di Agostino Masdea – “Ora, l’anima mia è turbata; e che dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma è per questo che sono giunto a quest’ora.” Giovanni 12:27 – I Vangeli riportano tutte le volte che Gesù si recò a Gerusalemme. “Or avvenne che, nel suo cammino verso Gerusalemme…” Luca 17:11; “Or avvenne che, mentre si stava compiendo il tempo in cui egli doveva essere portato in cielo, Egli diresse risolutamente la sua faccia per andare a Gerusalemme”. Luca 9:51
Nel cuore e nella mente di Gesù c’era sempre Gerusalemme. Per quale motivo? Per la sua storia, per la sua importanza religiosa, per le grandi folle di pellegrini ai quali poteva predicare il Regno di Dio? Certamente il Suo ministero terreno era quello di predicare, insegnare, guarire e fare del bene alle persone, ma il Suo scopo principale, il motivo per cui Egli era venuto, era la croce; e la croce lo aspettava a Gerusalemme.
Tutta la Sua vita è stata vissuta all’ombra della croce. Aveva lasciato la Sua gloria nel cielo per venire a morire al posto nostro, per pagare il prezzo della nostra redenzione, per essere il sacrificio perfetto e sublime che poteva liberare l’anima nostra dalla schiavitù del peccato e darci vita eterna.
La croce era un simbolo di vergogna, di ignominia e di vituperio. Era uno strumento di tortura, per giustiziare criminali e malfattori. Ma da quando il nostro Salvatore è morto su quella croce, essa è diventata simbolo di amore, di coraggio e di speranza. Non tutte le croci, ma la croce di Gesù!
Non è perciò un amuleto da indossare, e il valore della croce non risiede in un oggetto fisico, ma in ciò che essa rappresenta. Su quella croce possiamo vedere l’amore incommensurabile di Dio in Gesù, l’unico sacrificio necessario per la nostra salvezza e il perdono dei nostri peccati. Prima di morire Egli gridò: “Tutto è compiuto!” Giovanni 19:30. Tutto! Oggi, trova del tempo per ringraziarLo per quello che ha fatto sulla croce anche per te.