di Agostino Masdea – Matteo era un pubblicano, uno cioè che aveva in appalto la riscossione delle tasse per conto dei Romani. I pubblicani erano considerati la feccia della società, dei ladri di professione. Era la categoria di persone più odiata e disprezzata dalla gente, visti come traditori perché riscuotevano più del dovuto, arricchendosi sulle spalle della povera gente.
Leggendo la chiamata di Matteo potrebbe sembrare non credibile che Gesù, lì in mezzo alla strada, lo chiami ed egli lo segua immediatamente. In realtà Matteo aveva sentito più volte Gesù predicare e visto con i suoi occhi i miracoli che faceva, ed era pronto. Perciò “lasciò ogni cosa”.
Immaginate lo stupore e la meraviglia non solo dei discepoli, ma di tutti i concittadini di Matteo, quando Gesù lo invita a far parte dei Suoi e lo accoglie con sé. Un vero scandalo! Era l’ultima persona al mondo che il Maestro poteva scegliere per essere un Suo discepolo. Ma il Signore sa sempre quello che fa! Gesù vedeva il quel pubblicano non un vile e incorreggibile peccatore, ma un uomo che sarebbe diventato un evangelista ed un apostolo.
Penso a John Newton, un uomo che visse nel peccato più profondo, mercante di schiavi, aveva inflitto tante sofferenze alla gente africana. Ma la grazia di Dio lo trovò, e Newton fu salvato e trasformato, come Matteo. Divenne un pastore, e scrisse l’inno cristiano più famoso al mondo: “Amazing Grace”. Stupenda grazia, che ha salvato un miserabile come me. Ero perduto ma sono stato trovato, ero cieco ma ora posso vedere”.
“Seguimi!” Gesù lo ripeterà tante volte nel corso del Suo ministero, e da duemila anni a questa parte, milioni di volte. Oggi lo dice anche a noi, lo dice a te: “Seguimi!” È una Parola che penetra nel cuore, ne illumina i recessi più reconditi e dissipa ogni tenebra, rivelando che le cose senza vita, come il lavoro di Matteo, possono essere lasciate per seguire il Vivente.