Anche nel dopoguerra continuava ad infierire la persecuzione contro i Pentecostali, perché la circolare Buffarini-Guidi continuava ad essere in vigore, e questo nonostante la Costituzione Italiana, entrata in vigore il 1° gennaio 1948 affermasse nel 19° articolo: ‘Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume’. Nel periodo 1948-1952 in oltre ottanta diverse località d’Italia si manifestarono atti di intolleranza e persecuzione con chiusura di locali di culto, denunce all’Autorità Giudiziaria e in alcuni casi perfino abuso di autorità da parte delle forze dell’ordine. Va precisato tuttavia che nella stragrande maggioranza dei casi, la Magistratura assolveva i pentecostali denunciati per avere violato la legge.
Un esempio di persecuzione contro i Pentecostali verificatosi in quegli anni che seguirono la seconda guerra mondiale è questo che accadde a Campofiorito (Palermo) contro una piccola comunità il cui pastore era Francesco Coppola:
‘‘Fu a Campofiorito, immediatamente dopo la fine della seconda guerra mondiale, che il maresciallo dei carabinieri pagò caro e subito il prezzo per avere beffato Dio. La piccola comunità evangelica con il loro pastore, Francesco Coppola, dopo avere subito tante persecuzioni sotto il fascismo, finalmente finita la guerra e caduto il fascismo, si era cominciata a radunare, sempre in famiglia, ma pubblicamente. Ma le autorità religiose, civili e militari di Campofiorito ruggivano ancora come leoni contro gli evangelici. Continuavano a impedire loro di radunarsi, li spiavano continuamente. Appena un fratello di fuori andava a trovarli o li sentivano radunati, subito i carabinieri dietro la porta e andavano a finire in caserma.
Sembrava che le autorità di Campofiorito non avevano altro lavoro da fare se non quello di continuare a perseguitare i figliuoli di Dio in quel paese. Il fratello Francesco Coppola, un giorno pensò di scrivere a Roma presso le autorità competenti. La lettera pressoché diceva questo: ‘Siamo un gruppo di evangelici pentecostali, vogliamo radunarci per celebrare il culto assieme, ma non ci viene permesso dalle autorità del nostro paese. Vogliamo sapere se siamo liberi di poterci radunare o no. Aspettiamo una cortese e sollecita risposta’.
Passarono alcuni mesi prima che arrivasse la risposta. I fedeli continuarono a radunarsi clandestinamente. Una sera mentre erano radunati presso una famiglia con la porta chiusa, mentre celebravano il culto, sentirono bussare alla porta. Il padrone di casa aprì e trovò dietro la porta il maresciallo dei carabinieri coi suoi uomini che presto fecero irruzione. Al che il fratello Coppola rispose: ‘Fateci concludere prima il culto e poi dove ci volete portare ci portate’. Così continuarono il culto e alla fine li portarono tutti in caserma, dove c’era ad attenderli il sindaco, il sacerdote, il collocatore e il farmacista. Quindi alla presenza dei suddetti, il maresciallo con molta boria cominciò ad interrogare il fratello Coppola dicendo: ‘Cosa facevate radunati?’ – Stavamo adorando l’Iddio del cielo’, rispose il fratello Coppola. Al che replicò il maresciallo: ‘Questo vostro Dio se lo incontrassi lo strangolerei’. Fu subito ripreso dal fratello Coppola: ‘Deve sapere che l’uomo non ha il potere di strozzare Dio, ma è Dio che ha il potere di strozzare l’uomo’. Ma il maresciallo continuò a parlare con disprezzo, prese un carteggio in cui c’era una lettera che diceva che Francesco Coppola era libero di potersi radunare coi suoi correligiosi. Ma nonostante aveva ricevuto comunicazione che gli evangelici erano liberi di potersi radunare liberamente, il maresciallo continuava a rimproverarli e a minacciarli. Al che il fratello Francesco Coppola rispose: ‘Se nella lettera c’è stato mandato a dire che siamo liberi di poterci radunare per pregare Dio, perché lei continua a minacciarci e a rimproverarci?’ Di nuovo il maresciallo gli disse: ‘Questo vostro Dio se lo incontrassi lo strangolerei!’ E ancora una volta il fratello Coppola gli rispose: ‘Stia attento, a quello che dice, perché nessun uomo ha il potere di strozzare Dio, ma è Dio che ha il potere di strozzare l’uomo!’ Ma il maresciallo continuò quella sera a disprezzare Dio e i suoi figliuoli, e dopo avere sfogato la sua boria li lasciò andare liberi.
Prima che arrivasse la mattina il maresciallo si ritrovò con la gola gonfia. Gli prestarono i primi soccorsi a Campofiorito, ma ogni soccorso prestatogli si rivelò inefficace. Lo portarono d’urgenza all’ospedale di Palermo ma non ci fu niente da fare. Un’angina maligna lo aveva colpito alla gola. Non poté più parlare e nemmeno respirare. Alla distanza di tre giorni si trovò nella tomba. E’ pericoloso dunque “beffarsi dell’Iddio Onnipotente ed Altissimo”
(Castrenze Cascio, Camminare e Spigolare, Corleone 2000, pag. 38-40)