di ROBERTO BRACCO – La verità centrale nell’opera della grazia è costituita dalla «nuova nascita» e cioè da quella rigenerazione che si compie per la potenza dell’acqua e dello «Spirito». Questa verità stabilisce che soltanto le opere compiute dalla «nuova creatura» sono accettevoli davanti a Dio; queste opere sono le opere dello Spirito, possiamo ben dire il «frutto» dello Spirito. Con troppa facilità ci lasciamo ingannare dagli elementi che dovremmo invece saper valutare e discernere; un «buon» carattere umano, una elevata educazione sociale, una ottima morale ecclesiastica sono per noi soddisfacenti sostituzioni del frutto dello Spirito. Siamo pronti ad elogiare ed anche ad insignire di titoli e privilegi quei membri di chiesa o quei «bravi giovani» che manifestano una educazione raffinata o un carattere piacevole anche senza avere il più piccolo segno di una nuova nascita.
Non ogni frutto é il frutto dello Spirito, non ogni morale è la vera morale cristiana, ma noi siamo divenuti estremamente indulgenti e ci accontentiamo di qualsiasi frutto e di qualsiasi morale. Ma non in ogni frutto e, non in ogni morale c’è Cristo e noi viviamo Cristo e manifestiamo la santità celeste di Cristo non quando possediamo un’educazione squisita o quando esercitiamo una qualsiasi morale ecclesiastica, ma quando maturiamo in noi e manifestiamo attraverso noi il frutto dello Spirito.
Nella nostra vita, ripetiamo, deve apparire non qualsiasi specie d’amore, ma l’amore che viene dallo Spirito; non qualsiasi genere d’allegrezza, ma l’allegrezza dello Spirito; devono insomma manifestarsi gli effetti divini di una causa divina e questi effetti devono essere una dimostrazione di potenza soprannaturale almeno analoga a quella dei più evidenti e gloriosi miracoli operati dallo Spirito.