratta di interpretarlo.

Dobbiamo ammettere però che anche l’origine dell’unzione dell’olio è precedente non solo alla compilazione del Vangelo, ma alla sua stessa istituzione cristiana; questo ci spiega il perché, nonostante i pochi ed imprecisi riferimenti scritturali, la chiesa dei primi secoli abbia potuto amministrarlo senza incertezze e senza controversie dottrinali.

Gli ebrei, sin dai tempi più remoti, attribuivano all’olio un efficace potere terapeutico ed in conseguenza praticavano largamente l’unzione a scopo medicamentoso, sia per malattie interne che per malattie esterne. Questa regola naturalmente non aveva carattere sacro e quindi non costituiva neanche indirettamente pratica simbolica.

L’olio, come detto, rappresentava semplicemente la medicina e con esso si ungeva la parte del corpo malata o dolorante.

In taluni casi si immergeva il malato in un bagno d’olio e in altri casi, specialmente in quelli relativi alle ferite o alle piaghe epidermiche, si usava l’olio dopo il vino che doveva compiere una preventiva azione di disinfezione.

Diversi passi spirituali rendono testimonianza di questa usanza seguita dal popolo d’Israele; uno di questi è particolarmente noto nel seno della cristianità perché contenuto nella parabola del buon samaritano: “…e accostatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra dell’olio e del vino” (Luca 10:34).

Lasciamo però l’esame dell’uso seguito dagli israeliti che ci dice dell’origine del rito cristiano e parliamo direttamente di esso.

L’Evangelo di Marco, descrivendo la missione degli apostoli del Signore, precisa: “Ungendo d’olio molti infermi e li guarivano” (Marco 6:13). Questo è il primo dei due passi dell’Evangelo che si riferiscono al rito del quale parliamo ed è quello che lascia perplessi quanti desiderano approfondire il problema. Comunque, ripetiamo, è il primo riferimento scritturale, su “l’unzione dell’olio” ed è la prima testimonianza storica della pratica del rito da parte degli apostoli.

Come e perché questo rito sia stato da essi iniziato non è detto; nessuno degli Evangeli ci dice che il Signore abbia dato un comandamento a questo proposito a coloro che furono inviati in missione e nessuno degli Evangeli ci dice che Gesù abbia usato, per la guarigione dei malati, questo simbolo.

Il passo, tra l’altro, non esclude la possibilità che l’unzione dell’olio venisse praticata dagli apostoli come opera di misericordia: prendersi cura degli infermi in un luogo e in un’epoca in cui pullulavano malattie ripugnanti e contagiose, era considerato giustamente atto di squisita sensibilità religiosa.

Per rimanere però rigorosamente nell’argomento, dobbiamo accettare l’interpretazione che con maggiore probabilità illumina l’atto compiuto dagli apostoli: essi! quasi certamente avranno dovuto accettare, quando richiesti, di praticare in favore dei malati l’unzione dell’olio, per la quale gli israeliti nutrivano grande fiducia, ed avranno approfittato di questo mezzo come di una opportunità per invocare la potenza di Dio sopra coloro che dovevano essere guariti.

In un certo senso essi richiedevano in questo caso la benedizione divina su quel mezzo naturale che i malati usavano quale rimedio alla loro infermità.

La risposta che Dio non mancava di dare alla preghiera dei Suoi servitori, avrà sostituito in modo rapido e progressivo la pratica, seguita per consuetudine medica, con una pratica avente unicamente valore simbolico. L’olio avrà cessato di rappresentare la medicina e sarà divenuto ben presto la specie a mezzo della quale, per la fede, i malati avranno cercato una unzione spirituale, un olio divino per la cui potenza ogni male poteva essere debellato.

Questo processo di trasformazione non è impossibile. È da tener presente che la religione israelita già aveva accettato l’olio tra i suoi simboli ed esso già rappresentava la benedizione di Dio, o, in alcuni casi, l’elezione di Dio.

