di AGOSTINO MASDEA – Infatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene, poiché ben si trova in me la volontà di fare il bene, ma io non trovo il modo di compierlo. Infatti il bene che io voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio… O miserabile uomo che sono! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Io rendo grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. (Romani 7: 18-19, 24-25)
Secondo alcune moderne teorie positiviste, predicate anche da certi pulpiti, pare che il credente possa vivere su questa terra in una condizione quasi di perfezione. Niente più paure, malattie, delusioni e fallimenti. Credo che per questa condizione di perfezione, dobbiamo aspettare ancora un po’, almeno fino a quando saremo con il Signore nel Suo Regno. Anche se questo stride con la nostra natura umana, che pretenderebbe che noi fossimo sempre perfetti; a volte ci illudiamo di esserlo, a volte pretendiamo che gli altri lo siano nei nostri confronti. Questa forma di presunzione, dal punto di vista spirituale, è un vero e proprio inganno.
Ci sono molti inganni nei quali un credente può cadere: il primo è quello del legalismo, che consiste nel ricercare la perfezione in se stessi e poi anche negli altri. Il risultato? Una profonda insoddisfazione, causata dai propri fallimenti, e che produce uno spirito critico che esprime continui giudizi sui propri fratelli.
Il legalista è una persona generalmente “squadrata”, tutta di un pezzo. Si è costruito nella mente un rigido modello di cristianesimo e se gli altri non soddisfano quel suo modello, sono criticati e giudicati. Ma siccome quasi sempre neanche lui riesce a soddisfare quel modello, dopo qualche tempo, più o meno lungo, cade nella frustrazione, che sfocia poi in una perdita totale di autostima mascherata però da una forma di ostentazione, con parole e atteggiamenti, di una presunta spiritualità che purtroppo è solo una facciata di cartapesta verniciata di religiosità.
In ogni caso persiste sempre uno spirito critico verso gli altri. Il legalista è esigente. Esige dagli altri… ma esige anche da se stesso, perché ha metabolizzato il concetto che solo osservando tutte le regole allora si è veramente cristiani, e si “guadagna” la benedizione divina. Siccome però, come già detto, l’illusione di raggiungere questa perfezione svanisce presto, dopo diversi fallimenti, ecco allora la difficoltà a gioire nelle realtà dello Spirito, a rallegrarsi nella presenza di Dio, a vivere una vita soddisfatta nel Signore.
Poi ci sono coloro che come i Galati sono partiti bene, con zelo, passione e tanto entusiasmo… si sono però creati l’immagine di un cristianesimo ideale e sentimentale… fin quando hanno scoperto che la realtà era un po’ diversa; la prova, l’ostilità e a volte la persecuzione a causa della fede, qualche delusione ricevuta da chi non se l’aspettavano, oppure a volte dei cattivi insegnamenti privi di fondamento biblico, hanno fatto distogliere il loro sguardo che inizialmente era su Gesù e si sono lasciati condizionare da queste difficoltà, dai problemi comunitari, dall’esempio negativo ricevuto; insomma come i Galati avevano cominciato bene, nello Spirito, ma poi a causa di influenze esterne, (nel caso dei Galati un cattivo insegnamento), finiscono anche loro per vivere in una condizione di costante insoddisfazione.
Potremmo continuare negli esempi, ma il punto è che quando si vive insoddisfatti spiritualmente, si vive un cristianesimo formale, apprezzabile nella forma ma privo di sostanza e di potenza, come dice Paolo. Potrebbe sorgere l’obiezione: dovremmo allora essere sempre spiritualmente soddisfatti? Se riconosciamo i nostri limiti, come possiamo essere soddisfatti? E se lo siamo non c’è in questo il pericolo di compiacere noi stessi e pensare che non abbiamo più bisogno di nulla? Che “siamo arrivati”, insomma.
Certo sarebbe un grave errore essere soddisfatti di noi stessi. NOI NON DOBBIAMO ESSERE SODDISFATTI DI NOI STESSI MA DI CRISTO IN NOI. E’, e deve essere Cristo il motivo della nostra soddisfazione. Soddisfatti di Gesù, della Sua presenza, della Sua Parola, di ciò che Egli ha già fatto per noi e in noi, soddisfatti da ciò che Egli ci promette e ci dà. La crescita spirituale, la maturità cristiana è determinata da questa soddisfazione: Cristo in noi speranza di Gloria! Un insegnamento biblico non adeguato può essere la causa dei problemi che abbiamo esposto in precedenza.
