Uno studente dell’Università Yale (Usa), un giorno, intraprese una strenua difesa a favore dell’opera delle missioni al punto che fu espulso dalla sua scuola. Questo giovane si chiamava David Brainerd, grande missionario e pioniere tra i Pellirossa. Il suo diario, pubblicato dopo la sua morte, andò nelle mani di un calzolaio inglese: William Carey, che divenne una “colonna di fuoco”. Dio si usò di lui in India dove sorse la più grande opera missionaria che sia mai esistita al mondo e che anche oggi dà i suoi frutti gloriosi.
Tre studenti tennero dei culti di preghiera in un fienile, durante il loro ultimo anno del corso universitario. Uno di questi dichiarò: “Se vogliamo, possiamo”. E il risultato di questo principio fu che Adoniram Judson si recò nelle lontane terre dell’India, a Bilama, e tradusse poi nella lingua Burmese l’intera Bibbia.
Un pastore di un villaggio scozzese, un giorno, pregava con zelo perché ci fosse chi accettasse il Signore e si convertisse. Tra i suoi ascoltatori uno solo accettò il Signore e questi non era che un ragazzo. Il ragazzo divenne poi un grande missionario, pioniere della missione sudafricana: Robert Moffatt. Durante un suo ritorno temporaneo in Patria, Moffatt tenne un discorso che fu ascoltato da un giovane studente. Anche questi decise di recarsi nella missione africana. Lo studente d cui parliamo è David Livingston che si sentì ispirato ad andare missionario nell’Uganda.
Altrove un umile predicatore scozzese presentava nel modo più semplice il racconto della vita di Gesù. Un ragazzo lo ascoltò e decise di darsi al servizio del Signore, in una località particolarmente difficile. Tornato a casa, il ragazzo s’inginocchiò e pregò così: “Se mi accetti, Signore, io offro me stesso per l’opera delle missioni”. Quel ragazzo era James Chalmers, che per ben 25 anni, fece per il Signore opere davvero grandi tra i cannibali della Nuova Guinea.