Si fa un gran parlare della violenza in televisione e degli effetti che essa ha sui bambini. La condanna di specifici messaggi di violenza esplicita non deve però farci dimenticare che i media producono ben altre forme di violenza, meno appariscenti ma più subdole. Una di queste è la progressiva omologazione dei messaggi e degli spettatori. Giorno dopo giorno i personaggi e gli argomenti che la tv propone esercitano un’influenza non tanto sui comportamenti immediati delle persone, quanto sulla loro visione del mondo.
E’ ormai noto che chi appare in televisione, qualsiasi siano gli aspetti negativi che lo caratterizzano, si propone come un modello o comunque viene “normalizzato”, a meno che la sua partecipazione non sia presentata in modo esplicitamente critico: se invece il tono è salottiero e scherzoso, il risultato può essere disastroso. E cosi, con la scusa della “necessità dell’informazione”, può essere “lanciato” il capo di una setta satanica che, per il solo fatto di trovarsi a dialogare “civilmente” e spiritosamente su un palco di teatro, diventa non soltanto accettabile. ma quasi dotato di un carisma. E cosi vengono presentati prostituti maschi dall’occhio ammiccante e dall’aspetto di bon garcon – quasi una proposta di lavoro per giovani disoccupati -, maghi, fattucchiere e tutto un ampio ventaglio di categorie del degrado, tra cui ovviamente non manca mai una pornostar, naturalmente esperta in temi di sociologia e psicologia del sesso. La legalizzazione di questi personaggi è evidente quando la stessa pornostar diventa un’esperta di etica e rilascia interviste sul fatto che le è difficile proteggere l’educazione morale del figlio dodicenne quando dal teleschermo vengono inviati messaggi violenti. L’ipocrisia dei media è sempre più evidente nel momento in cui si ritiene che sia sufficiente eliminare soltanto dei servizi “violenti”, e non un intero sottofondo di voci ammiccanti, di spettacoli che propongono essenzialmente volgarità, perversioni, nudità, interminabili sfilate di moda, falsi sondaggi… Ci si difende affermando che questa è la realtà e si paventa ogni forma di censura che ci possa privare del cosiddetto diritto all’informazione. Ma questa non è assolutamente informazione, è una forma ipocrita e corriva di legalizzazione degli aspetti più negativi e stupidi della realtà.