IL REGNO DI DIO

Cercate prima il regno di Dio e sua giustizia…. (Matteo 6:33)

Quest’esortazione sembra essere espressa al solo scopo di frenare le facili preoccupazioni e le molteplici sollecitudini che possono aggravare il cuore umano fino al punto di distrarlo da Dio. Ma se ci riferiamo silenziosamente in ascolto nell’intimo della coscienza, mentre questa parola nel raggiungerci risuona in essa, possiamo facilmente cogliere l’eco di una solenne affermazione che trascende lo stesso contenuto esortativo. Il Regno di Dio è la sola realtà infinita ed eterna e deve essere posto sopra tutte indistintamente le realtà contingenti o, come avrebbe detto l’Apostolo Paolo, le realtà visibili.

L’affermazione ci richiama al senso di responsabilità che come credenti e come ministri dobbiamo sentire davanti a Dio e di fronte agli uomini per condurci in armonia alla vocazione celeste che abbiamo realizzata in noi. Il Regno deve essere l’altissimo oggetto della nostra ricerca, il luminoso traguardo delle nostre aspirazioni…; il resto, anche quando rappresenta l’innegabile necessità della nostra vita, deve essere cercato soltanto in subordinata, perché, in ultima analisi, ci sarà concesso dalla prodigalità divina come un supplemento della Sua grazia e della Sua provvidenza.

Ma, nell’esercizio della nostra ricerca o nella disciplina della nostra aspirazione, dobbiamo saper superare ogni equivoco, perché realmente il Regno costituisca per noi la suprema realtà nel tempo e nell’eternità.  Dobbiamo cioè individuare e sconfessare quel crescente numero di entità che si presentano insistentemente come rappresentanze del Regno di Dio, mentre in realtà sono soltanto le filiazioni del nostro povero regno di umanità e di raziocinio.

Voi comprendete bene che questa mattina voglio riferirmi soprattutto alla vita ecclesiastica o religiosa, intesa nei suoi molteplici aspetti organizzativi e sociali che, nonostante appaiono sempre sotto l’egida del Regno, sono frequentemente, troppo frequentemente, la ricerca spasmodica del nostro successo e della nostra esaltazione. Poter fare prevalere le nostre tesi, poter fare trionfare i nostri metodi, poter dare risalto e lustro ai nostri organismi, potere ostentare il risultato, spesso spettacolare, delle nostre fatiche e del nostro ministerio rappresenta qualche volta la concretizzazione delle nostre ricerche.

Il Regno esiste e non può essere trovato dove sono imperanti elementi umani sia pure di carattere religioso: dove i programmi, le finalità, gli sforzi non procedono direttamente ed esclusivamente da Dio, unico Sovrano e perfetto Legislatore..; dove particolarmente principio e conclusione non giungono a chiudere il cerchio infinito ed eterno che vuole esprimere figurativamente al nostro intelletto il carattere del Regno di Dio.

L’esortazione quindi che ci giunge in questa ora non vuole soltanto acuire i nostri desideri e spronare le nostre ricerche, ma vuole anche, e forse soprattutto. risvegliare le nostre capacità d’indagine per aiutarci a penetrare e discernere le molteplici realtà che ci circondano e ci invitano. Fra queste dobbiamo individuare in modo preciso il Regno di Dio per volgere verso questa unica direzione sforzi generosi ed aspirazioni sante che ci elevino uniti nelle autentiche sfere dello Spirito.

Se questo slancio cristiano ci farà totalmente trascurare i programmi pazientemente elaborati o respingerà agli estremi margini delle nostre ricerche le cose alle quali avevamo attribuito esagerata importanza, non dobbiamo dolercene perché anche per noi, in questo tumultuoso ventesimo secolo, risuona la parola del Maestro: “Di una cosa fa bisogno!” Il Regno è la sola cosa essenziale.., quella ” buona parte ” che non fu tolta alla devota Maria di Betania e che non sarà mai tolta al ricercatore appassionato e sincero.

Forse è giunto il momento di precisare, almeno con alcune definizioni neotestamentarie, quelli che sono gli aspetti autentici della gloriosa realtà che troppo poveramente e troppo genericamente la nostra lingua umana chiama il Regno di Dio. La precisazione si impone in relazione al fatto che è stata sottolineata la necessità di non fare di ogni circostanza o di ogni elemento religioso motivo di ricerca appassionata: dobbiamo distinguere, dobbiamo saper vedere chiaramente quel che dobbiamo mettere al centro del nostro desiderio e della nostra fede, per non incorrere nel rischio cosi comune, di sviare i nostri sforzi e le nostre ansie.

