di Agostino Masdea – “…avendo uno stesso amore, un solo accordo e una sola mente; non facendo nulla per rivalità o vanagloria, ma con umiltà”. Filippesi 2:2-3
La chiesa di Filippi era stata fondata da Paolo nel suo secondo viaggio missionario. Quando Egli scrive questa lettera, si trovava a Roma, prigioniero a causa della fede. La chiesa di Filippi, venuta a conoscenza di questa situazione mandò a Paolo un’offerta, un sostegno economico per i suoi bisogni.
In questa chiesa non sembra ci fossero problemi dottrinali, ma certamente c’erano problemi nel rapporto tra alcuni credenti. Ecco perché più volte Paolo insiste sulla necessita dell’amore reciproco, del rispetto, dell’armonia e dell’umiltà. Immaginate che questi propositi fossero attuati non solo nella chiesa, ma anche nelle famiglie; crollerebbero drasticamente separazioni e divorzi.
Il problema è che spesso noi facciamo le cose per attirare l’attenzione delle persone su di noi. In questi tempi i social hanno rivoluzionato lo stile di vita e la “social-dipendenza” è un fenomeno crescente. Un “mi piace” è diventato più importante di un gesto d’amore e questa è una trappola in cui rischiamo di cadere e rimanerne prigionieri.
Se facessimo le cose non per dimostrare o convincere qualcuno ad apprezzarci, ma per condividere l’amore ricevuto, la nostra vita sarebbe più gratificata e renderemmo più felice quella degli altri. Uno dei versi che ha cambiato la mia vita è Giovanni 17:23. Gesù sta pregando e dice al Padre: “Io sono in loro e tu in me, affinché siano perfetti nell’ unità, …e Tu li hai amati, come hai amato me.”
Pensa quanto Dio ci ama! Ecco dunque la vera motivazione: non la ricerca di notorietà, apprezzamento e visibilità, ma il fatto che sono già amato in questo modo incredibile e possono condividere questo amore! È ciò che alla fine ci gratifica veramente.