PRIMO AMORE

di Agostino Masdea – La chiesa di Efeso era una buona chiesa. Ci sono parole di encomio e di elogio in questa lettera, perché aveva operato incessantemente e aveva conservato la sana dottrina: “Io conosco le tue opere, la tua fatica” (Vs 2). Il termine “fatica” nel greco originale è “kopos” che significa lavorare duramente, con sacrificio, fino al punto di essere esausti. Un’ottima chiesa, un modello per le opere compiute e per la dottrina, ma il Signore ha qualcosa da rimproverarle: era venuta meno dal suo primo amore.

Possiamo fare tante buone opere, avere una dottrina perfetta e persino un ottimo carattere, ma se non abbiamo una costante comunione e una buona relazione con il Signore, tutto questo è solo religione. L’eredità più preziosa che noi abbiamo non sono tanto le benedizioni, le guarigioni, la dottrina, ma è Cristo in noi. Noi siamo tutto per Lui… ma Lui è tutto per noi?

Il Signore elogia questa chiesa non solo per le opere, ma perché hanno combattuto contro uno spirito di compromesso che serpeggiava allora come oggi. (Vs 6). L’amore per il Signore conteso dall’amor per il mondo (inteso come sistema non come umanità), la passione per il Regno contesa dalla passione per il “presente secolo” il benessere spirituale conteso dal benessere materiale…

Amiamo veramente Gesù? Una chiesa esiste per tre scopi: prima per servire Gesù, secondo servire i santi, e infine ministrare ai peccatori. Ciò è possibile solo se amiamo il Signore più di ogni altra cosa.

L’amore cresce solo se viene nutrito. Il vero nutrimento per l’amore è la comunione, ossia il tempo che spendiamo con Lui, quello che dedichiamo alla Sua parola. Se abbiamo tanto da fare, da non avere più tempo per Gesù, allora siamo veramente “troppo” indaffarati.

Torniamo indietro al punto in cui il nostro amore ha cominciato a raffreddarsi, ritorniamo al nostro primo amore.