QUANDO DIO DISFA’ IL TUO NIDO

di  Rex Humbard –  “Come un’aquila incita la sua nidiata, si libra sopra i suoi piccoli, spiega le sue ali, li prende e li porta sulle sue penne, l’Eterno lo guidò da solo, e non c’era con lui alcun dio straniero” (Deut. 32:11,12).

E’ facile avere fede quando tutto procede tranquillamente, ma cosa succede quando la strada comincia a farsi difficile? Proprio in questo momento può darsi che tu stia attraversando una prova. Forse il fardello sta gravando pesantemente sul tuo cuore. Vorrei ricordarti che l’onnisciente e amabile Padre celeste desidera che tu semplicemente confidi in Lui. Quando i tuoi pesi sono compietamente rimessi nelle Sue mani, il risultato è una reale crescita spirituale.

Se guardi indietro nella tua vita,  penso che sarai consapevole del fatto che i momenti nei quali sei stato più vicino a Dio, sono stati quelli in cui dovevi pregare e confidare il Lui per ottenere vittoria suleo-aquilottoqualche angoscia o difficoltà. E’ proprio in quei momenti che impariamo meglio che la grazia di Dio è sufficiente.

Spero che questo messaggio fortificherà il tuo cuore e ti incoraggerà a realizzare nuovamente come è grande l’amore del Padre per te. Quando un genitore punisce il figlio per essere stato cattivo, credimi, quel bambino sa molto bene che il suo genitore gli è molto vicino. Allo stesso modo, i momenti di prova e tribolazione verranno per i figli di Dio: sono un terreno di prova. Il Signore non ci abbandona in momenti difficili come questi. Egli è vicino quando con tanta gioia realizziamo il massimo nelle esperienze del nostro cammino cristiano, “Perché il Signore castiga chi ama” (Ebrei 12:6).

Nel Vecchio Testamento leggiamo del grande amore che Dio ha avuto per Mosè. Certo, Mosè era leale con Dio, ma spesso la sua debolezza lo portò a fare degli errori; appunto per questo Dio lo lasciò passare attraverso severi castighi. Un giorno, Mosè alzò lo sguardo e vide una grande aquila, la regina degli uccelli che ama alzarsi in volo nelle altitudini, e costruisce il suo nido sulle cornici rocciose.

Appena riguardò quell’aquila, Dio predicò a Mosè un sermone. La prima cosa che l’aquila fa è quella di trovarsi un posto adatto per i suoi piccoli. Spicca il volo in alto verso un’area pietrosa, desolata, lontana da qualsiasi cosa che potrebbe far del male o essere pericoloso ai piccoli aquilotti, e poi inizia l’opera di costruzione del nido. Raccoglie rovi, pezzi di legno e, quando la spinosa intelaiatura è completata, la delinea con la pelliccia di coniglio e scoiattolo e poi alla fine un tocco di piume, realizzando così un nido soffice e confortevole. Quindi vengono deposte le uova, e alla fine gli aquilotti escono dal guscio.

Tutto è così caldo e confortevole e la vita è certo una bella cosa. La madre e il padre escono insieme per trovare del cibo. Nutrono gli aquilotti finché non sono piacevolmente sazi. I giovani uccelli si sviluppano e crescono senza preoccupazione o affanno. Ma improvvisamente la situazione cambia.

La mamma aquila si avvicina e con il suo lungo becco comincia a disfare il bordo del nido gettando i rametti giù dalla rupe. Adesso gli aquilotti sono seduti sulle spine e i rametti. Si sentono a disagio, sono afflitti. La calma del nido è stata turbata: sono confusi, cercano di trovare un angolino tranquillo. Volgono il loro sguardo verso la madre, la vedono come mai l’avevano vista prima d’ora.

Con maestosità la mamma aquila spiega ed ondeggia le sue grandi ali davanti ai suoi piccoli che la guardano come chiedendosi il perché. Che conforto che è lei! Poi cominciano a gridare: “Aiutaci! Ci hai se

aquila

mpre fatto stare tranquilli ed hai provveduto per i nostri bisogni fino ad ora. Perché non metti fine alla nostra sofferenza?”. Ma anche se gridano con angoscia per ricevere soccorso, cominciano a pensare di abbandonare quel nido.

