Ehi Dio! Ci sei?

di Frank Foglio  –  Bellissima testimonianza di una famiglia italiana emigrata in America   –  Era il 1925; la mia famiglia, la famiglia Foglio, italiani emigrati in America del nord in Pennsylvania, ci trasferimmo dalla nostra abitazione in una grande fattoria, con novantacinque acri con una grande casa colonica. Un giorno, papà fece una proposta a un uomo di colore, un certo Slim Hopper. Che se avrebbe arato la nostra terra per un compenso non troppo alto, avrebbe ricevuto prodotti agricoli in abbondanza oltre a frutta e bacche. Slim fu d’accordo e subito dopo sua moglie comparve sulla scena. Una bella negra alta con voce molto piacevole, la signora Hopper aveva un’indole molto pacifica che la rendeva diversa da ogni altra persona da noi conosciuta. Accettò di aiutare la mamma ad accudire i bambini, dieci per la precisione a pulire la casa e a cucinare, a patto che le permettesse di usare un pezzetto di terra da lei scelto per farne un orticello. Mio padre fu d’accordo e lei camminò quasi per tutta la tenuta, fermandosi ogni tanto per chinare la testa e poi guardare il cielo.

Tornando verso casa, si fermò in un apprezzamento di terreno presso un ruscello. Restò in piedi con la testa china per alcuni minuti, poi rivolse gli occhi al cielo e disse qualcosa. Quindi fece ritorno a casa disse: “prendo la terra vicino al ruscello”. “Tu sei matta, donna. Quella terra è pessima. Non ci cresce niente, neanche le erbacce” – Le disse mio padre – “La prendo lo stesso”, rispose lei. Quell’apprezzamento produsse di più di qualsiasi altra parte della tenuta. Papà non riusciva a spiegarselo. L’anno dopo, papà le disse che rivoleva quel pezzo di terra per un motivo particolare e che lei avrebbe dovuto scegliersene un altro. Lei seguì lo stesso procedimento della prima volta e dopo un bel po’ prese la sua decisione. C’era da immaginarselo! Quel terreno diede frutti più abbondanti di ogni altro apprezzamento di tenuta. Mio padre non riusciva a capire. E neanche noi.

Servivamo la nostra religione con tutta la mente, con tutto il corpo e con tutta l’anima. Era tutto ciò che sapevamo fare. Era cara ai nostri cuori. Rispettavamo i santi, celebravamo le loro ricorrenze e avevamo fede. Ci era stato garantito con assoluta certezza che eravamo salvi. Qualunque cosa fosse successa, in cielo ci saremmo andati comunque. E vi credevamo. Credevamo con sincerità, ma questo non era certo sufficiente per Dio. Lui aveva un piano differente per la nostra salvezza, diverso dal modo in cui stavamo vivendo. Dio ci rivelò il Suo piano una domenica pomeriggio in modo estremamente commovente. Eravamo a casa aspettando che si cuocessero gli spaghetti. Questo è un momento eccitante nella vita di ogni italiano: la pentola è sulla stufa, l’acqua per gli spaghetti sta per bollire e la salsa è squisita. Non è proprio quello il momento di rimandare il pranzo per il quale la famiglia ha atteso tutta la mattinata e parte del pomeriggio. Ma quel giorno era destinato che ci doveva essere un rinvio. Tutto cominciò con una bussata alla porta.

Prima che uno di noi avesse avuto il tempo di andare ad aprirla, essa si spalancò e dodici estranei fecero irruzione nella nostra casa. Ognuno di loro portava un piccolo libro nero. Noi non conoscevamo loro e loro non conoscevano noi, ma si presentarono immediatamente. Erano i Montecalvo, un’altra famiglia italiana simile alla nostra: madre, padre e dieci figli. Dissero che avevano ricevuto il battesimo nello Spirito Santo e che Dio li aveva inviati a cercarci sebbene non sapessero i nostri nomi. Avevano viaggiato molte miglia per venire a insegnare a noi, alla famiglia Foglio, la Parola di Dio. Il piccolo libro nero che ciascuno dei Montecalvo portava con sé era una copia del Nuovo Testamento, il libro che a noi cattolici era proibito leggere. Eravamo membri della chiesa di Our Lady of Lourdes, una meravigliosa chiesa cattolica.

