Manda la tua luce e la tua verità

di  Wilhelm Busch   –   Manda la tua luce e la tua verità; mi guidino esse e mi conducano al tuo santo monte e al luogo della tua dimora. (Salmo 43:3)  –   Se leggete l’intero salmo vi renderete conto che il salmista dice continuamente: “Non c’è la faccio più! Non vedo alcuna via d’uscita!” E questo 3000 anni fa. Quanto spesso sento proprio questa frase: “Non c’è la faccio più! Non vedo alcuna via d’uscita!” Sono persone che hanno difficoltà nel matrimonio, giovani in lotta con se stessi che sono aggravati dalle limitazioni della loro vita. Pure loro dicono: ”Non c’è la faccio più!”.

Questa frase la sento dire da coloro che vivono in circostanze difficili – per esempio, famiglie numerose che abitano in appartamenti troppo piccoli. Essi si lamentano: “Non c’è la faccio più! Non vedo via d’uscita!” La sento da coloro che non sopportano più l’irrequietezza del loro cuore: “Non c’è la faccio più!”.

E proprio questo è l’atmosfera del salmo succitato che si allinea con quello precedente. Salmo 42 e 43 sono infatti un salmo solo. Leggiamo: “Non c’è la faccio più! Le mie lacrime sono diventate il mio cibo giorno e notte! Dio, perché mi hai dimenticato?”

Ogni volta che io leggo questo Salmo 43 mi ricordo della seguente esperienza: era durante la guerra quando cadevano le bombe. Una notte suonò la sirena. L’intera famiglia si precipitò nel ’’bunker” della Moltkestrasse. Ognuno correva più che poteva. Però io, essendo affetto da emeralopia, non ero in grado di tenere il passo. E così mi trovai d’un tratto solo in strada – era una notte scura senza luna – non sapevo dove andare. Intanto si sentiva il “ronzare” del pericolo che si avvicinava, cioè i motori degli aerei rombavano sempre più forti. Ed io mi trovavo lì senza sapere che fare. Quale direzione dovevo prendere? Dov’era il rifugio? Che fare?

In questo modo uno può perdersi nell’oscurità di questo mondo. Tutto d’un tratto ci troviamo in una situazione senza scampo. I problemi sono diventati troppo grandi, le difficoltà ci sommergono, la colpa ci aggrava. Come in quella notte di bombardamenti.

Il salmista pure si sente proprio così. Non vede via d’uscita. Non può più continuare. Ma poi è bellissimo quando leggiamo: Egli si ferma e grida semplicemente: “Signore! Sono nelle tenebre, mandami la tua Luce! Signore, non vedo via d’uscita, manda la tua verità! Manda la tua luce e la tua verità!”

Il salmista grida quando si trova confuso, ma nonostante ciò egli possiede una grande certezza: Dio è presente, proprio al mio fianco! Si tratta di una preghiera commovente. Non c’è la fa più e grida semplicemente: ”Signore, adesso devi intervenire tu nella mia vita!”

Vorrei che tutti noi pregassimo in tal modo nelle ore oscure della nostra vita: “Mandala tua luce e la tua verità!”  Dio ci ascolterà, e poi ci renderemo conto che: “Tutto è a posto perché mi appartiene il Salvatore!”

Permettete che vi dico un altra cosa: Si tratta di una preghiera pericolosa!

Può essere? Sì! Anzi, voglio mettere in guardia coloro che non hanno intenzioni serie di pregare così: “Manda la tua luce e la tua verità!” Perché se Dio ascolta la preghiera e manda la Sua luce per illuminarci e la Sua verità affinché capiamo come stanno le cose, allora riconosceremo noi stessi! Non c’è niente di più terribile che vedersi nella luce di Dio. L’uomo naturale teme più d’ogni altra cosa vedersi nella luce. Preferisce discutere la Bibbia per venti ore che rischiare l’esposizione alla luce della verità che gli rivela se stesso.

Penso all’apostolo Paolo prima della sua conversione. Era un vero israelita, andava ogni sabato in sinagoga. Senza dubbio egli avrà spesso citato in preghiera e cantato quel salmo (perché allora si cantavano i salmi). Vedo dunque questo giovane, zelante, serio fariseo timoroso di Dio come canta e prega assieme agli altri: “Manda la tua luce e la tua verità!” E così si avvera: sulla strada per Damasco la luce di Dio e la verità di Dio si rivelano! In quella luce Paolo vide solo se stesso.

Non aveva commesso grandi peccati nella sua vita. Ma d’un tratto egli riconosce: la mia vita è totalmente sbagliata! Ci sono forse delle cose che ho fatto bene, ma sto viaggiando nel treno sbagliato. Perciò tutto va male. Mi vergogno di ciò che ho combinato. Ho perseguitato Dio e ho ucciso coloro che credevano in Lui . Era tutto sbagliato. Era tutto malvagio, era tutto empio!

“Manda la tua luce e la tua verità” è una preghiera pericolosa. Ma, tra parentesi, vi assicuro che non potete diventare figli di Dio senza passare per quella prova di fuoco. Un uomo pieno di sé mai e poi mai entrerà nei cieli!

