PASTORE PICCHIATO E MINACCIATO DI MORTE IN BHUTAN

Secondo  BARNABAS FUND (http://www.barnabasfund.org/)  un pastore di una chiesa domestica in Bhutan è stato picchiato da un funzionario del governo, che gli ha intimato di non tenere più  servizi di culto nella sua casa, minacciandolo di morte.

Il Buthan è un piccolo stato montuoso dell’Asia con  circa 650.000 abitanti stimati nel 2005, localizzato nella catena himalayana. La capitale è Thimphu con 79.185 abitanti. Confina a nord con la Cina e a sud con l’India.

Il pastore, Pema Sherpa, che vive nella città di Gelephu, è stato colpito sulla fronte e sul petto dal sottufficiale durante l’aggressione, che è avvenuta il 31 luglio.

Il funzionario aveva convocato Pema insieme ad altri tre pastori per comunicare loro che non potevano svolgere servizi di culto nelle loro case.

I cristiani soffrono persecuzioni in varie forme nel regno buddista del Bhutan.

I 15.000 fedeli (circa il 2% della popolazione) non sono legalmente riconosciuti.

Il cristianesimo è tecnicamente illegale, e i bhutanesi che diventano cristiani possono pagare un prezzo molto alto. Possono perdere la loro cittadinanza e i vantaggi associati, quali l’istruzione e la sanità gratuita, il  lavoro, e anche la fornitura di acqua ed elettricità. Alcuni devono affrontare vessazioni e percosse. Essi sono costretti a conformarsi ai valori tradizionali e alle norme buddiste.

Nonostante la repressione, si formano gruppi di credenti, e la Chiesa si sta diffondendo in tutto il paese.