di Roberto Bracco – Nella storia del popolo d’Israele incontriamo un nome che rimane davanti agli occhi dei credenti come un tremendo monito: Roboamo. E’ scritto di lui: « Quando il regno fu stabilito e fortificato egli, insieme con tutto Israele, lasciò la legge » (2° Cronache 12:1). Tutto sembrava favorevole ad un avvenire di prosperità e di pace ed invece venne la rovina. Roboamo, come purtroppo hanno fatto tanti altri, prese la tragica decisione di voltare le spalle alla volontà di Dio. La sua decisione non rimase isolata, ma fu seguita da quella identica di tutto il popolo. L’esempio dall’alto recò il contagio a tutti i sudditi del malvagio re.
Abbiamo detto: il monito di Roboamo suona monito ai credenti in questi giorni; confermiamo: monito a vigilare sopra le proprie attitudini nei periodi di prosperità e di benessere. Non è forse vero che l’episodio del re d’Israele si è ripetuto infinite volte attraverso i secoli? Non è forse vero che centinaia di servitori di Dio, migliaia di credenti, centinaia di chiese, decine di movimenti hanno seguito in condizioni analoghe a quelle di Roboamo la sua fatale decisione? Sì, è vero! Moltissimi, raggiunta una posizione di benessere o tranquillità, oppure conquistata un’evoluzione o stabilita un’organizzazione, sono caduti e poi si sono adagiati nel formalismo e nell’infedeltà alla legge di Dio.
E’ vero, qualche volta l’organizzazione diviene la rovina di coloro che l’hanno stabilita e così viene data ragione ad un servitore di Dio che diceva:
“L’attività genera l’organizzazione e l’organizzazione uccide l’attività”
E’ vero, frequentemente il benessere fa dimenticare e rinnegare Iddio.
E’ vero, spesso la tranquillità concilia la sonnolenza.
Non sono però solo tranquillità, benessere ed organizzazioni che creano uno stato di stabilità e di forza da dove può iniziare la caduta, ma anche qualsiasi posizione che si è conquistata a prezzo di sforzi spirituali.
Chi di noi non conosce gli esempi fornitici da credenti che, raggiunta una maturità spirituale, sono stati colpiti e vinti dalla tentazione della presunzione, dell’orgoglio, dell’autosufficienza? Essi, perduta l’umiltà necessaria per accostarsi a Dio, spenta la sete che apre il cuore a Dio, hanno iniziato da quel traguardo conquistato la loro rovina cristiana.
Hanno avuto sete di Dio e per anni hanno sentito rivolto ai loro cuori l’invito di Gesù: “Chi ha sete venga a me e beva…”.. ma poi?
Hanno creduto di aver asciugata la fonte divina; la loro presunzione ha fatto loro credere che tutta l’acqua della vita è stata trasferita da Dio a loro. Non hanno più bevuto! E non è temerario affermare che per molti credenti l’esperienza della Pentecoste è stata un’esperienza negativa: assetati di Dio prima di essa, son divenuti indifferenti dopo la sublime conquista.
Sì, fortificati, hanno lasciato la legge di Dio, ed oggi queste moltitudini disertano le riunioni di preghiera, non frequentano con assiduità i locali di culto, non pregano nelle loro case, non cercano con ardore i tesori del cielo: si sentono sazi dei beni divini come gli Israeliti nel deserto si sentivano sazi della manna che Iddio aveva provveduto per il loro sostentamento. Non parlano esplicitamente, ma se osserviamo il loro contegno possiamo udire delle parole: « Io sono ricco e sono arricchito ».
Ma è vero quello che dichiarano?
No! Perché l’Iddio verace risponde: « Tu sei povero, cieco, calamitoso »…
Iddio risponde a questi cristiani come risponde a tante chiese che sono nate nel clima della Pentecoste ed oggi presentano lo spettacolo del loro squallore spirituale. Attraverso i secoli sono sorti movimenti di risveglio spirituale che hanno saputo proclamare il messaggio dell’Evangelo con purezza e con potenza, ma quanti di essi conservano almeno pallidi segni della potenza iniziale? Ben pochi, perché i più, raggiunta forza e stabilità, ” hanno lasciata la legge del Signore”.
La desolazione offerta da tante chiese, da tanti movimenti, che vantano un passato di glorie cristiane, ci fa tornare alla mente un’epigrafe che è posta su una tomba monumentale di un vastissimo cimitero:
“Noi fummo quello che voi siete: Voi sarete quello che noi siamo”.
Sì, queste chiese, oggi coperte da ossa secche, esperimentarono potenza e vita. Sì, la Pentecoste, la nuova nascita, la santificazione furono la loro vita; ma poi?… “Hanno lasciata la legge di Dio!”
Ma dovrà avere un’attuazione anche il secondo verso dell’epigrafe?
Anche noi, anche il nostro Movimento, corriamo fatalmente verso quella tragica conclusione? –
No, non esiste fatalità sul sentiero cristiano, perché gli avvenimenti che concernono il nostro avvenire spirituale sono determinati dall’attitudine che noi assumiamo di fronte a Dio. Possiamo impedire la catastrofe umiliando totalmente il nostro cuore sotto la potente mano dell’Eterno. E’ stato detto che quello che può impedire la terribile conclusione è l’amore; una nuova effusione di amore. Questo è vero, ma come possiamo ricevere amore?
La Scrittura ci dichiara che « l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori per lo Spirito Santo che ci è stato donato» e quindi per conseguire amore dobbiamo far vivere la Pentecoste. La vera Pentecoste, quella della semplicità, quella dell’umiltà, quella della consacrazione.
Fratelli, se ci siamo allontanati dalla Pentecoste, se ci siamo allontanati dalla legge di Dio, TORNIAMO e l’Eterno ci accoglierà e ci benedirà.