di GIOVANNI ROSTAGNO – Luca 10:29 – È quel ferito, chiunque sia, che tu incontrerai oggi sul tuo cammino. Ma non basterà che tu riconosca più o meno teoricamente nel ferito il tuo prossimo; sarà necessario che il ferito stesso possa dire — a causa della carità che verso di lui ti spinge, del balsamo che tu gli rechi, del lampo di sacrificio che splende nel tuo sguardo — che tu sei stato, che tu sei davvero il suo prossimo. Questo, in fondo, Gesù insegna e vuole nella parabola (leggila fino alle ultime frasi) del buon Samaritano. Il ferito lo ravviserai facilmente. Ogni uomo, d’altronde, che tu incontri, è in un modo o in un altro un ferito.
Uno è stato ferito dalla miseria. Egli soffre, e le sue sofferenze sono moltiplicate dal fatto che vi sono dei bambini dal volto pallido e dall’occhio spento che soffrono con lui.
Un altro, come quello di cui parla il Cristo, è stato ferito dai ladroni, che lo hanno sfruttato nel suo lavoro, o gli hanno aperto dinanzi la via del male, o nell’ora della tentazione lo hanno adescato, o gli hanno rubato i suoi affetti, le sue speranze, il suo onore, ed hanno fatto scempio dell’anima sua.
Un altro è stato ferito dall’incredulità. Egli aveva creduto con tanto fervore!… Ma poi a poco a poco è penetrata in lui l’indifferenza ; quindi uno scetticismo amaro, quasi beffardo, lo ha vinto. Ora egli non crede più. Gli hanno rubato la fede, gli hanno rubato Iddio!… E anch’egli soffre, poiché quando si strappa da un cuore la fede, rimane sempre, là, una piaga profonda. — Un altro… si è ferito da sé, peccando; e del peccato egli porta sulla fronte o nell’anima le stimmate infamanti.
Orbene, cosa farai tu, incontrando, oggi, il ferito, che potrebbe anch’essere come l’israelita era per il Samaritano un tuo nemico? Potrà egli dire, stasera, che tu sarai stato veramente il suo prossimo?