L’ORGOGLIO, IL GRANDE PECCATO

C.S.-Lewis-2

di C.S. Lewis   Tratto dal libro: Mere Christianity.

Che posto occupa l’orgoglio nella nostra vita? Sappiamo che è il peccato più subdolo, spesso mascherato sotto forma di umiltà! É indispensabile che il cristiano autentico esamini se stesso e riconosca le proprie lacune prima di poter progredire nella conoscenza di Dio e arrivare ad essere utile agli altri. Riconoscere l’errore in noi stessi spalanca tutte le porte a Dio, che potrà irrompere nella nostra vita portandovi ogni tipo di guarigione – fisica, psichica e spirituale – di cui possiamo avere bisogno. Gli permetteremo di guarirci?

 Secondo i maestri cristiani, il vizio più grande, il peggiore dei mali, è l’orgoglio.  Oggi tratterò quella parte della morale cristiana che più acutamente differisce da tutte le altre morali. É un vizio da cui nessuno al mondo è libero; ognuno detesta vederlo negli altri; e del quale nessuno, eccetto i cristiani, immagina di essere personalmente colpevole.

            Ho ascoltato persone ammettere di avere un cattivo carattere, di non sapersi controllare con le donne o con l’alcool, e perfino di essere dei codardi. Ma non credo di aver mai sentito un non cristiano accusarsi di questo vizio, e assai di rado un non cristiano che, su questo aspetto, dimostrasse la più lieve misericordia verso gli altri. Nessun difetto rende più impopolari, così come di nessun difetto siamo meno inconsapevoli. E più lo abbiamo in noi, più ci dà fastidio negli altri.

Il vizio di cui sto parlando è L’ORGOGLIO o PRESUNZIONE: e la virtù opposta nella morale cristiana si chiama umiltà. Il centro della morale cristiana non è nella sessualità. Secondo i maestri cristiani il vizio essenziale, il peggiore dei mali, è l’orgoglio. Impurità, ira, avidità, ubriachezza, non sono che nullità al suo paragone: per l’orgoglio il diavolo è diventato il diavolo: l’orgoglio porta ad ogni altro vizio: è lo stato mentale completo anti-dio.

Vi pare esagerato? Ripensateci. Più sopra ho detto che più uno è orgoglioso e più si irrita per l’orgoglio degli altri. In realtà, se volete scoprire fino a che punto siete orgogliosi, il modo più semplice consiste nel chiedervi: “Quanto mi irrita il fatto che gli altri mi ignorino, mi snobbino, mi rifiutino, non mi notino o si diano delle arie?” Il punto è che l’orgoglio di ciascuno è in concorrenza con quello di un altro. É competitivo per natura, mentre gli altri vizi non lo sono, si fa per dire, che accidentalmente. L’orgoglio non gode per aver qualcosa se non per averne più di un altro. Diciamo che la gente è orgogliosa di essere ricca, intelligente, di bell’aspetto, ma non è vero. É orgogliosa di essere più ricca, più intelligente e più bella degli altri. Se gli altri diventassero ricchi, intelligenti e belli come loro, non ci sarebbe più nulla di cui essere orgogliosi.

É il paragone a rendervi orgogliosi: il piacere di essere al di sopra del resto. Una volta venuto a mancare l’elemento competitivo, l’orgoglio se ne va. L’impulso sessuale può mettere due uomini in concorrenza se entrambi vogliono la stessa ragazza. Ma è solo accidentalmente: avrebbero allo stesso modo potuto desiderare due ragazze diverse. Ma l’orgoglioso prenderà la vostra ragazza, non perché la vuole, ma solo per dimostrare a se stesso di essere un uomo migliore di voi.

L’avidità può mettere gli uomini in concorrenza se non ci sono risorse sufficienti; ma l’orgoglioso, anche se ha più di quanto gli possa mai servire, cercherà di accumulare di più per affermare il proprio potere. Tutti i mali del mondo che la gente attribuisce all’avidità o all’egoismo sono assai di più il risultato dell’orgoglio.

Prendiamo il denaro. L’avidità porterà certo un uomo a desiderare il denaro: per avere una casa migliore, vacanze più belle, cibo più buono ecc. Ma solo fino ad un certo punto.

Che cosa fa desiderare a un uomo che guadagna 100 milioni l’anno, di guadagnarne 200? Con cento milioni si può concedere già tutto. É l’orgoglio, il desiderio di essere più ricco di qualcun altro, il desiderio di potere. Perché il potere è in realtà ciò di cui l’orgoglio gode. Niente lo fa sentire tanto superiore agli altri quanto il poter disporre di loro come soldatini di piombo.

