IL BATTESIMO NELLO SPIRITO SANTO

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di ROBERTO BRACCO  –  Ogni volta che il libro degli Atti si sofferma a descrivere il battesimo nello Spirito, la terminologia acquista accenti altamente vibranti. Questa celestiale esperienza cristiana viene costantemente presentata come una delle più genuine ed evidenti manifestazioni della gloria e della potenza di Dio. I credenti non vengono riscaldati da una sensazione passeggera o agitati da un’emozione  fugace,   ma   vengono   attraversati   e   riempiti   da   una   potenza soprannaturale che prende possesso della loro vita fino al punto di elevarli nelle sfere divine del soprannaturale. La gloria prorompe dalle labbra e i doni divini dello Spirito traboccano e sgorgano in maniera naturale da tutti coloro che esperimentano il compimento della promessa del Redentore.

Le « lingue » della Pentecoste sono uguali alle « lingue » dei fedeli di Samaria, di Cesarea, di Efeso; la gioia e la potenza spirituale dei centoventi si ritrova ed appare con i medesimi segni nel mezzo dei cristiani di tutte le comunità visitate dalla potenza celeste. Il  battesimo  nello  Spirito  è  potenza,  il  battesimo  nello  Spirito  e  gloria,  il battesimo nello  Spirito è  gioia; non  è  potenza, gloria e  gioia  di  un’ora,  ma  di un’eternità. I discepoli cristiani hanno atteso in preghiera, sono rimasti fermi, ma dalla Pentecoste in poi hanno continuato il servizio cristiano nella potenza di quello che avevano ricevuto dall’Alto e che era sgorgato dall’intimo della loro vita. E’ vero che la « camera alta » e le « camere segrete » non saranno « mai » disertate dalla chiesa apostolica, ma esse serviranno soprattutto per alimentare di nuovo, per alimentare ogni giorno la potenza divina che abita nel mezzo del popolo di Dio.

Separare il battesimo nello Spirito dalla gloria e dalla potenza è tentare l’impossibile e se noi abbiamo ripetutamente sostenuto che «l’evidenza» o il «segno» del battesimo celeste è costituito dal miracolo delle «lingue», dobbiamo con maggior forza e con più autorità scritturale sostenere che la potenza e la gloria formano una medesima cosa con il battesimo dello Spirito. Ma anche quest’aspetto della vita spirituale, purtroppo, ha subito la metamorfosi provocata da una cristianità infedele che oggi, non solo tenta, ma riesce a separare il battesimo nello Spirito, dalla gloria e dalla potenza… Ma come è possibile giungere a questa tragica conclusione, se abbiamo accettato e sostenuto che la separazione è assurda, è irraggiungibile?

E’ vero, la separazione è assurda quando il battesimo nello Spirito è autentico, quando le «lingue» che sgorgano da esso sono celesti, quando la gloria che prorompe è una vera gloria, ma non è più assurda quando il battesimo è soltanto apparente e quando le lingue e la gloria procedono da cause che non hanno nessuna relazione con la potenza dello Spirito Santo oppure che hanno una relazione soltanto passeggera e superficiale. Nel dire questo abbiamo già fatto tre distinzioni in relazione al fenomeno spirituale; abbiamo ammesso l’esistenza di un battesimo autentico, reale; abbiamo ammesso l’esistenza di un battesimo apparente, originato da cause estranee allo Spirito di Dio, ed abbiamo ammesso l’esistenza di un battesimo apparente originato invece da una imprecisa interpretazione di altre e più superficiali esperienze spirituali. Nel primo, ripetiamo ancora una volta, la potenza e la gloria sono congenite; nel secondo, queste caratteristiche sono assenti e nel terzo, infine, si possono trovare soltanto in misura ridotta e in forma temporanea.

