di Nicky Cruz – Ancora oggi sono un piccolo bimbo sofferente dentro di me, e Dio è ancora mio Padre. Ovunque vada, mi assicuro che cammini affianco a me, che mi tenga la mano e mi conduca. Quando inciampo e cado, Egli si protende verso me e mi rialza. Scuote la polvere dalle mie vesti, bacia le ferite e poi prosegue con me lungo il cammino.
Quando faccio qualcosa di buono, Lo vedo sorridere, battere le mani, dimostrarmi il Suo sostegno. Quando faccio qualcosa di sbagliato, mi castiga e mi disciplina. Quando mi stanco e sono afflitto, Egli mi sostiene, invitandomi ad andare avanti e incoraggiandomi a non mollare. Quando ho paura, Egli prende la mia mano. Quando sono triste, Egli bacia il mio cuore.
Guardo a Gesù per ricevere aiuto e guida in tutto ciò che faccio, e Lui non mi ha mai deluso. C’è sempre stato quando ho avuto bisogno di Lui.
Questo rapporto amorevole col Padre è iniziato più di cinquanta anni fa. Non è sempre stato facile. A volte mi sono allontanato da Lui, cercando di andarmene per la mia strada, persino ribellandomi, ma Lui è sempre stato lì per ricevermi a braccia aperte, aspettando che ritornassi a Lui. La Sua fedeltà non è mai venuta meno – Egli è l’amico e il Padre perfetto. La mia fedeltà nei Suoi confronti, tuttavia, è una qualità che ho dovuto imparare, sulla quale sto ancora lavorando giorno per giorno. È un processo che dura tutta la vita.
Quando ho dato il mio cuore a Gesù, non avevo idea di dove mi avrebbe portato quella fede appena scoperta. Ero spaventato e solo, e mi chiedevo come potesse salvarmi dalle persone e dalle realtà del mio passato, le gang e le droghe che mi tenevano prigioniero. Non sapevo come essere Suo figlio, ma Lui me l’ha mostrato, conducendomi lungo la strada. E in tutti quegli anni ho toccato con mano cosa può succedere quando permettiamo allo Spirito Dio di muoversi liberamente dentro e tra di noi, mentre entriamo nella Sua gloria e Gli permettiamo di operare e muoversi e ministrare attraverso di noi.