Il significato di questo rito simbolico ci viene quindi chiarito dall’interpretazione esposta sopra.

Lo ripetiamo con parole diverse per amore di precisione. Il malato, nel desiderio di affidare alle mani di Dio la sua infermità, chiedeva Funzione dell’olio, accettandola con fede nella speranza di ottenere la guarigione del suo corpo; l’olio rappresentava o meglio raffigurava l’unzione spirituale, cioè la benedizione divina a prezzo della quale il miracolo poteva essere compiuto.

Esaurita la questione all’origine del rito, possiamo domandarci: veniva frequentemente amministrata l’unzione dell’olio nel seno della chiesa apostolica?

Dalle testimonianze delle Scritture, come detto, ci viene dimostrato che le guarigioni avvenivano per la preghiera, per l’imposizione delle mani o semplicemente alla parola di coloro che nella potenza di Dio agivano quali messaggeri della Sua grazia.

Dell’ unzione dell’olio nella pratica non ci viene data altra notizia oltre quella già citata dell’Evangelo di Marco.

Possiamo dedurre che l’amministrazione di questo simbolo non era quindi molto popolare nel seno della chiesa costituita e ciò è comprensibile; infatti nel grembo di una comunità traboccante di vitalità spirituale era più logica e più spontanea una vita di improvvisazioni che non una vita ristretta sotto il controllo di pratiche determinate.

Era più logico l’abbandono totale alla guida e alla potenza dello Spirito Santo piuttosto che alla subordinazione ad una regola ecclesiastica.

Se era un atto logico per ogni servitore di Dio, andare da un malato e posare le mani sopra il suo corpo nella potenza dello Spirito, o se era spontaneo incontrandosi con un povero infermo, pronunciare nella virtù del Signore una parola alla quale il miracolo si doveva compiere, non era ugualmente logico e spontaneo, richiesto, praticare l’unzione dell’olio.

Nei primi casi la guida era lasciata esclusiva- mente allo Spirito, tanto che poteva chiaramente indicare i malati sui quali potevano essere imposte le mani o poteva essere pronunciata una parola sanatrice, nel caso dell’unzione dell’olio invece i servitori di Dio avrebbero dovuto seguire per regola ecclesiastica i desideri e le richieste degli infermi stessi.

Queste spiegazioni hanno lo scopo non di diminuire l’importanza del rito del quale parliamo, ma soltanto di chiarire il perché nella chiesa apostolica, traboccante di potenza pentecostale, fosse più frequente la pratica della preghiera e dell’imposizione delle mani di quella dell’unzione dell’olio.

Anche la chiesa apostolica, naturalmente, oltrepassato lo stadio iniziale, fu obbligata ad imporsi una disciplina e nelle regole di questa fu nuovamente riesumata e possiamo dire, valorizzata, la pratica dell’unzione dell’olio.

La pratica era d’altronde perfettamente evangelica ed i cristiani dell’epoca apostolica non potevano ignorare che essa non solo era stata amministrata dagli apostoli nell’espletamento delle loro prime missioni ma che era stata certamente ribadita dal Signore stesso al quale gli apostoli avevano fatto i loro rapporti missionari.

L’unzione dell’olio divenne così, viventi ancora gli Apostoli, il terzo rito della chiesa cristiana, e, benché il solo autore sacro che ne faccia oggetto di dottrina sia Giacomo, vescovo della chiesa di Gerusalemme, possiamo ammettere che la pratica di essa non solo era incondizionatamente accettata dagli apostoli stessi, dei quali Giacomo non faceva parte (l’autore dell’epistola non è Giacomo figliuolo di Zebedeo, morto martire nella persecuzione di Erode, ma Giacomo fratello del Signore) ma era già seguita da molte comunità cristiane, non esclusa quella importantissima di Gerusalemme.