Ma padre McCasshin diceva sempre che non dovevamo leggere quel libretto nero. Ci aveva detto: Se volete saperne qualcosa, portatelo qui. Io velo leggerò, ve lo interpreterò e ve lo conserverò”. Cosa potevamo fare ora? Eravamo là, presi in trappola da questa improvvisa invasione della nostra casa e non c’era nessuna via d’uscita. I figli dei Montecalvo affrontarono me e i miei fratelli. Le figlie cominciarono ad occuparsi delle mie sorelle. La madre si occupava di mia madre. Nessuno si avvicinò a mio padre, che, sebbene fosse alto soltanto un metro e cinquanta, era uno degli uomini più violenti che io abbia mai conosciuto. Non aveva paura di niente. La parola paura, infatti, non esisteva proprio nel suo vocabolario. Bestemmiava Dio. Bestemmiava gli angeli. Bestemmiava i preti, chiamandoli per nome. Bestemmiava il papa e bestemmiava il diavolo. Bestemmiava tutti e tutto. Quando non c’era nessun altro in giro su cui vomitare il suo veleno, lo indirizzava verso la moglie e i figli. Il diavolo non lo voleva e, credo, il Signore neppure. Aveva la sua religione che considerava nell’odiare tutto e tutti.

Quando quella gente invase la nostra casa, la sua mente concepì un solo pensiero: avevano oltrepassato i confini della sua proprietà. Questo gli dava il diritto di caricare il suo fucile da caccia a due canne e dar loro una vera lezione. Si avvicinò verso l’angolo della stanza dove nascondeva le armi da fuoco, vi giunse prima mia madre che aveva intuito le sue intenzioni, ed agguantò il fucile. Mia madre lo fermò mentre lui imbracciava l’arma. Quegli invasori armati della Bibbia non avevano paura del mio papà né del suo fucile. Lo ignoravano come un cane che abbaia ma non morde. Egli li maledisse. Disse cose che nemmeno una persona che non è salvata penserebbe di dire. I Montecalvo lo ignorarono del tutto, mentre continuavano a parlaci di Gesù e a leggere dai loro piccoli libri neri. “Voi dovete rinascere”, ci dissero. “voi dovete essere ripieni di Spirito Santo. Voi dovete essere battezzati per immersione. Voi siete stati soltanto aspersi con l’acqua”. Parlavano di tutto con grande coraggio. Ci parlarono di Gesù Cristo, della Crocefissione, del Salvatore risorto. Dissero che Cristo vive ancora oggi. Maria è una donna meravigliosa ma non eclissa Gesù Cristo. Non è più nobile del nostro Signore e Salvatore. Dio la usò. L’immacolato concepimento portò alla nascita Gesù, il Cristo. Credevano fermamente in quello che predicavano, ed erano molto abili. Quella fu la prima volta nella storia della famiglia Foglio che i figli non avevano niente da dire.

Come si poteva replicare quando non si capiva di cosa stava parlando l’altra famiglia? Cos’è lo Spirito Santo? Avevamo sentito parlare dei fantasmi che volano in giro avvolti in lenzuoli bianchi. Cosa significa parlare in lingue? Noi parliamo italiano e inglese. Non avevamo bisogno di imparare nessun’altra lingua. Cos’è la certezza di andare in cielo? Quella noi ce l’avevamo. Qualcuno fosse la mancanza da noi commessa, un po’ di penitenza, ed eravamo per la nostra strada: va’ a confessarti, mettiti la coscienza a posto e fa peggio la settimana dopo. Non volevamo una nuova religione. Non volevamo sentire parlare d’altro. Ma quella famiglia era tanto versatile nella Bibbia, tanto piena della potenza dello Spirito Santo Dio, che noi dovemmo ascoltare. C’era qualcosa in loro e nel modo in cui spiegavano la Bibbia che teneva la nostra attenzione come una gigantesca morsa stringe con forza un pezzo d’acciaio. Non potevamo discutere con loro perché non avevamo le armi con cui confutare quello che dicevano. E così ci limitavamo a stare seduti, ammutoliti. Potevamo ascoltare ma non potevamo replicare mentre ci spiegavano il piano della salvezza per mezzo della potenza di redenzione di Gesù Cristo.