La mamma aquila è sempre stata vicino a loro ma, mai come adesso, in questo momento di cambiamento. Abbassa la sua forte ala sul nido delicatamente e persuade gli aquilotti spa-ventati a salire sulla sua ala. Poi si libra a mille metri, duemila metri verso il blu sconfinato. Improvvisamente i piccoli uccelli vedono un mondo che non avevano mai visto prima. Un grande, meraviglioso mondo di ampi orizzonti.

Molto prima che gli aquilotti si rendono conto di quello che sta succedendo, il giro è finito. La madre fa un movimento brusco e, tra le loro grida, li lancia in aria. Di fronte a questa nuova situazione, spiegano le loro ali e cominciano a planare, usando una forza che non avevano mai usato prima. Stanno volando come la loro madre. Quando vacillano, la mamma aquila si precipita giù e li recupera sulle sue ali. Pazientemente continua il processo finché vede che possono volare sulle altitudini senza bisogno della sua assistenza. Alla fine gli aquilotti non hanno più alcun desiderio di tornare nei confini limitati del nido: hanno scoperto nuovi orizzonti.

Mosè considerò la lezione dell’aquila e comprese il paragone meraviglioso che c’è tra l’amore della mamma aquila per i suoi piccoli e l’amore di Dio per i Suoi figliuoli. La sua vita assunse un nuovo significato. Oggi può’ essere lo stesso per noi.

In questa illustrazione vediamo la figura di un giovane convertito. Avendo ricevuto Cristo, è nato di nuovo. La gioia del suo cuore non si può esprimere. E’ meraviglioso! Vuole che tutte le persone di tutto il mondo lo sappiano. Ma, come la vita per gli aquilotti cambiò, così nel nostro cammino col Signore presto incontriamo curve difficili di opposizione e di scoraggiamento.

Molti cristiani sono convinti che, dal momento della conversione, la vita diventa rosa. Nel giorno della Pentecoste lo Spirito Santo fu versato, e furono salvate tremila persone. Pochi giorni dopo altre cinquemila furono aggiunte.

I centoventi erano lì seduti, in chiesa, in quella casa confortevole a Gerusalemme. Si stavano svolgendo dei servizi gloriosi che facevano vibrare i cuori di tutti quelli che erano presenti. Era meraviglioso essere lì.

Ma Gesù aveva dato il Grande Mandato: “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura” (Marco 16:15).

Poi, in Matteo 28:19-20, leggiamo: “Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo insegnando loro di osservare tutte le cose che io vi ho comandato. Or ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell’età presente. Amen”.

Dio vedeva un mondo intero perduto e diceva: “Andate!”. Loro invece se ne stavano seduti sulle loro panche cantando “Certezza benedetta”.

Cosa successe? Il Signore tolse il letto di piume e la Chiesa primitiva cominciò a sentirsi scomoda. S’imbatterono in un uomo chiamato Saulo di Tarso, conosciuto per aver perseguitato la Chiesa, e perché teneva le vesti dei testimoni del martirio di Stefano. Stefano aveva dato una grande testimonianza del Signore risorto, ma fu trascinato fuori dalla città, accusato di bestemmia e lapidato a morte.

Gli arresti dei cristiani continuavano. Molti furono incarcerati e alcuni uccisi. Non c’era più un nido confortevole.

I cristiani erano contenti di stare tra loro chiusi in un circolo ristretto rifiutando di andare nel mondo esterno. Ma adesso, sollecitati dalle spine dell’opposizione, cominciavano a spandersi verso la Samaria, Damasco, e così via. Fuggivano dalla persecuzione, ma in ogni luogo dove andavano, predicavano la Parola.

Questa stessa lezione è ancora oggi valida. Se siamo seduti tranquillamente nei nostri nidi, non interessandoci se il resto del mondo va all’inferno o in cielo, non stiamo portando avanti il Grande Mandato, non stiamo adempiendo il nostro incarico come figli di Dio.

Quando un figlio di Dio si adagia, nessuno vede la gloria di Dio irradiarsi attraverso quella vita. Così Dio permette che venga punzecchiato dalle spine della persecuzione e delle prove affinché nasca e si sviluppi in lui una visione ed un peso per il mondo perduto.