Nella metamorfosi che si è verificata nella vita spirituale d’oggi, il fenomeno purtroppo appare più frequentemente nelle due forme apparenti piuttosto che in quella reale ed autentica e perciò non dobbiamo meravigliarci che le chiese siano giunte all’assurdo risultato di separare potenza e gloria dal battesimo dello Spirito. Possiamo incontrare infatti intere folle che asseriscono di avere esperimentato il battesimo divino, ma che non manifestano le naturali caratteristiche di esso; nella vita di queste moltitudini manca la gloria, manca la potenza, manca la gioia. I credenti sono stati condotti verso un’esperienza spirituale che è stata definita «battesimo»; hanno anche esperimentate sensazioni più o meno profonde, hanno anche parlate lingue sconosciute… così asseriscono, così testimoniano…, ma dopo le emozioni di un giorno non è rimasto nulla o quasi nulla in loro e quella stessa emozione non ha prodotto alcun risultato nella loro vita e non ha recata nessuna benedizione per la chiesa o per il mondo.

E’ lecito chiedersi: E’ questo il battesimo dello Spirito Santo? Non ci sembra che assomigli a quell’esperienza divina che fece di un manipolo d’uomini incolti e poveri, un esercito poderoso capace di mettere il mondo sottosopra; non ci sembra che assomigli all’esperienza dei cristiani che attraverso i secoli hanno saputo rivivere la potenza  del   risveglio,  non   ci   sembra   neanche  che   assomigli  al   battesimo esperimentato dai pionieri del moderno risveglio della Pentecoste, ma soprattutto non ci sembra che assomigli al modello che ci è presentato dalla Scrittura. Ed invece i cristiani sono soddisfatti, sembra quasi che essi abbiano bisogno del battesimo dello Spirito come se questo rappresentasse un certificato di abilitazione ecclesiastica. Devono poter dire che anche loro hanno parlato in «lingue», anche loro hanno raggiunto il livello di questa esperienza; se non potessero dire questo si sentirebbero inferiori agli altri, menomati nella loro personalità sociale-cristiana e perciò hanno bisogno di « questo titolo ».

La loro vita è arida, il loro cristianesimo è debole, la loro personalità è realmente incompleta; ma che importa? Essi possono dire di essere stati battezzati nello Spirito. Poveri  illusi,  non  si  accorgono  che  l’incoerenza  della  loro  testimonianza  è un’atroce beffa alla loro anima; essi non ingannano altri all’infuori di loro stessi, perché sono condannati a languire in una povertà che invano cercano di coprire con i titoli di una nobiltà decaduta o mai posseduta. Un uomo battezzato nello Spirito è una fonte di potenza ed un popolo battezzato nello Spirito è un incendio in una foresta secca. Quando realmente lo Spirito satura i cuori, le anime, e può traboccare copioso ed impetuoso, la potenza del cielo si muove sopra la terra.

Le lingue, le profezie, la gloria, tutti i doni dello Spirito, i miracoli, l’evidenza del ministero e tanti, tanti altri fenomeni spirituali si trasformano in circostanze di ognuno e circostanze di ogni ora. Il credente è un braciere, la sua vita emana calore, il calore dello Spirito che è glorioso e costante, la chiesa è un incendio e le sue fiamme si vedono e si avvertono. Ma purtroppo, come abbiamo già detto, oltre al battesimo autentico, reale, esistono falsificazioni del fenomeno. La prima falsificazione è di natura umana ed è quella che nasce dalle emozioni o dalle suggestioni. Emozioni e  suggestioni possono essere  provocate o  dall’opera del ministero svolto fuori della guida dello Spirito od anche dall’attitudine errata del credente di fronte alle promesse divine.

Abbiamo già lungamente parlato di un ministero esercitato non per la potenza e nell’autorità dello Spirito, ma per capacità tecnica del ministro; torniamo sull’argomento per ripetere che esistono elementi psicologici che, abilmente sfruttati, possono  suscitare  le  più  violente  emozioni.  Oggi  molti  ministri  sfruttano  questi elementi psicologici e riescono a creare un ambiente o a produrre degli stati di animo che esteriormente possono essere confusi con una manifestazione dello Spirito.

Non è raro vedere, in questo fenomeno di psicosi più o meno collettivo, l’apparire d’un entusiasmo religioso capace di condurre i credenti, o almeno quei credenti spiritualmente più superficiali, a compiere degli atti che potrebbero essere interpretati come manifestazioni spirituali. Naturalmente, non appena questo stato artificioso di potenza spirituale si esaurisce, e si esaurisce presto perché costituito da elementi umani, poco o nulla rimane nella vita di coloro che hanno subìto l’influenza della suggestione  o  dell’emozione.  Ecco  perché  tanti  spettacoli  di  fervore  religioso rimangono fine a se stessi e perché tanti supposti battesimi di Spirito non lasciano nessun segno nella chiesa e nel credente. Quello che può rimanere è soltanto la traccia  di  un’emozione,  ma  la  potenza  divina  che  non  c’è  mai  stata  non  può certamente fare la sua apparizione per suggellare un inganno consumato dalla natura umana.