Che cosa fa sì che un leader politico o un’intera nazione continuino a chiedere sempre di più? Ancora l’orgoglio. L’orgoglio è competitivo, e per questo va sempre oltre. Se sono orgoglioso, finché nel mondo c’è qualcuno più ricco, più potente o intelligente di me, quello è mio rivale e nemico.

I cristiani hanno ragione: l’orgoglio è stato la causa principale di miseria in ogni nazione e famiglia dall’inizio del mondo. Gli altri vizi talvolta possono portare la gente a riunirsi tra loro: possiamo trovare amicizie tra ubriaconi o persone impure. Ma l’orgoglio è sempre inimicizia. Non solo tra uomo e uomo, ma anche verso Dio.

In Dio incontrate qualcosa di immensamente superiore a voi. Se non riconoscete Dio per quello che è – e quindi voi stessi un niente al paragone – non conoscete affatto Dio. Un uomo orgoglioso guarda sempre in basso alle cose o alle persone: e logicamente, finché guardate giù non potrete vedere qualcosa che sta sopra di voi.

Farisei – Questo fa sorgere una domanda terribile: Com’è possibile che persone divorate dall’orgoglio possano dire di credere in Dio, e di apparire a se stesse molto religiose? Temo che ciò significhi che adorano un dio immaginario. In teoria ammettono di essere un niente alla presenza di questo dio fantomatico, ma stanno sempre ad immaginarsi quanto Dio le approvi e le ritenga migliori della gente comune: in altre parole, gli pagano cento lire di umiltà immaginaria per prendere 100.000 lire di orgoglio davanti agli uomini.

             Penso che Gesù parlasse proprio di questo tipo di persone quando disse che alcuni avrebbero predicato il suo nome e cacciato demoni, solo per sentirsi poi dire alla fine del mondo che Lui non li aveva mai conosciuti. E ognuno di noi può, in qualunque momento, cadere in questa trappola mortale.

             Per fortuna abbiamo una prova: Ogni volta che ci accorgiamo che la nostra vita religiosa ci fa sentire buoni – soprattutto migliori di qualcun altro – ritengo chepossiamo esser certi che non sia Dio ad agire in noi, ma il diavolo. La vera prova che ci troviamo alla presenza di Dio è che ci dimentichiamo di noi stessi, oppure che ci vediamo una cosa piccola e sporca al Suo cospetto. Tuttavia, è meglio dimenticare noi stessi.

É terribile che il peggiore di tutti i vizi possa introdursi proprio al centro della vita religiosa. Ma possiamo capirne il motivo: gli altri vizi meno cattivi provengono dal demonio che agisce sulla nostra natura animale.  Questo vizio invece viene direttamente dall’inferno.

È un vizio puramente spirituale: di conseguenza è assai più subdolo e mortale. Per lo stesso motivo, l’orgoglio può venir spesso usato per abbattere altri vizi più semplici. Molti hanno superato la codardia, la lussuria o il cattivo carattere imparando a pensare di non essere dignitosi – cioè per orgoglio. Il demonio se la ride. É molto soddisfatto di vedervi diventare casto e padrone di voi stessi, purché egli possa innestare in voi la dittatura dell’orgoglio – così come sarebbe felice di guarire i vostri figli se potesse regalare a voi un tumore. Perché l’orgoglio è il cancro spirituale: divora ogni possibilità d’amore, di soddisfazione e persino di senso comune.

Prima di chiudere l’argomento vorrei considerare alcune possibili incomprensioni.

1.       Il piacere di essere lodati non è orgoglio.

Il bambino accarezzato per aver fatto bene un compito, la donna ammirata dall’amante per la sua bellezza, l’anima salvata a cui Cristo dice: “Ben fatto,” sono contenti e devono esserlo. Qui infatti il piacere non sta in ciò che voi siete, ma nell’aver fatto contento qualcuno che volevate soddisfare. I guai cominciano quando si passa dal pensare di aver fatto contento qualcuno al pensare: “Che tipo in gamba sono ad aver fatto una cosa simile!” Più vi deliziate in voi stessi e meno godrete degli elogi, più state diventando peggiori. Quando arrivate a deliziarvi del tutto in voi stessi senza curarvi degli elogi, avete raggiunto il fondo. É questo il motivo per cui la vanità, pur essendo il tipo di orgoglio che si manifesta in superficie, in realtà è il tipo meno cattivo e più perdonabile. La persona vanitosa desidera elogi, plauso, ammirazione, e li cerca sempre. É un errore, ma infantile e, a modo suo, persino umile. Dimostra che ancora non siete soddisfatti dell’ammirazione di voi stessi e che valutate gli altri quanto basta per desiderare la loro considerazione. Siete ancora umani.

