IL TRAGUARDO

di Agostino Masdea  –  “Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho serbato la fede. Per il resto, mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno”. 2 Timoteo 4:7-8  –  Un buon cristiano deve possedere tre requisiti: essere un buon combattente, essere perseverante ed essere fedele. 

Questo capitolo della seconda lettera a Timoteo è stato definito “il canto del cigno” del grande apostolo delle genti. Per il tipo di vita che oggi conduciamo, forse abbiamo qualche difficoltà ad identificarci come “combattenti” o come “guerrieri”, perché il termine può sembrare estremo, ma la realtà della vita cristiana è fatta di lotte e di battaglie di natura spirituale. Siamo quindi esortati ad indossare un’intera armatura, visto che il combattimento non è contro sangue e carne!    

Anche l’apostolo Giuda ci esorta a combattere strenuamente per la fede, che è stata trasmessa una volta per sempre ai santi”. La fede è indispensabile nel combattimento e “mantenere la fede” significa arrivare alla fine della nostra corsa restando fedeli al Signore. È quindi un’azione dinamica che non può subire arresti e tentennamenti.

Nella lettera ai Filippesi, Paolo ci fa comprendere qual è l’essenza della fede, che va molto al di là del credere intellettualmente ai principi della parola di Dio o della dottrina cristiana, ma “conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione, la comunione delle sue sofferenze, divenendo conforme a Lui nella sua morte” Filippesi 3:10. Detto in termini più semplici significa che il suo proponimento era di diventare più simile a Cristo, di assomigliare sempre più al Suo Maestro.

E aggiunge poi nei versi 13 e 14: “ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta per ottenere il premio…”. Cari nel Signore, non basta correre la gara giusta, ma è necessario arrivare al traguardo finale e poter dire anche noi le sue stesse parole. Non è per niente facile; per riuscirci non dobbiamo mai fermarci, perché se ci fermiamo rischiamo di non arrivare alla fine della corsa. 

Facciamo quindi nostre, le parole del cantico di Debora: “Anima mia, avanti, con forza!”