di Charles R. Swindoll – Geremia 1:4–10 – Monotonia e mediocrità si incastrano perfettamente come la coppia motrice al cambio. Una genera l’altra non facendo altro che farci annoiare, sbadigliare e portarci alla deriva. In riferimento alla monotonia, io credo che di base ci sia una mancanza di scopo piuttosto che una mancanza di attività. Possiamo essere occupati ma annoiati, coinvolti ma indifferenti. La vita diventa tediosamente ripetitiva, noiosa, monotona e banale. In una parola, insofferenza.
Guardiamo le facce degli intrattenitori giù dal palcoscenico. Parliamo con gli psicologi fuori dal loro ufficio e dai corridoi ospedalieri. I politici sono anch’essi sensibili all’insofferenza. Mostratemi una persona che una volta raggiunto il successo, persona ben nota per entusiasmo ed eccellenza, ma chenel momento in cui il tanto ambito successo viene a mancare eccola subito diventare probabile vittima dell’insofferenza.
L’insofferenza può sembrare innocua, ma è in grado di farci abbattere emozionalmente, quindi mi chiedo se ne valga la pena.
Ma anche durante quei momenti bui della vita che possono sembrare apparentemente insignificanti, Dio è lì! Lui ha cura di te! Lui sa tutto! Dal tuo ieri al tuo domani—Dio. Dal più piccolo coinvolgimento al più grande—Dio. Dal primo all’ultimo giorno di scuola—Dio. Da quegli incarichi che magari non ti faranno andare in prima pagina sui giornali (lavori che sembrano essere un mero impegno per occupare il tempo) fino a quelle cose che invece diventeranno di interesse internazionale—Dio. Lui è lì! Quindi, la prossima volta che senti che le dita umide e fredde dell’insofferenza vogliono raggiungerti, ricorda: “ogni giorno, Tu, oh Signore, sei lì. Ti prendi cura di me!”