di WILLIAM MACDONALD – Il vero cristianesimo è un impegno totale verso il Signore Gesù. Il Salvatore non cerca uomini e donne che gli vogliano dedicare le loro serate libere od i loro week-end, o ancora gli ultimi anni della loro vita, quando vanno in pensione. Egli ricerca piuttosto chi gli voglia dare il primo posto nella propria vita. Secondo le parole di Evan Hopkins Egli cerca oggi, come ha sempre fatto, non le folle apatiche che lo seguono senza un piano, ma uomini e donne la cui imperitura fedeltà proviene dall’aver riconosciuto che Egli vuole degli individui preparati a seguire il sentiero della rinunzia di se stessi, che Egli ha percorso prima di essi.
Soltanto una resa incondizionata può essere una risposta degna al Suo sacrificio sul Calvario. Un amore tanto grande, tanto divino non può essere soddisfatto che col dono della nostra anima, della nostra vita, del nostro essere intero. Il Signore Gesù ha chiesto qualcosa di molto preciso a coloro che volevano essere Suoi discepoli; si tratta di esigenze che vengono quasi completamente trascurate in questi giorni di vita comoda. Troppo spesso il cristianesimo non è altro per noi che un mezzo per scampare all’inferno ed una garanzia di andare in cielo. Dopo di che, ci sentiamo in pieno diritto di godere il meglio che la vita ci offre. Sappiamo che la Bibbia contiene dei versetti molto forti a proposito del vero discepolato, ma ci riesce difficile conciliarli con le nostre idee su quello che dovrebbe essere il cristianesimo.
Possiamo accettare il fatto che dei soldati diano la propria vita per la patria, non ci appare strano che dei comunisti diano la loro vita per un ideale politico, ma che lacrime, sudore e sangue caratterizzino la vita di un seguace di Cristo ci appare astruso e difficile ad afferrare.
Comunque le parole del Signore Gesù sono chiare. Non c’è alcuna possibilità di malinteso se le prendiamo per quello che dicono. Ecco le condizioni per essere un vero discepolo, espresse dal Salvatore del mondo :
1.Un amore supremo per Gesù Cristo.
Se uno viene a me e non odia suo padre, e sua madre, e la moglie, e i fratelli, e le sorelle, e finanche la sua propria vita, non può essere mio discepolo (Luca 14: 26). Questo non vuole dire che dobbiamo avere dell’animosità o cattivi sentimenti nel nostro cuore, nei confronti dei nostri parenti, significa perche il nostro amore verso Cristo deve essere tanto grande da fare apparire odio al suo confronto qualsiasi altro amore. In realtà l’espressione più difficile di tutto questo passo è finanche la sua propria vita. L’amore di se stessi è uno degli impedimenti più tenaci all’attuazione di un vero discepolato. Solo quando saremo pronti a sacrificargli la nostra stessa vita saremo nella condizione che Egli desidera.
2.Una rinunzia a se stessi.
Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso… (Matteo 16: 24). Rinunziare a se stessi non significa privarsi di alcuni cibi, di alcuni piaceri o di alcuni beni, ma sottomettersi completamente alla signoria di Cristo per cui l’io non ha più alcun diritto o alcuna autorità. Equivale ad una rinunzia al trono da parte dell’io, proprio come l’esprimono le parole di Henry Martyn: Signore, non permettere che io abbia una mia volontà o che io giudichi la mia vera felicità come minimamente dipendente da qualunque cosa che mi possa provenire dall’esterno, ma solo consistente nel conformarmi al tuo volere,
3.Una scelta cosciente della croce.
Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso e prenda la sua croce… (Matteo 16: 24). La croce non è una infermità fisica o una angoscia mentale; queste sono cose comuni a tutti gli uomini. La croce è un sentiero scelto coscientemente e, agli occhi del mondo, un sentiero di disonore e di disprezzo. La croce è il simbolo della vergogna, della persecuzione e dell’oltraggio che il mondo riversa sul Figliuolo di Dio, e che il mondo riverserà su tutti quelli che intendono andare contro corrente. Ed ogni credente che voglia evitare la croce non ha che da conformarsi al mondo ed alle sue vie.
4.Una vita trascorsa seguendo Cristo.
Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso e prenda la sua croce e mi segua ? (Matteo 16: 24). Per comprendere il significato di ciò occorre semplicemente chiedersi : Da cosa venne caratterizzata la vita del Signore Gesù?. Essa fu una vita di obbedienza al volere di Dio. Fu una vita vissuta nella potenza dello Spirito Santo; una vita di servizio disinteressato per gli altri; una vita di pazienza e di sopportazione di fronte ai pi? gravi torti. Fu una vita di zelo, spesa nella mansuetudine, autocontrollo, umiltà, bontà, fedeltà e amore (Galati 5 : 22, 23). Per poter essere Suoi discepoli dobbiamo camminare come Egli ha camminato. Dobbiamo mostrare i frutti della nostra somiglianza al Signore (Giovanni 15: 8).
5.Un amore fervente per tutti quelli che appartengono a Cristo.
Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri (Giovanni 13: 35). E’ l’amore che porta a considerare gli altri migliori di se stessi; è l’amore che copre una moltitudine di peccati: l’amore che sopporta ogni cosa ed è benigno, che non si vanta e non si gonfia, che non si comporta sconvenientemente, non cerca il proprio interesse, non si irrita facilmente, non sospetta il male, soffre ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa (1 Corinzi 13: 4-7). Senza questo amore, il discepolato sarebbe soltanto un ascetismo freddo e legalistico.
6.Una perseveranza lineare nella Sua Parola.
Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli (Giovanni 8: 31). Per essere dei veri discepoli occorre la perseveranza. E’ molto facile partir bene, slanciandosi in avanti, in una vampata di gloria, ma solo la resistenza fino alla fine ci dà la prova di qualcosa di reale. Nessuno che abbia messo la mano all’aratro e poi riguardi indietro, è adatto al regno di Dio (Luca 9: 62). Un ubbidienza spasmodica alle Scritture non basta. Cristo vuole delle persone che gli ubbidiscono costantemente e ciecamente.
7.Una rinunzia ad ogni cosa per seguirLo.
Cosa è dunque ognun di voi che non rinunzi a tutto quello che ha, non può esser mio discepolo (Luca 14: 33). Questa forse fra le condizioni poste da Cristo per essere Suoi discepoli è la meno apprezzata, e molto probabilmente anche il versetto che la contiene è uno dei meno popolari di tutta la Bibbia. Abili teologi saranno in grado di darvi mille ragioni per le quali esso non significherebbe quello che dice, ma degli umili discepoli lo accetteranno gioiosamente, partendo dal principio che il Signore Gesù sapeva quanto diceva. Cosa si intende per lasciare tutto? Si intende l’abbandono di tutti i beni materiali non assolutamente essenziali e che potrebbero invece essere usati per la diffusione dell’Evangelo. Colui che abbandona tutto non diviene però un ozioso inconcludente. Egli lavora sodo per provvedere ai bisogni della sua famiglia e di se stesso, ma poichè l’avanzamento della causa di Cristo costituisce la passione della sua vita, investirà ogni cosa di cui non ha bisogno immediato, nell’opera del Signore, rimettendo a Dio il futuro. Nel ricercare prima il regno di Dio e la Sua giustizia egli è sicuro che non gli mancheranno mai ne cibo ne abiti. Egli non può in coscienza tenere per se quello che gli è di troppo, mentre vi sono delle anime che periscono per mancanza dell’Evangelo. Egli non sprecherà la sua vita accumulando ricchezze, che cadranno nelle mani di Satana quando Cristo ritornerà per rapire i Suoi santi. Egli vorrà obbedire al comando del Signore che lo mette in guardia dall’accumulare tesori sulla terra. Nell’abbandonare ogni cosa, egli offre quello che comunque non potrebbe conservare, e quello che egli ha smesso di amare.
Queste sono quindi le sette condizioni per un discepolato cristiano. Esse sono chiare ed inequivocabili e lo scrittore conscio che nell’atto in cui egli le espone ha condannato se stesso come servitore inutile. Ma si dovrà sempre sopprimere la verità di Dio a causa della incapacità dei Suoi figliuoli. Non è forse vero che il messaggio è sempre più grande di chi lo reca? Non è giusto che Dio è verace e che ogni uomo è bugiardo? Dovremmo dire con il vecchio adagio : La tua volontà sia fatta, benchè io la disfi?
Confessando di aver fallito per il passato, poniamoci coraggiosamente di fronte alle richieste del Signore e cerchiamo di qui in avanti di essere veri discepoli del nostro glorioso Salvatore.