Erano tanto eccitati, tanto convinti in Cristo, che noi non potevamo fare a meno di bramare di più la Parola. Mia madre fu la prima e la sola a riacquistare la capacità della parola, e a difendere le credenze religiose della sua famigliola. Con il rosario stretto in mano disse: “Un minuto!” Anche lei era alta un metro e cinquanta. “Un momento! Aspettate! Non cercate di farci ingoiare questa vostra pazza religione. Non ditemi che la nostra fede non è la vera fede”, “No!” dissero. “Non lo è”.”Be! Non cercate di dirmi che ho torto.” “Sì! hai torto”, Mamma disse: “Non parlate male di Maria, la madre di Dio”. “Lei non è la madre di Dio”. Quella gente aveva un bel coraggio. Parlava in difesa di ciò che credeva e non aveva nessun rimorso a contestare le credenze di una devota cattolica romana. Ma neppure mia madre si arrendeva. “Non dimenticate”, disse, “che voi avete parlato male di San Pietro. Egli fu il primo papa. Non vi azzardate nemmeno di nominare il suo nome”. In tutta la sua vita non ho visto mai mia madre arrabbiata. E’ stata sempre un essere docile, timoroso, vacillante. Papà la picchiava una volta alla settimana tanto per rammendarle che lui era in giro. Ma d’un tratto ecco che difende la sua famiglia, difende le sue credenze.

E’ una cosa ammirevole. Dio sia lodato! Tu ed io saremo presto chiamati a dar conto di noi stessi. Ciò che crediamo sarà messo a dura prova. Non rilassarti. Non credere che ti spunteranno le ali e che potrai volar via, che potrai evitare tutto. Assisterai presto alla scena più importante ed è bene che la tua fede sia forte abbastanza per affrontare gli eventi che si preparano. La fede di mia madre era invincibile mentre infuriava la battaglia con i Montecalvo a casa nostra. Li accusò di disprezzare i santi, i papi, e le credenze della chiesa cattolica. Anche i Montecavolo mantenevano le loro credenze e avevano dalla loro parte lo Spirito Santo che li rendeva più forti. Alla fine la madre dei Montecavolo fece cenno a tutti di far silenzio e allora attaccò lei. “Ora, state tutti a sentire”, disse. “Vi dirò esattamente come stanno le cose. In primo luogo la sola strada per arrivare a Dio è Gesù Cristo, Suo Figlio. Poi, la cosidetta madre di Dio, Maria. Vi dirò qualcosa su di lei. Era una donna meravigliosa. Dio ne fece uso. Lei concepì Gesù ad opera dello Spirito Santo. E ora lasciate che vi legga dal Nuovo testamento nella stanza di sopra”. Lesse quel che è scritto negli Atti degli Apostoli, 2:1-4 “E come il giorno di Pentecoste fu giunto, tutti erano insieme nel medesimo luogo. E di subito si fece dal cielo come un suono come di vento impetuoso che soffia, ed esso riempì tutta la casa dove essi sedevano.

Ed apparvero loro delle lingue di fuoco che si dividevano, e se ne posò una su ciascuno di loro. E tutti furono ripieni di Spirito Santo, e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava loro d’esprimersi”. Smise di leggere, e prima che qualcuno avesse l’opportunità di dire qualcosa, spiegò: – Essi si trovavano nella stanza di sopra quando questo accadde. Leggete Atti 1:13-14 in cui è scritto che “salirono nella sala di sopra ove solevano trattenersi Pietro e Giovanni e Giacomo e Andrea, Filippo e Toma, Bartolomeo e Matteo , Giacomo d’Alfeo, e Simone lo Zelota, e Giuda di Giacomo. Tutti costoro perseveravano di pari consentimento nella preghiera, con le donne, e Maria, madre di Gesù, e coi fratelli di lui”. Non avevamo mai sentito parlare della sala di sopra. Però ascoltavamo a bocca aperta, trattenendo ciascuna parola come se fosse stata un gioiello scintillante che non volevamo farci scappare. Mentre eravamo ancora in sbalordito silenzio, la signora Montecalvo sorrise con infinita dolcezza a mia madre e lei disse: “Sono contenta che tu abbia fatto il nome di Pietro, il vostro prima papa. Dovete sapere che secondo la Bibbia egli fu uno dei primi pentecostali. E lo era anche Maria, la madre di Gesù”.

