di Roberto Bracco – Oggi, con una dimensione senza precedenti, si manifesta a livello mondiale quel fenomeno definito “Contestazione globale”. Gli aspetti del fenomeno sono molteplici e multiformi, ma uno fra questi attira l’attenzione in un modo particolare e per il suo carattere di violenza e per la sua fisionomia ampiamente rivoluzionaria: “la contestazione dei giovani”. Il fulcro della contestazione è costituito dalla posizione che i giovani rivendicano a loro stessi: posizione di autonomia e di priorità; i due termini presentano una contraddizione, ma la contestazione non tiene presenti queste sottili considerazioni di logica. Lo slogan è: “largo ai giovani”; largo fino al puntoda spianare la strada e liberarla dalle strutture che urtano i desideri di libertà di questa processione.
I giovani vogliono demolire, riformare, capovolgere… e in tutto questo lavoro vogliono trovarsi più che in primo piano vogliono trovarsi esecutori esclusivi. Da questo stato di cose nasce il conflitto fra la nuova e la vecchia generazione; fra figli e genitori; subalterni e dirigenti; fra studenti e docenti. I primi condannano quasi senza riserve il passato, e negano quasi in modo assoluto l’autorità dei loro ascendenti. Vogliono costruire un “presente” che abbia la mira di un “futuro”, ma che non senta la necessità di un “passato”. La tesi è assurda e le conseguenze sono spesso aberrazioni autentiche che hanno la più esplicita manifestazione nell’irriverenza, nell’insubordinazione, nell’immoralità o nella licenza, nella confusione.
Forse non ci interesseremmo di questo problema che si inserisce ai mille altri che angosciano il mondo se, purtroppo, i riflessi di esso non giungessero anche alla chiesa. Anche questa volta ed anche per questo fenomeno la chiesa ha dovuto constatare la fragilità delle proprie fortificazioni e del proprio recinto. I giovani nella chiesa, in una dimensione più ristretta e in una forma meno violenta, sono divenuti contestatari e non soltanto nei confronti delle strutture, ma anche delle gerarchie derivanti dall’età o dal ministero. Insofferenti alla disciplina, chiusi all’insegnamento, insubordinati all’autorità, creano spesso nel seno della comunità, una corrente che, sotto l’insegna dell’anticonformismo, dell’anti-puritanesimo, dell’anti-formalismo e di molti altri “anti” finisce per essere soltanto una corrente mondana, carnale e, naturalmente, passiva e negativa nei confronti della testimonianza e del servizio cristiano.
Non vogliamo entrare nel merito del problema sociale e quindi nell’analisi del fenomeno che si manifesta nel mondo, ma vogliamo invece ricordare che ogni “contestazione” è squalificata nel seno del cristianesimo quando questa mira a sovvertire quei principi che sono stati stabiliti dalla Parola di Dio. La dottrina del Signore non può subire trasformazioni in rapporto all’evoluzione della società o al modificarsi del pensiero; la perfezione assoluta non può essere perfezionata e quindi la regola cristiana dei secoli passati ha valore normativo per la chiesa di oggi.
Possiamo contestare il male, il peccato, le alterazioni, ma non possiamo e non dobbiamo imitare il mondo in una “contestazione” che abbia come bersaglio quel patrimonio di valori che rappresentano il vero tesoro della chiesa e il reale alimento per una brillante testimonianza cristiana.
Ai giovani, a tutti i cari desiderosi non di contestare per sentimento imitativo e quindi desiderosi di non fare della contestazione fine a se stesso o fine umano, vogliamo ricordare qui di seguito alcuni principi fondamentali di autentica vita spirituale.
1) I GIOVANI NELLA FAMIGLIA
a) Ubbidienza ai propri genitori. Efesi 6:1-2.
b) Sovvenire ai propri genitori ed agli avi. Marco 7:11; 2 Tim. 5:4.
NOTA L’opposto di questa pratica assume consistenza sempre più drammatica fra i giovani di oggi che vedono nei propri genitori soltanto una fonte da sfruttare e quindi da abbandonare quando esaurita.
c) Essere attenti ai consigli dei propri genitori. Ruth 3:1, 5.
2) I GIOVANI VERSO GLI ANZIANI E I MINISTRI
a) In attitudine di sottomissione e di rispetto. I Pietro 5:5
b) In posizione di discepoli. I Tim. 1:2; Tito 1:4
NOTA “Discepolo” vuol dire allievo, cioè colui che impara da chi è capace d’insegnare.
3) I GIOVANI E L ‘ATTIVITÀ’ NELLA CHIESA
NOTA Iddio assegna i compiti e li assegna anche indipendentemente dall’età, ma la nostra posizione deve rispecchiare sempre quell’umiltà che sia dimostrazione della consapevolezza della nostra condizione, e poiché quella del giovane e contemporaneamente una posizione costituita da una riserva di energia fisica (Prov. 20:29) e da uno stato di apprendistato, è ovvio che egli debba accettare determinate attività.
a) Di servizio ai più vecchi. 2 Re 3:11.
b) Di servizio per la comunità. 2 Re 6:1-2
c) Esecuzione di opere anche ingrate, ma necessarie per tutti. Atti 5:6,10.
NOTA: Notare quale differenza fra il sentimento di questi giovani e fra quello di tanti dei nostri giorni che concepiscono il servizio solo in funzione di esaltazione e di prestigio.
4) I GIOVANI E LA TESTIMONIANZA CRISTIANA
NOTA Premesso che i giovani vengono generalmente osservati con maggiore attenzione e che nella vita dei giovani la salvezza può apparire con una sua evidenza particolare, bisogna concludere che proprio su questo piano la “contestazione” negativa deve essere ripudiata in maniera energica.
a) Una testimonianza sana nel parlare, nella condotta, nella temperanza. Tito 2:7
b) Una testimonianza che dimostri il superamento delle superficialità e delle leggerezze naturali nella giovinezza. 1Tim. 4:12
5) I GIOVANI NEI RAPPORTI FRA LORO
a) I giovani come fratelli (non amici nel senso sociale) per cercare uniti il bene. 1 Tim. 5:1; Tito 2:7
b) Le ragazze come sorelle in ogni purezza di parola e di azione. 1Tim. 5:1
c) La ragazza con se e con le altre nella ricerca delle cose del Signore. 1 Cor. 7:34 Nota: Questa è la condizione ideale della fanciulla cristiana.