Ma se noi solo potessimo vedere queste prove come privilegi, potremmo afferrare parte del loro valore. Coloro che hanno realmente realizzato qualcosa per Dio, sono quelli che Dio ha permesso che passassero attraverso il fuoco dell’opposizione. Ne vengono fuori provati, e preziosi agli occhi Suoi. Quando una situazione oltrepassa la nostra sopportazione, e tutto sembra senza speranza, allora cominciamo a volgere il nostro sguardo verso il cielo. E’ proprio nel momento del nostro bisogno che vediamo quanto Dio è grande. “Perché ti abbatti, anima mia, perché gemi dentro di me? Spera in Dio, perché io lo celebrerò ancora, perché egli è la mia salvezza e il mio Dio (Salmo 43:5).

E’ nel momento di scoraggiamento che ci dobbiamo ricordare della Parola di Dio e guardare le Sue promesse: “Io non ti lascerò e non ti abbandonerò” (Ebrei 13:5).

Vogliamo rimanere nel nido, o possiamo dire come Paolo “E non soltanto questo, ma ci vantiamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce perseveranza, e la perseveranza esperienza e l’esperienza speranza. Or la speranza non confonde perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato?” (Rom. 5:3-5).

Dobbiamo prima avere una speranza che non ci confonde, ed è attraverso l’esperienza che acquistiamo speranza. Ma l’esperienza non verrà mai senza la pazienza; e la pazienza è edificata nel mezzo della tribolazione.

Sì! Molte persone vogliono quella speranza, vogliono lo Spirito Santo nel loro cuore, ma non vogliono passare attraverso le tribolazioni e le prove.

“Io …li farò passare per il fuoco, li raffinerò come si raffina l’argento e li proverò come si prova l’oro. Essi invocheranno il mio nome e io li esaudirò. Io dirò: – Questo è il mio popolo – ed esso dirà: – L’Eterno è il mio Dio -” (Zaccaria 13:9).

C’è un’altra illustrazione che ci può aiutare a comprendere le difficoltà della vita. Ne ho sentito parlare alcuni anni fa e voglio condividerlo con voi adesso. Se andrete al negozio per comprare un barattolo di marmellata di pere e la togliete dal barattolo e la mettete in un piatto, rimarrebbe intatta anche dopo una settimana. Ma se fate la stessa cosa con una qualsiasi pera, non funzionerebbe allo steso modo. Molte cose avvengono prima che le pere diventino marmellata. Prima, vanno tolte le piccole macchie scure, poi vengono pelate, messe in una pentola con l’aggiunta dello zucchero e, messa la pentola sul fuoco, il

preparato è cotto. Quelle pere sono adesso amalgamate.

Il santo di Dio convertito, santificato, riempito di Spirito, non è ancora compiuto senza le prove. Il nostro addestramento è solo agli inizi. Sono certo che vuoi essere pienamente salvato alla venuta del Signore. Quindi impara questa meravigliosa lezione che Dio insegnò a Mosè. Impara a gloriarti nella tribolazione sapendo che produce pazienza, esperienza e speranza. Dio opera nella tua vita la Sua volontà quando Lui ti dà il privilegio di avere una vita provata. Tu sei un vaso scelto e Lui desidera che tu possa brillare come l’oro e che tu venga usato per il Suo onore.

Quando le benedizioni sembrano venire meno ed aumentano le prove, esercita la tua fede. Batti un po’ le ali. Dio è vicino e non permetterà che tu sia tentato al di sopra di quello che sei in grado di sopportare. Gli aquilotti non rifiutavano l’aiuto della loro mamma aquila durante la loro preparazione. Neanche noi oseremo voltare le spalle a Dio nel momento in cui abbiamo bisogno. Non rifiutare il Suo aiuto. Sii certo del Suo amore costante e del Suo interesse per te. “Quelli che sperano nell’Eterno acquistano nuove forze, s’innalzano con ali come aquile, corrono senza stancarsi e camminano senza affaticarsi” (Isaia 40:31).

Se stai attraversando una prova, sperimentando la malattia o l’angoscia o conoscendo la delusione, spero che tu possa prendere questi versi per te “Il Signore lo guidò da solo e non c’era con lui alcun dio straniero”.

Egli è il tuo Dio il cui sguardo è persino su un minuscolo uccellino.