Sì, è vero, si possono essere credenti che hanno ricevuto un insegnamento eccellente eppure non c’è stato in loro quel progresso spirituale e quella crescita conseguenziale. Come mai? E’ evidente che l’insegnamento e la predicazione da sole non bastano. Ogni studente sa che bisogna abbinare all’insegnamento che si riceve nelle aule scolastiche, lo studio personale!
Spiritualmente è la stessa cosa; gli insegnamenti devono essere approfonditi e applicati nella pratica della vita cristiana. Uno studente studia molto con lo scopo di ottenere un voto alto, un cristiano lo fa per conoscere la volontà di Dio e conoscere quella verità che ci rende liberi. Non per accumulare una intellettuale e sterile conoscenza della Parola, ma perché la Parola sviluppi in lui la fede per operare e compiere le opere di Dio, e la conoscenza necessaria a non essere sballottati a destra e a sinistra, come bambini, dalle varie e bizzarre dottrine di questo tempo.
Tornando al nostro soggetto: Dio ci ha creati in vista della perfezione! E sebbene dobbiamo ogni giorno protenderci verso questa meta, siamo consapevoli che illuderemmo noi stessi se pensassimo di ottenerla qui sulla terra. La nostra soddisfazione non deve essere la nostra perfezione… deve essere Gesù. – “…e voi avete tutto pienamente in Lui, che è il capo” (Colossesi 2:6-10)
Quando noi riconosciamo che Cristo e non i nostri sforzi, il nostro operare e le nostre capacità, porterà in noi una crescita e ci eleverà fino allo standard di Dio, non è che smetteremo di fare…, di compiere le opere, non ci appiattiremo in un’attitudine passiva o ascetica, ma al contrario faremo MEGLIO E DI PIU’, perché ogni opera buona e ogni attività “spirituale” è in CRISTO E NON IN NOI. E’ nella Sua vita e non nella nostra. Questo ci preserverà dall’orgoglio di attribuirci dei meriti e pensare che siamo stati bravi, prendendoci così un po’ o tutto della Sua gloria.
Il nemico cercherà di rubarci la pace e la benedizione facendoci concentrare sui nostri successi o sui nostri fallimenti invece che tenere gli occhi sul Signore. Se riesce a farci vivere nella delusione e nell’insoddisfazione ha vinto la sua battaglia. E’ riuscito cioè a bloccare la nostra crescita spirituale, ad addossarci una forma di colpevolezza, che finirà per stremarci, e farci vivere in uno stato di insicurezza e di stress spirituale.
Riconoscere le nostre debolezze e i nostri difetti, la nostra imperfezione, presenta un altro vantaggio; ci mantiene nell’umiltà e ci preserva dal rimanere feriti quando veniamo criticati… perché c’è differenza tra mettersi comunque in discussione, oppure ritenersi “perfetti” e quindi ingiustamente criticati.
Romani 8;28 e Filippesi 4:4-7 sono ottimi passi della scrittura per incoraggiarci a credere che Dio può usare i nostri errori e i nostri insuccessi per il nostro bene. Impariamo a lodare e ringraziare Dio piuttosto che lamentarci ed essere insoddisfatti. Riposiamo nella Sua presenza. Sia il nostro premio aver dato gloria al Signore con quel che abbiamo fatto.
Affidiamo a Lui la nostra vita, nei giorni in cui le cose vanno bene, e soprattutto quando tutto sembra andare storto. Non è meraviglioso sapere che nonostante i nostri difetti, i nostri peccati e i nostri fallimenti DIO CI AMA ANCORA? E CI AMERA’ PER SEMPRE!
Possiamo gioire nel Signore sempre, a dispetto dei nostri fallimenti e delle nostre cadute. Egli è sempre la nostra vittoria. Come afferma un autore cristiano anche quando diamo un dispiacere a Dio col nostro peccato, Egli comunque non ci lascerà, non ci abbandonerà mai. Noi siamo stati da Lui sigillati fino al giorno della redenzione. Tuttavia, questo non può essere una scusa per diventare pigri, trascurati e superficiali, ma deve rappresentare un grande incentivo verso la nostra santificazione.