di F. B. Meyer – Pastore – (1847—1929) – “Vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udito dal Padre mio.“ – Giovanni 15,15 . – Ho letto da qualche parte che quando Michelangelo era al culmine della sua fama, un ragazzo di nome Raffaello, destinato ad essere il suo degno successore – gli fu presentato come un promettente allievo. In un primo momento il ragazzo fu impiegato in semplici mansioni nello studio, pulire i pennelli, miscelare le vernici, ma man mano che sviluppava qualità di precisione, di puntualità, e di simpatia, gli furono affidate crescenti responsabilità, fino a quando il maestro fece di lui il suo amico e il suo confidente. In questo stesso modo noi veniamo a Cristo, in primo luogo, come redenti dalla schiavitù di satana, per essere suoi servi, e quindi Egli ci chiama suoi amici.
Un amico si rivelerà tale. Tutto il mondo può pensare di conoscere un uomo famoso, ma dopo tutto, se egli mi chiama suo amico, mi aspetto di avvicinarmi a lui e sentire dalle sue proprie labbra notizie o informazioni confidenziali. Così è con il Signore Gesù. Egli si manifesta a coloro che lo amano, e mantiene la sua parola, con loro, non con il mondo.
Un amico coinvolgerà i suoi amici nelle sue imprese. E’ una gioia per Cristo, quando coloro che Egli ama possono condividere e prendere parte dei suoi progetti per la redenzione del mondo. Per noi, ovviamente, è un grande onore, ma è anche una grande gioia e un grande piacere per Lui, come lo è per qualche cara anima che ha il piacere di lavorare con un’altra anima gemella, a cui è legata. È meraviglioso che Gesù sia felice di avere noi come suoi compagni d’opera.
Un amico sarà interessato ai nostri fallimenti e ai nostri successi. Non è diverso con il Signore. Quando vede che qualche pericolo ci minaccia, non farà in nostro favore una speciale intercessione? Se falliamo, Egli ci viene incontro con lo stesso tenero affetto, non alienandosi da noi, ma solo fortemente dispiaciuto, pronto a farci notare la causa del nostro fallimento per incoraggiarci a provare di nuovo. Se resistiamo all’attacco, Egli ci viene incontro appena usciamo dalla lotta, contento per noi, e desideroso di ristorarci dalla stanchezza, attento a curare ogni ferita che possiamo aver ricevuto.
Questa è l’amicizia di Gesù. Lui è sempre lo stesso, il suo amore non tramonta mai, le sue manifestazioni non sono mai negligenti. Non vale forse la pena di fare tutto il possibile per osservare i Suoi comandamenti, in modo che il nostro abbandonarci completamente a Lui possa indurlo ad abbandonarsi completamente a noi?