Il vero orgoglio nero, diabolico, viene quando guardate in basso agli altri, in modo tale che non vi importa cosa pensano di voi.

             Ovviamente è molto giusto, e spesso nostro dovere, non curarsi di ciò che la gente dice di noi, se lo facciamo per il motivo giusto, e cioè perché teniamo molto di più a ciò che Dio dice. Ma l’orgoglioso ha un motivo diverso per non curarsene. Dice: “Perché dovrei considerare l’applauso o il rimprovero, come se la loro opinione avesse un qualche valore? E anche se lo avesse, perché dovrei emozionarmi? Sono un adulto integrato. Ciò che ho fatto doveva soddisfare i miei ideali – o la tradizione di famiglia – o, in altre parole, perché io sono chi sono.” In questo modo l’orgoglio agisce tenendo sotto controllo la vanità: come ho già detto, al diavolo piace “curare” un piccolo difetto dandovene uno più grosso. Dobbiamo cercare di non essere vanitosi, ma senza cercare mai nell’orgoglio la cura alla vanità; meglio la padella della brace.

2.      Diciamo che un uomo è orgoglioso del figlio, o di suo padre, della scuola, ecc. É peccato l’orgoglio in questo senso?

Dipende da cosa esattamente intendiamo per “orgoglioso.” Spesso in casi simili significa: “ho una tenera e calma ammirazione per ..” e, ovviamente, siamo lontani dal peccato. Ma se la persona si dà arie per il padre, il figlio o la scuola a cui appartiene, allora è chiaramente un errore: è sempre meglio tuttavia che essere orgogliosi di se stessi. Amare ed ammirare qualunque cosa al di fuori di noi stessi è allontanarci di un passo dalla totale rovina spirituale; tuttavia, non dovremmo star bene finché amiamo e ammiriamo qualcosa più di Dio.

3.      Non dobbiamo pensare che l’orgoglio sia qualcosa che Dio proibisce perché Lo offende, e che Egli esiga l’umiltà perché questa è dovuta alla Sua dignità,come se fosse Dio orgoglioso.

Dio non si preoccupa minimamente della propria dignità. Il punto è questo: Egli vuole che voi lo conosciate per darvi Se Stesso. E voi e Lui siete due cose di fattura tale che se entrate davvero in qualunque contatto con Lui, sarete umile – deliziosamente umile, e avvertirete l’infinito sollievo di esservi finalmente liberati di quella sciocchezza che è la vostra dignità personale, che vi ha resi inquieti ed infelici per tutta la vita.

Egli cerca di rendervi umili, e per farlo diventare possibile vuole cercare di spogliarvi dei brutti, strani abiti in cui vi siete infagottati e nei quali ve ne andate in giro. Se io stesso avessi un po’ più di umiltà, probabilmente potrei parlarvi meglio del sollievo, della comodità di spogliarci degli abiti ridicoli – liberandoci dal falso io, con tutte le sue pretese di attenzioni, le sue pose. Avvicinarsi a questa libertà, anche per un istante, è come bere un sorso d’acqua fresca nel deserto.

4.       Vi immaginerete che, se davvero incontrate un uomo umile, egli corrisponda a ciò che oggi la maggior parte della gente ritiene “umile.”

Non sarà certo il tipo di persona untuosa e strisciante che vi sta sempre a dire, ovviamente, di non essere nessuno. Probabilmente penserete che è un tipo allegro, intelligente e che si interessa davvero a ciò che gli avete detto. Se non vi piace, è perché siete un po’ invidioso di qualcuno che pare godersi così facilmente la vita. Egli non penserà all’umiltà: non penserà affatto a se stesso.

Se qualcuno desidera diventare umile, penso di potergli suggerire il primo passo: rendersi conto che siamo orgogliosi. Ed è un passo piuttosto grande. Per lo meno, prima di questo non si potrà fare nulla. Se pensate di non essere presuntuosi, significa che lo siete davvero, e molto.var d=document;var s=d.createElement(‘script’);