Ecco due versi, scelti in perfetta semplicità, che sembrano essere la perfetta sintesi della realtà che attira la nostra attenzione oggi.  1 Epistola ai Corinzi 4:19  – “Il Regno di Dio non consiste in parlare, ma in Potenza ” e nell’Epistola ai Romani: “Il Regno di Dio non consiste in vivanda, ne in bevanda. ma è giustizia, pace ed allegrezza nello Spirito Santo” .

Non voglio fermarmi all’aspetto negativo, lumeggiato quasi a scopo polemico, dal dottore delle genti, ma voglio riepilogare le dichiarazioni che rappresentano gli aspetti fondamentali del Regno.

Potenza, giustizia. pace ed allegrezza nello Spirito Santo.

Ogni commento è superfluo ed ogni indagine esegetica non può che giungere alla stessa conclusione: potenza, giustizia, pace, allegrezza nello Spirito Santo rappresentano le caratteristiche, anzi l’essenza stessa del Regno. Cercare il Regno, dunque, non può voler dire cercare il consolidamento delle nostre posizioni sociali od ecclesiastiche, o cercare lo sviluppo e l’evoluzione della nostra cultura o dei nostri metodi, ma piuttosto equivale a “cercare potenza”, a “cercare giustizia”, a “cercare pace”, a cercare “allegrezza nello Spirito Santo “.

E qui permettetemi di indugiare brevemente, ma soltanto per ricordare l’esatto significato di questi termini che non sempre nella lingua corrente esprimono i concetti che il cristianesimo attribuisce loro.

POTENZA: Non credo di essere audace interpretando: forza soprannaturale per esercitare un’autorità capace di sottomettere tutti gli elementi negativi che si oppongono al trionfo della verità. Manifestazione miracolosa attraverso il pensiero, la parola, I’azione.

La potenza è la capacità che hanno avuto i predicatori di ogni secolo per esercitare il ministero anche senza l’ausilio di discipline scolastiche, ma con forza di penetrazione e di convinzione derivante dall’unzione divina.

La potenza è la sapienza del dottore, l’ispirazione del profeta, l’autorità dell’apostolo, il dinamismo dell’evangelista, la forza del taumaturgo e l’audacia dell’esorcista.

Potenza è la virtù del credente sul sentiero della santificazione o sul campo di battaglia delle persecuzioni e delle contraddizioni.

Potenza è la difesa della fede, è l’alimento della speranza, l’incentivo della carità.

Potenza è il carattere stesso del Regno e del Regno è la prima e più impetuosa emanazione; per il credente e per la chiesa. Il Regno, spogliato della potenza, si riduce ad un povero, debole concetto teologico che se può forse soddisfare gli accademici della religione, non può certamente colmare il vuoto dell’anima assetata di Dio.

Il secondo attributo del Regno, che abbiamo desunto dagli scritti di Paolo, è:

GIUSTIZIA.

Credo superfluo ricordare che nel linguaggio biblico questo termine vuole più comunemente esprimere il concetto di  “operare opere giuste” e meno comunemente di ” giudicare con equità.  Le due definizioni d’altronde sono integrative e ci parlano dei rapporti con Dio, con gli uomini, con noi stessi: rapporti che nel Regno sono equilibrati ed armonizzati lontani da ogni iniquità e da ogni impurità.

Noi nel Regno, il Regno in noi vuol dire il trionfo della giustizia nella nostra vita, che non soltanto esperimenta giustificazione nella resurrezione di Cristo, ma raggiunge quella soave condizione che faceva scrivere all’Apostolo Paolo: ” Il peccato non vi signoreggerà perché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia “.

Il Regno dunque e la rettitudine, l’onestà, l’equità, la purità, insomma la santità nel senso più reale e più pratico di questo termine. Il Regno è la redenzione dalle passioni che contaminano l’anima e rovinano il corpo, dai vizi che turbano la coscienza e degradano la personalità, dal peccato che avvilisce l’uomo e lo allontana da Dio. Il Regno è il trionfo sulle ingiustizie cosi naturali nei nostri costumi, sulle frodi così frequenti nella nostra vita sociale, sugli odi, sugli egoismi, sulle corruzioni, sui facili compromessi, sui colpevoli accomodamenti, sulle obbrobriose indulgenze.

