di LEONARD RAVENHILL – Paolo ad Atene fu «inacerbito» nel vedere la città piena di idoli. (Atti 17: 16). Cioè fu preso da una acuta sofferenza interiore che lo spingeva quasi all’ira. Poiché gli antichi Ateniesi, per quanto dediti allo studio e ricchi di cultura, si gingillavano con vuoti surrogati e velenosi stupefacenti per le anime.
L’indifferenza generale dei credenti nei riguardi della situazione spirituale degli uomini che li circondano è terribile. Abbiamo bisogno di un battesimo di quella santa ira di Paolo! Chi bussa alle nostre porte? Non certo un zelante Pentecostale, né un Battista convinto, né un entusiasta Metodista! E’ un testimone di Geova, giunto a quella setta attraverso una serie di delusioni ricevute nelle diverse chiese, oppure un Mormone dal messaggio pieno di confusione. Son quelli che non hanno la luce del vero Evangelo a cercare di trarre gli uomini dalle tenebre!
Perché noi non scendiamo in campo? Perché siamo pieni di timori? Perché esitiamo? Che cosa raffredda il nostro ardore? Forse ci manca un messaggio? Forse non siamo sicuri della nostra conoscenza biblica? Forse ci manca la certezza della nostra salvezza? Forse non siamo convinti della pericolosa situazione spirituale di quelli che ci circondano? Forse dimentichiamo che saremo chiamati davanti al giudizio di Cristo per essere giudicati non soltanto circa il nostro servizio che non abbiamo fatto? Ci rendiamo conto che la testimonianza a Cristo non è facoltativa, ma ordinata a tutti i credenti? Che siamo tutti debitori dell’Evangelo? (Romani 1:14-17).
E’ per me una sconcertante evidenza della debolezza dei cristiani di oggi il fatto che, mentre nel primo secolo 120 discepoli poterono partire da una piccola sala e mettere sottosopra Gerusalemme, nei nostri giorni possiamo anche avere in una delle nostre città decine di chiese, che si rifanno allo stesso Vangelo e alla stessa esperienza dello Spirito Santo, senza che alcuno se ne accorga.
Certe volte mi domando se nella nostra guerra non usiamo proiettili a salve! O, per cambiare figura, se non ci affanniamo a mandare avanti e indietro treni merci vuoti!
Sono profondamente convinto che la fine dell’età presente non sia lontana. E che gli avvenimenti si vadano sviluppando assai più rapidamente di quanto noi possiamo prevedere. Non c’è più tempo, per consacrazioni a metà, voti e preghiere resi instabili dal fatto che sono fondati su emozioni e commozioni passeggere, lacrime superficiali, quasi di coccodrillo! Lasciate che lo ripeta: credo che questa sia l’ora nella quale, come popolo di Dio, abbiamo bisogno di un battesimo di ira. C’è un comandamento: «adiratevi, ma non peccate» (Efesini 4:26). Troppo spesso, se il credente si adira, si adira nel momento sbagliato, per una ragione sbagliata, in un luogo sbagliato, nei riguardi di una persona verso la quale non dovrebbe adirarsi. Troppo spesso la sua ira è generata dall’io che si è risentito e ferito! Forse perché è stata messa in dubbio la sua sincerità o la sua santità personale, oppure perché qualcuno ha osato parlare male di un suo idolo!
Non dimentichiamo che il Santo Figliolo di Dio, il nostro Salvatore, si adirò con i mercanti che avevano insozzato la casa del Padre Suo (Giov. 2: 13-16).
I Vangeli ci raccontano che un’altra volta Gesù si sdegnò quando scoprì la durezza dei cuori di quelli che seguivano meticolosamente il sistema delle leggi della sinagoga (Marco 2:23-28; 3:1-5). Il nostro è oggi un mondo infelice, gravissimamente ammalato. Sarebbe follia dare una aspirina ad un ammalato di cancro, assicurandolo con parole bugiarde ch’essa lo guarirà. E’ per me altrettanto criminale il nostro tentativo di calmare i mali mortali o la fame mortale dei milioni di anime che ci circondano con sermoni che non hanno Cristo al centro, che non nascono nel cuore ardente di un predicatore pieno dell’amore di Cristo, che non sono bagnati dalle lacrime di un cuore in travaglio ed in ansia per gli uomini lontani da Dio.
La nostra situazione non è come quella di Paolo che passeggiava per Atene, piena di ignoranza, di superstizione e di strani culti, e aveva bisogno di ricevere la nuova luce. Noi ci troviamo in mezzo a popolazioni che hanno conosciuto il culto dell’Eterno o che credono di conoscerlo, mentre invece continuano a costruire templi di cemento e di acciaio alle divinità pagane del danaro e del benessere!
Perché non smettiamo di giocare alla chiesa, e perfino al risveglio? Perché non diventiamo santamente seri, seguendo in questo veramente non solo Paolo, ma anche il nostro Signore?