di Agostino Masdea – Sono un tantino esagerato se affermo che c’è una proporzione diretta tra l’amore che possiamo avere per il Signore e quello che dimostriamo per la Sua Parola? Non credo! La lettura e lo studio della parola di Dio non deve mai essere per noi un mero dovere. Piuttosto un modo di comunicare. Quando preghiamo, crediamo che stiamo parlando con Dio, ma spesso la risposta alla nostra preghiera arriva per mezzo della Sua Parola.
Gesù stesso, nel vangelo di Giovanni mette in correlazione le due realtà quando afferma: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’ amerà, e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui”. Giovanni 14:23
Una delle attività più proficue nello studio della Scrittura è quello di ricercare qual è la volontà di Dio per la nostra vita. Anche l’approccio al nuovo giorno dovrebbe cominciare con un passo della Parola, ma non semplicemente come routine o abitudine, ma con il desiderio di comprendere meglio quel determinato passaggio, soprattutto, se e come, in quel giorno, possiamo metterlo in pratica.
Un genitore, mentre parla ad un figlio, non desidera solo attenzione per trasmettergli le informazioni necessarie, ma si aspetta che poi il figlio risponda con l’ubbidienza alle parole ascoltate. Lo stesso vale per un insegnante: la cosa che lo infastidisce di più è la distrazione o il disinteresse dell’alunno mentre egli sta parlando. E si aspetta anche che una volta che l’alunno torna a casa, continui a studiare l’argomento trattato.
A volte siamo riluttanti a mettere in pratica ciò che leggiamo nella scrittura, perché non è proprio ciò che volevamo sentirci dire. Ma l’amore per Dio non ci consente di selezionare i versi della Bibbia che ci piacciano da quelli che preferiremmo evitare. Anzi, spesso sono proprio quest’ultimi che ci dicono ciò che veramente abbiamo bisogno di sentire.