di William MacDonald – L’essenza del cristianesimo è l’abbandono totale alla signoria di Cristo. Il Signore non cerca uomini e donne che dedichino a Lui le loro serate libere, oppure qualche fine settimana o che aspettino di andare in pensione per mettersi al suo servizio. Egli cerca invece quelli che sono pronti ad offrirgli il primo posto, il posto migliore nella loro vita.
La nostra risposta al suo sacrificio sul Calvario non dovrebbe essere inferiore ad una dedizione totale da parte nostra. L’amore di Dio, tanto immenso e profondo può venir soddisfatto soltanto se gli offriamo tutta la nostra anima, tutta la nostra vita ed ogni parte del nostro essere.
Gesù si aspettava molto da quelli che erano disposti ad essere suoi discepoli. Le aspettative di Gesù mal si aggiustano con le comodità della vita quotidiana che abbiamo al giorno d’oggi. Spesso ci limitiamo a considerare il cristianesimo soltanto come una via che ci permette di sfuggire all’inferno e ci garantisce il paradiso. A parte ciò, ci sembra del tutto naturale goderci quello che di buono ci offre la vita. Siamo a conoscenza del fatto che ci sono molti versetti biblici che descrivono la vita che dovrebbero condurre i discepoli di Cristo, ci riesce però difficile applicare questi versetti al concetto che ci facciamo della vita cristiana.
Eppure tutte le parole di Gesù sono molto chiare. Se le consideriamo attentamente non possiamo fare a meno di comprenderle. Ecco alcune condizioni che ci sono imposte dal Signore dell’universo.
- Amore verso Cristo che supera ogni altra cosa
“Se qualcuno viene con me e non ama me più del padre e della madre, della moglie e dei figli, dei fratelli e delle sorelle, anzi, se non mi ama più di sé stesso, non può essere mio discepolo” (Luca 14:26). Questo non significa che dobbiamo provare antipatia o poco rispetto verso i nostri famigliari, ma significa piuttosto che il nostro amore per Gesù dev’essere più grande di ogni altro amore. Alla luce di questo amore divino, ogni altro sentimento umano deve apparire più fievole. “Se non mi ama più di sé stesso”, queste sono le parole più importanti della dichiarazione di Gesù. L’amore che proviamo per noi stessi è il più grande ostacolo da superare per entrare al seguito di Gesù. Soltanto quando saremo
pronti a dedicargli la nostra vita per intero avremo raggiunto il punto giusto per iniziare il nostro servizio.
- Rinunciare a sé stessi
“Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso” (Matteo 16:24). Rinunziare a sé stessi non significa solo essere sobri e temperanti. Non è sufficiente astenersi da alcuni tipi di cibo, di divertimento o di possessi materiali. Rinunciare a sé stessi significa accettare nella propria vita la signoria assoluta di Gesù Cristo, rinunciando ad ogni altro diritto o pretesa. Significa che il proprio io si mette semplice- mente da parte.
- Scegliere volutamente la croce
“Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso e prenda la sua croce” (Matteo 16:24). La croce non è una debolezza fisica o una sofferenza spirituale; queste cose sono comuni a tutti gli uomini. La croce è una via che decidiamo di seguire dopo matura riflessione. “È una via che sarà irta di persecuzione e di umiliazione fintanto che esisterà questo mondo” (C.A. Coates). La croce è la rappresentazione della vergogna, della persecuzione e del disonore che l’umanità ha riservato al Figlio di Dio e che il mondo continuerà a mettere sulle spalle di tutti coloro che avranno deciso di andare contro corrente. Ogni credente può evitare la croce e prendere la decisione di adeguarsi alle abitudini del mondo.
- Una vita al seguito di Cristo
“Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso e prenda la sua croce e mi segua” (Matteo 16:24). Per comprendere il significato di queste parole, bisogna chiedersi “Cos’è che ha caratterizzato la vita di Gesù?” La sua vita è stata una vita di obbedienza assoluta alla volontà di Dio. È stata una vita vissuta nella piena potenza dello Spirito Santo. È stata una vita spesa al servizio degli altri. È stata una vita ripiena di pazienza, di sofferenza, di perseveranza malgrado i maltrattamenti subiti. È stata una vita di fervente dedizione, di temperanza, di umiltà, di gentilezza, di fedeltà e di sacrificio (Galati 5:22-23). Se vogliamo essere i suoi discepoli dobbiamo anche vivere come ha vissuto il Maestro. “La gloria del Padre mio risplende quando portate molto frutto e diventate miei discepoli” (Giovanni 15:8).
