LA PORTA

di Agostino Masdea  –  “Io sono la porta”. Una porta è sempre per definizione “un’apertura attraverso la quale si entra o si esce da un luogo”. Usando questa metafora Gesù non si paragonava ad una generica porta, quella di una casa, di un palazzo o del tempio. Egli parlava della porta dell’ovile.

Il linguaggio è semplice, intriso di una sorprendente umiltà, e proprio per questo comprensibile a tutti, persino ai pastori del tempo, che nella scala dell’istruzione occupavano il gradino più basso.

L’ovile è un luogo sicuro, dove le pecore sono protette e nessun animale selvatico può entrare e far loro del male. Rappresenta il Regno di Dio, nel quale si entra per mezzo della nuova nascita.

Gesù quindi si propone come l’unica e sola Porta attraverso la quale si può ricevere la salvezza. Ci sono molte altre porte che gli uomini possono preferire cercando di ottenere gli stessi benefici. La porta della religione, delle buone opere, dell’osservanza di precetti e regole, ma sono porte che non portano nel Regno di Dio e non potranno mai dare ciò che solo in Cristo Gesù possiamo avere.   

“Io sono la via, la verità e la vita: nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” Giovanni 14:6. Cristo è la Porta attraverso la quale possiamo entrare anche in quella “vita abbondante” che Egli stesso ha promesso: Io sono la porta; se uno entra per mezzo di me, sarà salvato; entrerà, uscirà e troverà pascolo… io sono venuto affinché (le mie pecore) abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Giovanni 10:9-10

La “Porta” è un invito ad entrare, e le pecore che entrano in essa vengono accolte dal Sommo Pastore che si prende cura di loro e le fa diventare “discepoli”, i quali attraverso la stessa Porta possono uscire, nel nome del Pastore, per testimoniare ed annunciare il Vangelo al mondo.