Un uomo può credersi il migliore tra gli uomini e vantarsi delle proprie qualità, fino al momento nel quale prega “Manda la tua luce e la tua verità!” Tanti ribadiscono la stessa frase: “Non faccio male a nessuno!” Fino alla morte si può credere che Dio è soddisfatto di noi. Ma poi, volente o nolente, uno è esposto alla luce e alla verità di Dio ed ecco che si rivela il peccato! Allora ci si sottopone al giudizio divino!  Perciò si tratta di una frase pericolosa: “Manda la tua luce e la tua verità!”

Non dimenticherò mai quel giorno a Berlino che ebbi l’occasione di viaggiare con un amico in metropolitana, al ritorno da una riunione molto benedetta. Il mio amico rimase in silenzio per molto tempo. Poi disse scosso: “Ho incontrato me stesso!” Fino a quel momento aveva vissuto benissimo.

Paul Gerhardt compose il seguente verso di un inno: “La mia persona e la mia vita sono di poco conto in terra!” Se annunciassi questo inno, certo vi unireste gioiosamente al canto. Ma voi non credete veramente al contenuto – finché arriva il momento nel quale vi riconoscerete nella luce di Dio. Allora lo crederete.

Riconoscere che “la mia persona e la mia vita sono di poco conto in terra!” non significa essere semplicemente pessimisti o provare rimorso. Solo chi ha ricevuto da Dio luce e verità può affermare ciò!

Non ho ancora finito. C’è un altro aspetto che forse non è meno importante: la misura nella quale Dio rivela al nostro cuore quanto siamo persi, è la misura con la quale ci dà luce sulla croce del Figlio di Dio. È interessante notare quanto questi due fatti siano intrecciati uno con l’altro. Nella stessa misura con la quale Egli ci mostra quanto siamo perduti, Egli ci rivela la croce di Gesù. E perché guardare a noi stessi ci avvilisce, guardiamo alla croce di Gesù. E poi scopriamo: ma pure qui c’è la luce e la verità. Sì, c’è più che luce e verità, c’è salvezza e vita per un peccatore perso e condannato come me, la cui natura è avvelenata!

Per questa ragioni i cristiani sono persone che hanno volto il loro sguardo semplicemente alla croce di Gesù, dovunque essi si trovino. Più permettiamo alla luce di Dio di rivelarci a noi stessi, così che abbiamo ragione di dubitare di come siamo, più impareremo a guardare alla croce di Gesù.  Questa settimana ho ricevuto una lettera da un giovane proveniente da Oldenburg. Non so che lavoro ha. Domenica scorsa parlai in una grande sala ed il martedì seguente ricevetti una lettera. Era piena d’indignazione e aveva il seguente contenuto: “Pastore Busch, come osa Lei predicare a noi, la generazione dei giovani – c’erano infatti molti giovani presenti – questa vecchia mitologia!”

Gesù, Figlio di Dio, un sacrificio per noiPastore Busch, queste sono idee non cristiane. Sono espressioni pagane, che si sono segretamente introdotte nella Bibbia, che non accettiamo più, in primo luogo, perché ci ripugna. E Lei spreca il nostro tempo con tale prediche stupide! Lei fa aumentare la confusione spirituale…!” ecc.

Gli scrissi così: “Non voglio bisticciare con Lei. Ma forse verrà l’ora che il Dio vivente Le donerà la Sua luce e la Sua verità, affinché Lei riconosca se stesso e sia colpito da una coscienza scossa e tormentata. In quel momento Lei apprezzerà l’esistenza di questo messaggio terribilmente fuori moda che Gesù, il Figlio di Dio è venuto ed è morto alla croce per salvare i peccatori. Allora Lei si rivolgerà pieno di gratitudine alla croce di Gesù perché non c’è altro luogo nel mondo – né in cielo né sulla terra – dove Lei può ottenere il perdono dei suoi peccati, la grazia e la pace con Dio. Io Le auguro che quell’ora arrivi presto per Lei!”

E io auguro pure a voi, che quell’ora arrivi presto nelle vostre vite!

Il Pastore Wilhelm Busch è nato nel 1897 a Wuppertal-Elberfeld, e ha vissuto la sua giovinezza a Francoforte, dove ha frequentato il liceo. Venne alla fede durante la Prima Guerra Mondiale quando era tenente dell’esercito. Ha studiato teologia a Tubinga, e fu primo pastore a Bielefeld. Ha tenuto in tutto il paese e in tutto il mondo lezioni di evangelizzazione. Durante il  Terzo Reich, la sua fede e il suo impegno nella Chiesa confessante lo portarono spesso in prigione. Dopo la seconda guerra mondiale, continuo il suo ministero senza sosta predicando il messaggio di Gesù Cristo. Nel 1966, è stato portato a casa dal suo Signore a Lubecca sulla via del ritorno da un servizio evangelistico a Sassnitz, sull’isola di Rügen.