Mentre la madre parlava, i figli dei Montevalvo mostravano a me e ai miei fratelli e alle mie sorelle quello che la madre aveva letto nei libretti neri. Non lo potevamo negare. Era tutto là, scritto nella Bibbia. “Ah!” Maria, la madre di Dio, anche lei ha avuto il battesimo nello Spirito Santo. Maria! Maria, che noi vedevamo sempre col bambinello in braccio”. Mia madre disse: “Maria! Anche lei è come voi altri? Hm! E’ veramente tragico!” Della gente completamente estranea era entrata in casa nostra, aveva stabilito una testa di ponte ed aveva continuato ad avanzare abbattendo i nostri castelli di sabbia, Ci disarmarono del tutto grazie all’amore di Dio e alla Sua unzione nella loro vita. Eravamo completamente indifesi. Non potevamo difenderci perché non sapevamo di che si trattasse. Quando ebbero finito di parlarci di Gesù Cristo e del piano di salvezza per mezzo della Sua forza di redenzione, usarono un tratto di impareggiabile strategia. Dissero “Preghiamo”. Preghiamo? Si può essere più furbi di così? Non si può dire di no al suggerimento di pregare se si afferma di essere cristiani professanti. Si inginocchiarono. Anche a noi non restava altro da fare che inginocchiarci. E così facemmo. Ora tu penserai che chiudemmo gli occhi per pregare. Invece no. Come potevamo essere sicuri che non avrebbero messo le ali e volato via per la stanza? Mentre pregavano, emettevano degli strani suoni sottovoce, come se stessero bisbigliando in una lingua incomprensibile. Mio padre camminava furiosamente avanti e indietro per la stanza, bestemmiando e coprendo di ingiurie Dio e tutti gli altri.

Nel corso di quella preghiera accadde qualcosa che mi toccò il cuore. Il vecchio signore, il padre dei Montecalvo, alzò gli occhi al cielo, stese le braccia a Dio e disse: “O Dio, perdonali. O Dio, apri le loro menti e i loro cuori. Che l’amore li riempia e si rendano conto del loro stato di perdizione. Fa loro comprendere che sono lontani da te. O Dio, noi li amiamo. Dio, aiutali a comprendere”. Lacrime scorrevano giù per le guance. Quanta compassione! Quanto amore! Non ci conoscevano nemmeno, eppure piangeva per noi. Qualcosa mi accadde. Pur essendo un ragazzo di soli dodici anni, sentii che un cambiamento era avvenuto nella mia vita. C’era in me qualcosa di nuovo, che mi dava un senso di benessere, come un tuffo in uno specchio d’acqua fresca, in un’afosa giornata estiva. Mi sentivo pulito e ristorato in tutta la persona. I Montecalvo terminarono la preghiera con un sonoro “amen” e se ne andarono lasciandoci dodici dei loro libretti neri. La sopportazione di mia madre era giunta al limite. Si girò rapidamente, corse su per una gradinata di diciassette scalini e sbatté la porta dietro di sé. Potevamo sentire ch’era nella sua camera da letto. Era urtata con Dio. Non pregava. Stava praticamente aggredendo Dio con le sue urla. “Ehi, Dio! Guarda! Dio, ascoltai. Intendi dirmi che tutti questi anni mi sono sbagliata?” Noi altri Foglio eravamo in fila nel salotto proprio all’ingresso della scalinata e, sebbene la porta che dava sulle scale fosse chiusa, potevamo sentire lo stesso il trambusto. “Dio! Intendi dirmi che tutti questi anni ho guidato la mia famiglia sulla strada sbagliata? Dio!”

