INGRATITUDINE

di FILIPPO WILES   –  Purtroppo l’ingratitudine è inerente alla nostra natura. Quando si tratta di bambini ci si può passare oltre, tal­volta, ma ciò non è il caso con gli adulti.  L’ingratitudine è stata causa di mol­te sofferenze e addirittura di conse­guenze fatali ed eterne. La storia del­l’uomo è iniziata con l’ingratitudine e terminerà con la medesima. Sta scrit­to, «…pur avendo conosciuto Iddio non l’hanno glorificato come Dio, né l’hanno ringraziato… per questo, Iddio ci ha abbandonati ». Nella 2a lettera a Timoteo si trova una descrizione degli ultimi tempi : «Gli uomini saranno egoisti, amanti del danaro, vanaglorio­si, superbi, bestemmiatori, disubbidien­ti ai genitori, INGRATI … ».

« Una persona ingrata facilmente di­venta prepotente ed arrogante. «Il re Joas non si ricordò della benevolenza usata verso lui da Jehoiada, padre di Zaccaria, e gli uccise il figliuolo»! (2 Cron. 24:22). «I figliuoli d’Israele non dimostrarono alcuna gratitudine alla casa di Ierubbaal . .. per tutto il bene che egli aveva fatto ad Israele » (Giudici 8:34,35). Joas doveva la sua posizione reale alla saggezza e alla guida di Je­hoiada, che l’aveva assistito nella sua infanzia. Similmente i figli d’Israele dovevano la loro sicurezza e liberazio­ne al coraggio e alla lealtà di Gedeone. Prima che Gedeone fosse fatto giudi­ce, Israele era ridotto in misero stato dai Madianiti. I loro prodotti venivano distrutti ed il paese era devastato, e loro stessi vivevano in uno stato di paura. Siamo tutti bravi a gridare nel bisogno ma uno solo fra dieci, come il lebbroso samaritano, tornò a rendere lode a Dio (Luca 17:16). Siamo pronti a lagnarci, a compiangerci, e addirittura a brontolare, ma i mor­morii non stanno bene sulle labbra di un figlio di Dio.

La Bibbia ci esorta a rendere «del continuo grazie d’ogni cosa a Dio e Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo». Giovanni Wesley ringra­ziava perfino Iddio per sua moglie che era ostile e ribelle nella sua condotta. Lo ringraziava non per la condotta sba­gliata di sua moglie, ma perché tra­mite essa, doveva cercare, egli stesso, più grazia da Dio per sopportarla! La preghiera (Fil. 4:6), il nostro parlare ed il nostro operare (Col. 3 :17) dovrebbero essere sempre sospinti e raffor­zati dalla gratitudine. Certo la grati­tudine è più che un «grazie» detto con le labbra. E’ possibile dire grazie con le labbra, e allo stesso tempo mormo­rare col cuore. Siamo grati davvero? Se tua madre di corregge, se tuo fra­tello in Cristo t’avverte di un pericolo, se il tuo Padre che è nei cieli ti lascia passare per le prove e per la disciplina per l’utile tuo, sei veramente grato? Davide ringraziava Dio per l’afflizione che aveva conosciuto, perché aveva ca­pito che prima di essa era andato er­rando, ma dopo di essa aveva imparato gli statuti divini. Un cuore grato è se­gno di vera umiltà e di alto grado di maturità spirituale.

Chi può essere sempre grato? Chi non ha la memoria corta ! Purtroppo si leg­ge del gran coppiere d’Egitto che «egli non si ricordò di Giuseppe ma lo di­menticò». L’ingratitudine e la dimenti­canza sono gemelle. Non è per caso che la Bibbia ci esorta ovunque a non dimenticare … non è per caso che il rito più significativo e centrale della chiesa sia stato istituito con le parole : «Fate questo in memoria di me». Si fratello, si sorella, ricordati di LUI e di quello che ha fatto per te, così facendo non avrai mai un cuore insensibile né ingrato.

Siamo Cristiani? Seguiamo il Maestro che non si permetteva di prendere perfino un pezzo di pane senza prima rendere lode a Dio suo Padre.

“Pria ch’io scordi il Golgota,

Pria ch’io scordi i tuoi dolor,

Pria ch’io scordi il tuo amor,

Guidami a Te, Signor.”