di Agostino Masdea – Viviamo in una nazione che si definisce cristiana. Le persone si sentono cristiani per il semplice fatto che vivono in questa nazione, o forse perché frequentano una chiesa, o hanno una solida tradizione familiare religiosa. Ma tutto questo non è sufficiente per essere “veramente” un cristiano. Si può conoscere persino la Scrittura, la teologia, la dottrina eppure non essere cristiani, o almeno non esserlo in senso biblico. Le parole di Gesù nel versetto citato ci ricordano che c’è una caratteristica che identifica un Suo seguace, un Suo discepolo, cioè un vero cristiano: essere un testimone!
Un testimone di Gesù è un vero cristiano e un vero cristiano è un testimone di Gesù.
L’evento straordinario del giorno della Pentecoste non fu il “vento impetuoso”, le “lingue di fuoco”, o i 120 che parlavano in “altre lingue”, ma fu il fatto che un umile pescatore “testimoniò” ad una folla eterogenea (circa 15 nazioni erano rappresentate in quella piazza di Gerusalemme) e quando finì il suo discorso tremila anime accettarono Cristo come loro Salvatore e furono battezzate.
La prima chiesa nasce “testimoniando”, e tutto ciò è la manifestazione della potenza di Dio attraverso la vita di quei discepoli che avevano ascoltato il comando di Gesù: “…e ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’attuazione della promessa del Padre, «la quale», egli disse, «avete udita da me».”
Di quella potenza abbiamo necessità oggi per ricevere “capacità” da Dio; quella capacità che supplisce ogni umana carenza di natura intellettuale, teologica o caratteriale, e ci consente di predicare l’Evangelo con zelo ed autorità.
E’ la potenza di Dio che ci consente di essere “vincitori” sulle tentazioni: “Gesù, pieno di Spirito Santo, ritornò dal Giordano, e fu condotto dallo Spirito nel deserto per quaranta giorni, dove era tentato dal diavolo.” (Luca 4:1)
E’ la potenza di Dio che ci rende capaci di vivere una vita santa: “infatti il peccato non avrà più potere su di voi; perché non siete sotto la legge ma sotto la grazia.” (Romani 6:14)
Ed è sempre per quella potenza che possiamo trionfare sulle circostanze avverse che il nemico userà per impedirci di essere testimoni di Gesù. Di fronte alle minacce del sommo sacerdote Pietro e Giovanni mostrano una “franchezza” che non possedevano naturalmente; era soprannaturale:«Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini.”
Figure come Paolo, Stefano, Giovanni, si ergono imponenti dalle pagine della Scrittura per ricordarci che la potenza dello Spirito Santo non è un optional sostituibile con l’organizzazione, il talento o la capacità umana; è l’essenza e l’unica realtà necessaria nell’evangelizzazione.
Uomini come Wesley, Whitefield, Finney, Booth, illuminano la storia più recente della chiesa e dimostrano che quando Dio si muove con la Sua potenza e usa servi disponibili e umili, allora il mondo viene scosso e le potenze dell’inferno vengono sgominate. Il risultato è sempre lo stesso: i peccatori si convertono e l’Evangelo viene predicato con efficacia senza compromessi.
La testimonianza del cristiano deve andare al di là delle parole. In questi giorni molti parlano di Dio; alcuni lo fanno in maniera eloquente e in forma elegante, ineccepibili dal punto di vista della dialettica, e forse anche della dottrina.
Ma il mondo non li ascolta, perché ha bisogno di qualcosa di più che belle parole; ha bisogno della potenza di Dio. E un cristiano può testimoniare fedelmente ed efficacemente solo se ha realizzato ed esperimentato quella potenza che rigenera, trasforma e salva.
È necessario, urgente ed improrogabile il bisogno di testimoniare di Cristo. Facciamolo con tutti i mezzi: letteratura, bibbie, programmi radio, riunioni all’aperto… ma facciamolo soprattutto con la testimonianza della nostra vita, dimostrando che Cristo vive in noi e che quindi a ragione possiamo dire insieme all’Apostolo: quel che abbiamo visto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché voi pure siate in comunione con noi; e la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. (1°Giovanni 1:3)