- Amore profondo per tutti quelli che appartengono a Gesù
“Da questo tutti sapranno che siete i miei discepoli: se vi amate gli uni gli altri” (Giovanni 13:35). Questo è l’amore che dà più importanza agli altri che a sé stessi. È l’amore che copre una gran quantità di peccati. È l’amore paziente e gentile. Seguire Gesù senza possedere questo amore si ridurrebbe ad un’azione forzata, fredda e legalistica.
- Rimanere nella Sua Parola
“Se rimanete ben radicati nella mia parola, siete veramente miei discepoli” (Giovanni 8:31). La nostra decisione di seguire Gesù deve avere un fondamento duraturo. È facile iniziare con grande entusiasmo ma soltanto chi sarà capace di perseverare fino alla fine darà prova di essere un vero discepolo. “Chi si mette all’aratro e poi si volta indietro non è adatto per il regno di Dio” (Luca 9:62). Non è sufficiente attenersi scrupolosamente ai dettami della Bibbia. Cristo vuole che coloro che lo seguono lo facciano volentieri, con fedeltà ed obbedienza.
- Rinunciare a tutto per seguirlo
“Chi non rinunzia a tutto quel che possiede non può essere mio discepolo” (Luca 14:33). Questa è forse la condizione meno accetta tra quelle che Cristo impone ai suoi seguaci e può darsi che sia il versetto più scomodo che troviamo nella Bibbia. I teologi che cercano di farsi furbi potranno forse trovare mille ragioni per dimostrare che queste parole non significano proprio quello che si potrebbe pensare, ma i veri discepoli di Gesù le prendono semplicemente alla lettera ben consci del fatto che Gesù sapeva benissimo quello che diceva. Cosa significa il termine “rinunzia a tutto quello che possiede?” Significa rinunziare a valori materiali che non sono di importanza assolutamente vitale e che non possono essere impiegati per la propagazione dell’Evangelo. L’uomo che rinuncia a tutto non sarà certo ridotto a vivere come un povero pezzente senza speranza, egli invece sarà un lavoratore instancabile che provvederà alle sue proprie necessità ed a quelle della sua famiglia. Poiché l’essenza della sua vita stessa è il suo rapporto con Cristo, egli sacrificherà volentieri tutto quello che non gli è assolutamente necessario per poter svolgere la sua missione. Poiché cercherà innanzitutto il regno di Dio e la sua giustizia, egli vivrà pure con la convinzione che non gli verrà mai a mancare né cibo né vestiario. Non gli sarà possibile d’altra parte passare il suo tempo ad accumulare beni materiali ed aver la coscienza tranquilla, essendo cosciente del fatto che il suo primo dovere è quello di pensare alla salvezza delle anime che vanno verso la per-dizione perché nessuno predica loro l’Evangelo. Egli sarà dunque obbediente alle prescrizioni di Cristo riguardo ai beni materiali su questa terra. Questa rinuncia non gli riuscirà difficile poiché egli non avrà nessun interesse ad attaccarsi a cose che non hanno un valore eterno e non sarà più attratto dalle cose di questo mondo.
L’autore di questo articolo si rende ben conto che questa presa di posizione può condannare il suo stesso servizio non sempre impeccabile. Pensate forse però che l’autorità di Dio dovrebbe essere ostacolata per sempre dalla cattiva condotta del suo stesso popolo? Non è il messaggio molto più importante del messaggero? Non rappresenta forse Dio la verità assoluta mentre noi uomini rappresentiamo la bugia? Non dovremmo forse ripetere con un vecchio adagio: “Sia fatta la tua volontà anche attraverso le mie imperfezioni”?
Nel momento in cui riconosciamo i nostri errori cerchiamo anche di avere il coraggio di compiere ogni sforzo necessario per far fronte a quella qualità di vita di cui Gesù Cristo ci ha dato il luminoso esempio. Facciamo dunque del nostro meglio per essere i suoi veri discepoli.
“Io sono sicuro che Dio, il quale ha iniziato in voi un buon lavoro, lo condurrà a termine” (Filippesi 1:6).