Siamo stati molte volte spettatori di queste manifestazioni di suggestione ed abbiamo notato un inequivocabile fenomeno di psicosi; i credenti sono stati condotti ad agire, mediante uno stato di eccitazione, sopra un piano imitativo che li ha resi totalmente uniformi nelle caratteristiche sensibili dei fenomeni apparentemente spirituali: le medesime invocazioni, le stesse reazioni, le identiche espressioni di glossolalia… tutto compiuto per evidente effetto della suggestione. Ci sono anche autentiche manifestazioni spirituali che non producono però i risultati che il battesimo nello Spirito «deve» produrre e questo perché queste manifestazioni sono reali esperienze nello Spirito, ma non rappresentano però quell’esperienza che la Scrittura definisce «battesimo nello Spirito». Oggi anche i cristiani sono diventati frettolosi; vogliono tutto velocemente.

I discepoli, prima della Pentecoste, avevano fatto molteplici esperienze spirituali; erano entrati in un mondo nuovo, in un mondo meraviglioso e le realtà celesti erano diventate familiari alla loro coscienza. Però essi sapevano bene che l’autorità ministeriale che avevano ricevuta non era ancora il battesimo; sapevano bene che la rivelazione di Cristo e del Suo ministero non era ancora il battesimo; sapevano bene che il soffio del Redentore risorto sul loro viso non era ancora il battesimo.         Ognuna di queste esperienze aveva in se stessa il suggello del soprannaturale e in esse i discepoli avevano ricevuta gioia, potenza, allegrezza, ma la loro aspettativa non si era esaurita; i centoventi nell’Alto Solaio continuarono ad attendere e a pregare fino al compimento reale, totale, della promessa divina.

Certo è più semplice ed e anche più sbrigativo chiamare « battesimo » le varie visitazioni iniziali dello Spirito; non si deve attendere, non si deve lottare in preghiera e qualsiasi esperienza è sufficiente quando si cerca di ottenere semplicemente un titolo ecclesiastico. Se vogliamo ammettere che queste esperienze possano essere definite «battesimo» nello  Spirito, dobbiamo ammettere che  sono  battesimo per «aspersione» e non per «immersione».

Queste esperienze infatti stanno al battesimo nello Spirito esattamente come le gocce stanno al fiume nel quale possiamo e dobbiamo totalmente immergerci; ma se i cristiani sono disposti a chiudere gli occhi sulla differenza che esiste fra «aspersione» ed «immersione» allora possiamo anche accontentarci di questi battesimi approssimativi, superficiali, passeggeri. Non crediamo affatto che  questi termini possano menomare le esperienze spirituali del credente, perché se è vero che il battesimo nello Spirito è presentato dalla Scrittura come l’esperienza spirituale apportatrice della pienezza della potenza divina, deve essere anche vero che tutte le esperienze precedenti a questa e distinte da questa, devono essere considerate almeno cronologicamente precedenti al reale battesimo nello Spirito.

Rimane però da chiarire un punto: – Come può nascere l’equivoco fra esperienze spirituali contrassegnate da caratteristiche o segni inconfondibilmente diversi? Nell’ipotesi  precedente  questo  interrogativo  non  esiste  perché  ovviamente quando si parla di emozioni o suggestioni si accetta anche la probabilità che questi stati interiori possano provocare artificialmente anche le manifestazioni esteriori, ma nel caso che stiamo esaminando ora non esistono condizioni di alterazione e quindi come può un errore d’interpretazione far scorgere segni e manifestazioni che dovrebbero esistere soltanto in un reale, autentico «battesimo nello Spirito»? La domanda è complessa e la risposta è impegnativa, ma non vogliamo per questo  fare  cadere  l’argomento ed  anche  senza  affrontare  il  problema nei  suoi molteplici sviluppi, desideriamo fornire la « nostra » risposta.