Percuoteva il pavimento con i pugni. “Dio! E’ vero quello che hanno detto? Che devo rinascere? Che devo essere battezzata nello Spirito Santo? E che devo produrre strani rumori come quelli emessi da quella gente mentre pregava? Mia madre aveva ragione. Mentre pregavamo producevano suoni molto ridicoli. Non parlavano inglese. Non parlavano italiano. Parlavano un’altra lingua. Noi non la capivamo. Mia madre stava ancora parlando con Dio nella sua camera da letto, “Ehi, Dio” Se devo ricevere il Battessimo nello Spirito Santo, lo voglio adesso. Voglio che Tu, Dio, me lo dia proprio ora. “Smise di parlare. Subito dopo avemmo l’impressione che ci fossero cento persone lassù. Sembrava che mia madre avesse ora la propria “sala di sopra” come a Pentecoste. Non sembrava più che ci fosse solo un piccola donna. Sentivamo che emetteva quei suoni ridicoli e strepitava. Pensai: “Oh, Dio mio, avrà ridotto i suoi vestiti a brandelli. Si sarà tirata i capelli alla radice. Sì, lo avrà fatto di certo”.

I suoni che stava emettendo, il battere e pestare sul pavimento, potevano essere sentiti per tutta la casa. Non so perché cercai di far l’eroe. Pensai che avrei fatto bene ad andare su a vedere cosa faceva mamma. Afferrai il pomo della porta che conduceva alla scalinata, aprii la porta una sessantina di centimetri; ma c’era un vento terribile impetuoso che soffiava su per le scale fin dentro alla camera di mamma e poi riscendeva giù per le scale. Cozzò contro la porta, me la strappò dalle mani e la fece chiudere violentemente. Non un alito di brezza soffiava da nessuna parte, né fuori né dentro, eccetto per la scala e nella camera da letto di mamma. Quando quella porta sbatté tanto violentemente, diventammo bianchi. Sapevamo che qualcosa di soprannaturale stava succedendo e avevamo paura. Accipicchia che paura che avevamo! Aspettammo. Subito dopo sentimmo che mamma scendeva le scale. Trattenemmo il respiro. Finalmente la porta si aprì e mamma entrò nel salotto. Non ci era mai apparsa tanto bella. Era avvolta in una luce intensa. E in tutta la mia vita non ho mai visto nessuno con un’espressione così estatica. Un sorriso le copriva il volto da un orecchio all’altro. Si avvicinò a papà e cerco di dirgli qualcosa, ma dalla sua bocca le uscivano solo quei buffi suoni. Papà disse: “Ah, è matta! Abbiamo perduto la nostra mamma. E’ matta”. E così dicendo si allontanò da lei.

Mamma continuava a sorridere e papà continuava a indietreggiare. Lei non poteva parlare né inglese né italiano ma solo l’incomprensibile lingua dei Montecalvo. Noi ragazzi italiani cattolici la guardavamo tutti impauriti da morire. Papà non voleva avere assolutamente niente a che fare con lei. Lui non aveva paura. Lei entrò in cucina e guardò a lungo la vecchia stufa a carbone. Quelli erano tempi duri. Non potevamo permetterci una stufa migliore. Eravamo tanto poveri che la gente povera ci chiamava poveri. La stufa era rossa dal calore. L’acqua nella pentola per gli spaghetti e la salsa bollivano e perciò sarebbero dovuti traboccare. Invece non si verificò niente del genere. Mamma rimase in piedi là vicino a esaminare la situazione, a sorridere e a dondolarsi sui talloni. Credo che vedesse un angelo che si prendesse cura di tutto. Venne nel salotto, fece quel largo sorriso a tutti, e poi salì in camera sua per un altro incontro, probabilmente con cento angeli.

Finalmente si decise a scendere giù. Questa volta ci fece una predica. “Figli, ecco la verità”, disse. “Questo è reale. Questo è divino. E ora vi parlo di Gesù”. Ogni qualvolta si avvicinava a noi, dovevamo indietreggiare. Il più grande codardo dell’intera famiglia era improvvisamente diventato comandante in capo. Sentivamo la forza che emanava da lei, e la sua faccia possedeva ancora quel raggiante splendore. “Quella gente aveva ragione”, disse. “Dio mi ha parlato e me l’ha detto. Dobbiamo correggerci. Tutto il nostro modo di vivere deve cambiare. Vi farò vedere io come. Vi condurrò a Dio tramite Gesù Cristo, il Nostro Signore e Salvatore”. Apparecchiò la tavola per il pranzo. Avevamo una grande tavola. Vi si poteva sedere diciotto persone. Papà l’aveva fatta con tavolini di trenta centimetri per tre metri e sessanta – una tavola grande per una famiglia numerosa. E poi la nostra porta era sempre aperta a tutti, non importava chi fosse: cattolico o protestante, nero o bianco, tutti erano invitati a entrare e a pranzare con noi.

