Il governo iraniano vuole identificare e schedare i membri delle chiese cristiane che sono nel paese. Domenica 6 maggio, la leadership della chiesa centrale di Teheran delle Assemblee di Dio, ha chiesto ai suoi membri di fornire volontariamente le informazioni richieste. Ciò evidentemente rappresenta, rispetto al passato, un rischio maggiore per i cristiani iraniani, soprattutto per i convertiti provenienti dall’islam.
Monsour Borji, un cristiano iraniano dichiara: “E’ sostanzialmente un tentativo di limitare la chiesa”. Questa iniziativa delle autorità iraniane è un ulteriore segnale della determinazione del governo di restringere ulteriormente la libertà delle chiese cristiane in Iran. Se le chiese assecondassero il governo in questa richiesta, i membri sarebbero più controllati e ci potrebbero essere pericolose conseguenze per i cristiani provenienti dall’islamismo. Inoltre queste nuove misure sarebbero un deterrente ai musulmani interessati al vangelo.
Un esperto locale, che ha chiesto l’anonimato ha detto: “La sorveglianza c’è sempre stata, ma quest’ulteriore obbligo, è un altro segno dell’intenzione del governo di limitare la partecipazione a coloro che provengono da ambienti non-cristiani, e tenere lontano i musulmani dalle chiese”.
Da oltre 20 anni le autorità hanno monitorato la chiesa centrale delle Assemblee di Dio, con tattiche sempre più aggressive e pressioni sulla leadership. Recentemente hanno “tagliato i rifornimenti” limitando la pubblicazione di Bibbie e materiale religioso.
Questa nuova richiesta ha creato un “dilemma etico” nella chiesa, in quanto i credenti si interrogano se cedere non significhi in qualche modo negare Cristo. Inoltre essi non sono sicuri sul da farsi, perchè fornire queste informazioni al governo, sa di suicidio.
La chiesa delle Assemblee di Dio è una delle poche rimaste a Theheran che la domenica celebra il culto in lingua “farsi” cioè persiana, e da quando, insieme ad altre chiesa, sono stati costretti a chiudere il culto del venerdi sera, hanno visto un notevole incremento di frequanza al servizio domenicale. Per il regime iraniano, un persiano che si converte a Cristo diventa un nemico dello stato. Borji ha spiegato: “L’idea di una chiesa che celebra il servizio in persiano è una minaccia, per un regime che richiede e detiene il monopolio religioso.”