Noi crediamo che «ogni» esperienza spirituale provoca fenomeni spirituali perché crediamo   che   quando   la   personalità  naturale   viene   elevata   ad   un   livello soprannaturale si verificano immancabilmente reazioni evidenti e sensibili che possono appunto essere definite segni o manifestazioni. Naturalmente le caratteristiche di queste reazioni non sono sempre uguali, anzi si differenziano per fisionomia e per durata. Per classificare le esperienze od i fenomeni dello Spirito è indispensabile una «conoscenza» esatta delle reazioni o delle manifestazioni o, meglio ancora, è indispensabile un «discernimento» interiore che, purtroppo, è retaggio soltanto di pochi. Quando la conoscenza od il discernimento difettano si può facilmente creare confusione nella classificazione delle manifestazioni spirituali e definire segni evidenti del battesimo nello Spirito quelli che invece sono soltanto fenomeni transitori e superficiali di una diversa esperienza spirituale.

Per essere più accessibili desideriamo trasportare l’argomento sopra un piano pratico. La Scrittura, nel descrivere il miracolo delle «lingue» nel battesimo nello Spirito si esprime costantemente con queste parole: «presero a parlare lingue straniere». Non è difficile comprendere che questo segno soprannaturale si manifesta attraverso un reale «favellare» ed il credente che lo esperimenta «parla» , «discorre», «conversa». E’ una lingua nuova, arcana, che viene esercitata ed è un discorso che viene tenuto e perciò si deve udire varietà di parole, diversità di frasi, successione di vocaboli. Quando  colui  che  parla  balbetta  soltanto  alcuni  monosillabi  che  ritornano meccanicamente e con monotonia sulle sue labbra, non si può affermare che egli si sta esprimendo in una «nuova lingua», ma tutto al più si può ammettere che egli si sta avvicinando al mondo dello Spirito ed incomincia perciò ad articolare una favella che dovrà parlare nel futuro.

Ritorniamo ancora alla Scrittura per approfondire il nostro argomento: Il battesimo nello Spirito, come è stato detto ripetutamente, viene descritto come un autentico riempimento e perciò i segni carismatici vengono presentati sotto il profilo esemplificativo del «traboccare» del vaso; la gloria, la potenza, i segni soprannaturali traboccano dalla vita del credente battezzato nello Spirito per un processo spontaneo e naturale. Non possono traboccare soltanto per un’ora e soltanto una volta perché un vaso pieno è e rimane un vaso pieno; ogni piccolo movimento deve farlo traboccare… invece oggi incontriamo credenti che hanno manifestata l’esuberanza di un’ora ed hanno esperimentati i segni carismatici soltanto una volta eppure affermano di essere stati battezzati nello Spirito.  Noi crediamo che sia più logico pensare che essi hanno partecipato un fenomeno collettivo  ed  impersonale  piuttosto  che  pensare  ad  un  «battesimo»  passeggero. Quando lo Spirito scende, quando i profeti profetizzano, quando la presenza divina e viva e sensibile, tutti possono essere investiti e tutti possono avere e realizzare fenomeni transitori, ma soltanto coloro che vengono riempiti dallo Spirito in maniera totale e permanente possono essere definiti battezzati.

Il battesimo nello Spirito conferisce una gloria duratura, conferisce una vita carismatica costante. Noi pensiamo che il «segno» è realmente un segno, quando però il battesimo appare  in  tutta  l’evidenza della  sua  soprannaturalità celeste.  Si  deve  vedere  la potenza divina,  la  gloria  di  Dio;  soprattutto si  deve  vedere  la  fisionomia d’una esperienza che lascia nel credente, e quindi che porta nella chiesa, la manifestazione di quell’autorità celeste che non può andare disgiunta dal battesimo divino. Se un credente ha articolato, balbettando alcuni suoni incomprensibili, se ha esperimentato  fenomeni  spirituali  di  fervore,  quasi  di  estasi,  se  durante  questi fenomeni ha compiuto azioni che possono essere definite di natura spirituale, ma se con questo, oltre questo e dopo questo, non appare l’evidenza gloriosa e costante della potenza divina, noi concludiamo che certamente egli ha realizzate esperienze spirituali, ma non ha esperimentato il battesimo nello Spirito Santo.

