di A.B. SIMPSON – “Dio da grazia agli umili” (Giacomo 4:6) – Uno dei segni di maggior valore è una profonda umiltà. Una natura debole, consapevole della propria debolezza e insufficienza, tenta continuamente di promuoversi e avere la certezza di essere apprezzata. Una natura forte, consapevole della propria forza, è disposta ad attendere e lasciare che il proprio lavoro sia reso manifesto a tempo debito. Invece, la nuova natura è così libera dall’autocoscienza e dall’autoaffermazione che il suo obiettivo non è di essere apprezzata, capìta o ricompensata, ma di completare la propria missione e di portare a termine il vero compito della vita.
Una delle espressioni più suggestive nei riguardi di Gesù è data dall’evangelista Giovanni nel tredicesimo capitolo del suo vangelo, dove leggiamo, “ Gesu, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio se ne tornava, si alzò da tavola … e cominciò a lavare i piedi ai suoi discepoli”. Poiché Egli conosceva la Sua dignità e il Suo grande destino, poteva abbassarsi nei luoghi più umili senza che quei posti Lo degradassero.
Signore dacci l’insegna Divina del rango celeste, un capo chino, uno spirito mite e umile.