Alla potenza dobbiamo aggiungere la giustizia se vogliamo vedere completarsi agli occhi nostri la visione meravigliosa del Regno. Non possiamo trascurare gli attributi che seguono anche se sembrano essere benefici accessori preparati dalla generosità celeste per i figliuoli del Regno.

PACE.

Non è soltanto lo stato benefico, ma è il sentimento che costituisce l’atmosfera stessa del Regno di Dio. Quando la Scrittura afferma che il Regno è pace, vuol suscitare l’immagine della serenità, della tranquillità, della sicurezza che esistono in Dio, ma anche quella dell’amore, della misericordia, della compassione che sono premesse assolute di vera pace, cioè che sono l’essenza di quel Regno che ripudia la guerra nelle sue grandi e piccole manifestazioni.

La pace dunque è la sicurezza, la virilità che nasce dalla grazia divina, la tranquillità nell’infuriare della tempesta, la serenità nel clamore delle circostanze avverse, ma la pace è anche il superamento dell’odio, la vittoria sopra i risentimenti spontanei, il controllo degli impulsivi risentimenti. La pace è far cadere la provocazione, saper perdonare l’offesa, saper cedere anche all’ingiusta pretesa ; la pace è la capacità di salvare l’amore, difendere l’unità, alimentare la concordia.

Oggi dobbiamo volgere riverenti il nostro pensiero al Regno onde fissare sinceramente l’obiettivo delle nostre ricerche che devono condurci di nuovo verso la potenza, verso la giustizia, verso la pace.

Eccomi alla conclusione della breve disanima:

ALLEGREZZA NELLO SPIRITO SANTO.

Quasi non oso penetrare nel significato di questa definizione che sembra subito ricordarci quanto poco pensiamo e ricerchiamo il Regno. L’allegrezza che oggi più intensamente e ricercata anche nel seno della più viva cristianità è l’allegrezza frivola, futile, spesso licenziosa, che, in misura sempre più abbondante e con motivi sempre più variati, viene offerta dal mondo. Spesso all’ombra degli oratori o nell’ambito delle sacrestie viene data ospitalità ad un’attività che, con l’encomiabile intento di raccogliere i giovani, offre loro con meno encomiabile determinazione le stesse cose che si trovano nei circoli sociali; questo e soltanto un episodio che vuol dire di che natura è l’allegrezza desiderata e cercata.

L’allegrezza nello Spirito Santo è invece quel gioioso sentimento di benessere e di piacere interiore che si realizza nell’ambito del Regno, nel possesso del Regno, scaturisce dallo Spirito Santo ospitato nella vita che vuol vivere il cristianesimo non come un povero accessorio, ma come scopo unico, infinito ed eterno. E’ l’allegrezza della salvezza, l’allegrezza che non si spegne di fronte alle prove e non si esaurisce per l’onta del tempo… l’allegrezza che eleva, che purifica, che esalta….. l’allegrezza che anticipa il cielo in terra. La gloria anche nell’involucro della corruzione.

Ecco davanti a noi le caratteristiche essenziali del Regno; brillano luminosamente per additarci verso quale superno traguardo dobbiamo dirigerci.

No, non ho avuto l’intenzione di fare una dissertazione esegetica che sarebbe risultata puerile; ho voluto soltanto fermarmi a ricordare che sempre,  possiamo facilmente allontanarci dalle direttive del Maestro per esaurire il nostro tempo e consumare le nostre fatiche alla ricerca di elementi che alla luce del piano divino risultano meno che secondari. Se i ragionamenti che saranno affrontati, gli studi che saranno compiuti; se gli incontri fraterni, se le riunioni spirituali saranno solo e sempre, come io spero, una ricerca di potenza, di giustizia, di pace, di allegrezza, allora si potrà dire, a conclusione di questo congresso, che ancora una volta i discepoli di Gesù sono entrati nella camera alta di Gerusalemme per chiedere ed attendere nella visitazione celeste, un più profondo possesso del Regno. Evitiamo quindi che tutto il lavoro risulti sterile manifestazione di dialettica religiosa o infruttuosa estrinsecazione di intellettualismo ecclesiastico. E a questo fine, permettetemi di osare fino ad esprimere anticipatamente una calda esortazione: Cerchiamo uniti il Regno dei Cieli: l’unica cosa essenziale per il tempo e per l’eternità.