Non andremo lontani dal vero immaginando che uno dei primi problemi che le chiese cristiane furono obbligare a risolvere relativamente all’unzione dell’olio, fu quello concernente la forma.

Quale adottare, si saranno domandati?

Quella in uso dagli israeliti nelle pratiche mediche già certamente seguita dal principio dagli apostoli?

Non sappiamo con certezza in quale senso fu risolta la questione, ma volendo fare delle congetture, possiamo credere che anche nel seno delle chiese dell’epoca apostolica e in quelle di molti anni dopo, fu seguita la forma che quasi certamente era stata eseguita dagli apostoli durante le loro prime missioni e cioè fu praticata l’unzione cospargendo d’olio la parte del corpo colpita da infermità.

Non sembra comunque, stando alle scritture, che in questo simbolo la forma abbia un eccessivo valore, perché la preghiera della fede può essere realizzata indipendentemente dai diversi particolari della pratica.

Questo concede una certa libertà a quelle eventuali differenziazioni che oggi si verificassero nella forma del rito.

Ma se la forma presenta, nella pratica, alcune incertezze, non si può dire la medesima cosa per il significato del rito (e di questo abbiamo già parlato in precedenza) e neanche dell’applicazione di esso.

Risultano chiaramente dalla Scrittura i seguenti principi dottrinali:

1)      l’unzione dell’olio può essere praticata ad un individuo che già ha creduto nella Parola di Dio;

2)      l’unzione dell’olio deve essere praticata solo per infermità di una certa gravità;

3)      l’unzione dell’olio non può essere somministrata ai bambini;

4)      l’unzione dell’olio non può essere praticata a coloro che intendessero purgarsi per essa soltanto dei falli della vita;

5)      l’unzione dell’olio non può essere praticata ripetutamente allo stesso infermo per vincere la stessa infermità;

6)      l’unzione dell’olio deve essere praticata nel nome del Signore, sottintendendo riferirsi al Signore Gesù.

Questi principi sono tutti esplicitamente od implicitamente dichiarati dal passo della epistola di S. Giacomo; per ordine esponiamo in forma interpretativa i riferimenti relativi, riferendoci ai punti esposti:

1)      È alcuno di voi infermo? L’epistola era diretta ai credenti e quindi la particella “di voi” dice chiaramente che il rito deve essere seguito dai credenti.

2)      Chiami gli anziani e preghino essi. Non dice di andare dagli anziani ma di farli venire e questo fa comprendere doversi trattare di infermità grave; anche il “preghino essi” dà l’idea di una infermità che ha ridotto il malato nello stato di aver bisogno totalmente di altri.

3)      L’orazione della fede. La fede è quella del malato che ha chiesto di sottomettersi al rito cristiano. Per un bambino si può fare orazione ma non si possono usare le specie simboliche.

4)      E se ha commesso dei falli. Il malato può trovarsi o può non trovarsi in fallo; forse la malattia può essere conseguenza del fallo ma può anche non esserlo e questo giustifica la particella condizionale “se”.

5)      L’unzione dell’olio è un simbolo ed attraverso esso si accetta la guarigione miracolosa.

Il ripeterlo diverse volte sullo stesso soggetto e per la stessa malattia significherebbe non credere più che è “l’orazione della fede” a salvare il malato, bensì che è la pratica dell’unzione stessa che in questo modo acquisterebbe un potere magico.

6)      Nel nome del Signore. I cristiani dell’epoca apostolica hanno sempre operato miracoli per la potenza di Dio nel Nome di Gesù. Anche in questo caso quindi “Signore” si riferisce al Figliuolo di Dio.

Quest’ultima chiarificazione che potrebbe apparire oziosa, è stata invece dettata da alcuni episodi verificatesi.

Non crediamo di aver esaurito totalmente lo studio dell’unzione dell’olio, ma pensiamo di aver dato incentivo alla meditazione e allo studio dell’importante problema: forse in seguito altri tratteranno il medesimo argomento con maggiore valore.