La conseguenza è quella che abbiamo descritta all’inizio di questo capitolo: un popolo che proclama di aver esperimentato il battesimo dello Spirito ed offre soltanto lo spettacolo della propria desolante povertà spirituale. L’atmosfera soprannaturale, la vita miracolosa, la potenza divina, l’autorità celeste sono assenti dal seno di questo popolo il quale ostenta i propri titoli, che risultano però essere titoli falsi. La promessa divina però è ancora attuale e la Pentecoste è una data che non è tramontata; il battesimo nello Spirito è offerto dal Redentore divino a tutti coloro che sono disposti ad ascoltar Lui e a seguir Lui, soltanto Lui. Forse è necessario compiere il più eroico atto di rinuncia, quello del manto della propria religiosità, e forse bisogna accettare la più profonda delle rivoluzioni spirituali, quella che può cambiare concetti, schemi, tradizioni, ma la promessa è qui, oggi come ieri, attuale per tutti i cuori sinceri.

Il battesimo nello Spirito, nell’evidenza della sua manifestazione soprannaturale, è il solo che può, in maniera decisa e precisa, rivelare tutte le falsificazioni esistenti nel  seno  della  cristianità e  può  metterle al  bando nello  splendore  della  propria luminosa autorità. Noi crediamo alla Pentecoste; noi crediamo che la Pentecoste tornerà oggi ad infiammare ed illuminare il mondo; noi crediamo che esistono già molti cristiani che hanno realizzata l’esperienza della Pentecoste e crediamo infine che soltanto il ripudio di una falsa pentecoste riporterà la pienezza dell’esperienza divina nel seno della cristianità di questa generazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DOVE’ LO SPIRITO…

2 Corinzi 3:17-18  –  (Studio schematico del soggetto).

INTRODUZIONE: Dalle parole di Paolo è facile concludere che lo Spirito può esserci e  può  «non» esserci,  come  pure  può  esserci pienamente o  può  esserci parzialmente. La presenza dello Spirito non è indicata dagli elementi esteriori della vita religiosa perché anche dove sono presenti chiesa, organizzazione, programmi ecclesiastici, liturgia  e  quindi cantici, preghiere, sermoni… lo  Spirito può  essere assente. Ovviamente in questo non infrequente caso, tutto quello che viene manifestato è soltanto formale, ipocrita e falso.

La presenza dello Spirito è indicata in maniera inequivocabile dagli effetti che lo Spirito produce e che non sono, come alcuni credono, quei fenomeni di vigore fisico che emergono anche dove lo Spirito è assente. Le emozioni violente, i gridi ed i gorgheggi, i sermoni dinamici non possono essere presi come punto di riferimento per individuare la presenza dello Spirito perché molte volte queste manifestazioni servono soltanto per riempire il vuoto desolante che esiste per la totale assenza dell’Ospite divino.

Dov’è lo Spirito, afferma Paolo, sono presenti gli effetti dello Spirito e cioè: «libertà» «gloria» « potenza».

1) IL PRIMO EFFETTO DELLO SPIRITO: LIBERTÀ’ (Dov’è lo Spirito ivi è «libertà»)

  1. a) Lo Spirito conferisce libertà dagli schemi liturgici e dalle formalità ecclesiastiche.

NOTA:  La  potenza  e  la  guida  dello  Spirito  liberano  dalle  forme  e  dalle consuetudini e  permettono al  credente  di  muoversi  nelle  sfere  soprannaturali e celestiali. Nello Spirito c’è varietà di temi, originalità di azioni, soprattutto potenza di sostanza perché la meccanicità, l’imposizione, la regola vengono superate nella manifestazione della libertà.

  1. b) Lo Spirito conferisce libertà dalle limitazioni e dalle soggezioni naturali. NOTA: Il timido e l’incolto trovano fonte di franchezza e di sapienza nella potenza dello Spirito. Essi possono esercitare liberamente il ministerio cristiano fuori dalle catene delle loro limitazioni naturali.
  2. c) Lo Spirito conferisce libertà dalle servitù morali e spirituali.