Avevamo fame quando mamma mise il cibo in tavola. Cominciava a farsi sera ed avevamo trascorso la maggior parte del pomeriggio ad ascoltare quella invadente famiglia, e poi c’era stato il turno di mamma. Una volta seduti alla tavola dei Foglio, con il cibo già servito, ciascuno arraffava quel che poteva. Non ci si poteva permettere il lusso di perdere tempo quando c’erano tanti ragazzi che si contendevano il cibo, senza contare mamma e papà. Ma quella sera nessuno si muoveva ad allungare le mani, quando – “Aspettate!” ordinò la mamma. “Un secondo. Nessuno tocchi niente. Voglio pregare”. Pregò mezz’ora per noi peccatori. Poi, quando ebbe finito, era tutta affannata e cominciò a parlare nella lingua dei Montecalvo e questo durò venti minuti. “Ma insomma, a che serve tutto questo?” mi chiesi. Papà aveva ragione. “E’ matta”. Era un peccato, ma qualcosa le era accaduto nella sua camera di sopra. Quello fu il pranzo più difficile che la famiglia Foglio abbia mai fatto. Facemmo fatica a mandare giù il cibo. Non sapevamo cosa poteva fare mamma in seguito e guardavamo lei invece di mangiare. Quella sera, quando arrivò l’ora di andare a letto, avvenne qualcosa che non dimenticherò mai.

Io e mio fratello George dormivamo in una camera al secondo piano; anche gli altri fratelli e sorelle dormivamo allo stesso piano, in camere che affacciavano in un vestibolo a forma di cerchio. Al piano inferiore mamma camminava sotto le nostre camere recitando il rosario e leggendo da un libro di preghiere per noi. Ci addormentavamo al suono della sua voce che ogni notte ascoltavamo fino in fondo. Ma quella sera fu diverso. Mamma aveva una voce tuonante; cosa insolita, credo, per una donna così piccola. Ma quella voce aveva una piacevole risonanza. Si fermò sotto la camera nella quale io e George dormivamo. “Ehi, Dio” disse. “Tu vedi George. Tu vedi Frank. Tu li vedi da lassù”. Potevamo sentire il dito di Dio proprio al centro della nostra schiena. “Da’ loro quello che ho ricevuto io, Dio”. Continuava a girare sotto ogni camera chiedendo a Dio di dare a ciascuno dei suoi figli ciò che lei aveva ottenuto. Alla fine arrivò sotto la camera dove dormivano lei e papà. Non disse niente. Per un periodo di tempo che sembrò quasi un minuto ci fu un silenzio; poi in quella camera al di sopra della sua testa si scatenò il pandemonio. Papà prese una scarpa e cominciò a percuotere il pavimento. “Ehi, matta, di qualcosa. Lo so che stai là sotto. Dì qualcosa, matta”. La curiosità mi vinse e così scesi giù con la scusa che volevo un bicchiere d’acqua. Mamma era già pronta a rispedirmi di sopra, quando qualcuno bussò alla porta. Era la signora Hopper che cercava del latte. Mamma era tanto felice per il suo battesimo nello Spirito Santo che non potette fare a men di parlarne alla signora Hopper. “Dio sia lodato! Sono al corrente di tutto” spiegò. “Io non faccio niente senza pregare. Dio mi guida anche quando scelgo quei pezzetti di terra per l’orto. Io prego ed essi producono in abbondanza”. “Perché non me l’hai detto prima?” domandò la mamma. “Cara, tu non avresti né accettato né capito la mia spiegazione. Ho dovuto pregare Dio che mandasse qualcuno a parlartene e Lui ha inviato i Montecalvo da tanto lontano Dio sia lodato!” Mamma fece un salto e abbracciò la signora Hopper e insieme fecero festa in Dio. Ora capivo perché gli orti della signora Hopper producevano di più di quelli di papà. Ma nei giorni e nelle settimane seguenti ci aspettavano altre e più importanti sorprese e dei gran miracoli.

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