NOTA: L’effetto più evidente dello Spirito è quello della «redenzione». Il credente che vive nello Spirito o la chiesa «dov’è lo Spirito» realizzano totalmente quella libertà cristiana che mantiene fuori e sopra le tendenze peccaminose della vecchia natura. Vizi, passioni, peccato, mondanità non dominano e non possono dominare quelle chiese nelle quali è presente, realmente, lo Spirito.

2)   IL   SECONDO   EFFETTO   DELLO   SPIRITO:   «GLORIA»  «…e   noi   tutti contemplando a faccia scoperta la gloria»…») (oppure, secondo altra versione: « …e noi riflettendo, a mo’ di specchio, la « gloria »…)

  1. a) Lo Spirito ci fornisce una visione della gloria celeste e noi possiamo contemplare il divino.

NOTA: Dov’è presente lo Spirito è presente Dio; dov’è presente Dio noi possiamo contemplare la gloria di Dio. Quando Iddio è veramente presente fra il Suo popolo, tutto è gloria, tutto è splendore, tutto è bellezza ogni riunione, ogni programma, ogni attività si traducono in meravigliosi spettacoli di gloria.

  1. b) Lo Spirito appare glorioso attraverso la nostra vita e noi tutti riflettiamo, come specchi, la gloria di Esso.

 

NOTA: Come Mosè rispecchiava lo splendore e la gloria di Dio, così i credenti che vivono dov’è lo Spirito riflettono Iddio. Dio appare sui loro volti, Dio si ode nelle loro parole, Dio si vede nella loro vita.

Un popolo povero, incolto, incapace si trasforma semplicemente in una lastra argentata e tutto quello che appare in esso è gloria, la gloria dello Spirito di Dio. La sapienza, la potenza, l’autorità, il coraggio, i doni dello Spirito, i ministeri soprannaturali… sono e diventano le particolari caratteristiche della gloria riflessa dai fedeli; essi non hanno più la loro bellezza, ma la bellezza dello Spirito; la loro cultura, ma la cultura dello Spirito; la loro forza, ma la forza dello Spirito.

3) IL TERZO EFFETTO DELLO SPIRITO: « POTENZA » (siamo « trasformati » alla stessa immagine).

  1. a) Lo Spirito esercita una potenza che trasforma.

NOTA: La presenza dello Spirito non può avere soltanto un aspetto teorico, ma deve avere sempre un risultato pratico; lo Spirito trasforma, deve trasformare continuamente la vita dei credenti e delle chiese. Dove c’è vita stazionaria, dove la religione si è paralizzata e la chiesa si è cristallizzata, lo Spirito non è presente.

  1. b) Lo Spirito trasforma all’immagine di Dio

NOTA: L’evoluzione che si compie per la potenza dello Spirito è vera evoluzione e cioè è parabola ascensionale. Molte chiese si trasformano giornalmente, ma la loro trasformazione è involuzione perché è una discesa progressiva verso il mondo, verso il peccato.

Lo Spirito trasforma mediante quella potenza che elimina gli elementi terreni e peccaminosi e quindi eleva nelle sfere del vero, del bene, del bello; dov’è lo Spirito l’opera della santificazione è costante e profonda e la chiesa non rinnega le vittorie del passato, ma le esalta attraverso la ricerca audace ed entusiastica delle vittorie del presente e del futuro.

CONCLUSIONE: Lo Spirito è una realtà concreta della rivelazione cristiana ed Esso rappresenta, in modo assoluto, la sussistenza della chiesa. Dov’è lo Spirito è anche  la  chiesa  o  meglio  è  la  chiesa  cristiana  nel  significato  intero  di  questa definizione, ma dove lo Spirito è assente la chiesa è soltanto formale ed esteriore. La scienza psicologica insegna che il debole è fatalmente influenzato dal più forte e noi possiamo valerci di questo insegnamento per affermare che soltanto quando lo Spirito è il più forte nella chiesa e nella vita, il nostro cristianesimo è realmente celeste. Quando lo Spirito è assente il più forte è inevitabilmente l’elemento materiale cioè il mondo, la natura umana, e l’influenza esercitata da questo elemento non può fare altro che ridurre la chiesa ad una organizzazione religiosa mondana e formale.