“CARISMATICI”

di Roberto Bracco  –  «Fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno… » (Giovanni 7:38)

Con questa potente espressione Gesù ha definito l’esperienza dei credenti ripieni di Spirito Santo; la frase chiarisce in maniera precisa e dettagliata il miracolo annunciato dal Signore ed offre quindi dei riferimenti dottrinali che non possono essere ignorati dalla teologia cristiana.

Il « credente» che « riceve » (v. 39) lo Spirito non può « non» essere una « sorgente » generosa. E’ evidente che il riferimento è relativo non ad una qualsiasi esperienza spirituale, ma proprio a quella che comunemente definiamo « esperienza pentecostale »; infatti sia Pietro in Gerusalemme che Paolo in Efeso si riferivano proprio a questa esperienza quando dissero: «… e voi riceverete il dono dello Spirito Santo… »(Atti 2 :38); « Riceveste lo Spirito Santo quando credeste? » (Atti 12 :9).

« Ricevere » lo Spirito Santo non vuol dire quindi essere stati convinti di peccato, o essere stati perdonati o giustificati o aver confessato Gesù Cristo, ma aver realizzato il dono pentecostale (Atti 8:15-17; 10:47). Non fermiamoci però a riconoscere soltanto quello che «non» vuoi dire, perché ricevere lo Spirito Santo vuoi dire, lo ripetiamo, una condizione che trasforma il credente in una sorgente; sorgente non di « un » fiume, ma di « molti » fiumi: il plurale non deve essere ignorato.

La fisionomia, il carattere di questi fiumi possono essere abbastanza agevolmente ricavati dallo studio della Parola di Dio in tutte quelle parti che ci propongono questo soggetto; non possiamo, nei limiti modesti di un articolo, affrontare l’argomento in tutte le sue implicazioni e sviluppano esaurientemente, ma vogliamo almeno ricordare alcuni riferimenti biblici che schematizzano ed illustrano la lezione.

Lo Spirito Santo deve sgorgare dal credente:

        a) Come fiume di potenza (Atti 1:8)

b) Come fiume di rivelazione (Giovanni 14:26);

c) Come fiume di santificazione (Giovanni 16:13);

d) Come fiume di gloria (Giovanni 16:14);

       e) Come fiume di operazioni soprannaturali o carismatiche (Gioele 2:28).

Potremo continuare e dilatare questo schema per parlare della testimonianza, dell’amore, della franchezza, del coraggio (Atti 5 :32; Atti 4 :31; Romani 8 :26) e di altri « fiumi » che possono, che « devono» sgorgare dal credente « riempito » dallo Spirito Santo, ma limitiamoci, per questa volta, a rispettare il confine posto dallo schema perché anche dentro queste linee l’esperienza « pentecostale » ci appare nella giusta collocazione scritturale.

A qualcuno può sembrare eccessivo che si proponga un soggetto tanto ovvio in un ambiente « pentecostale », ma dobbiamo dire, purtroppo, che l’averlo considerato troppo elementare ha indotto molti, in questi ultimi anni, a trascurano fino al punto di cederlo alle più diverse interpretazioni e alle più diverse applicazioni. Pensiamo che conseguenza di questa superficialità sia un certo « ecumenismo pentecostale »che accresce ogni giorno l’equivoco nel seno della cristianità evangelica.

Ci chiariamo subito e meglio: Oggi si parla con insistenza crescente di un nuovo risveglio pentecostale in riferimento ad un numero sempre crescente di movimenti religiosi che

sono stati denominati “pentecostali-cattolici”, “neo-pentecostali”, “carismatici”, o con cento altri nomi non escluso quello, tanto avversato fino a poco tempo fa, di « pentecostali ». Anche molti oppositori e persecutori di ieri dichiarano di essersi ricreduti per riconoscerlo fino al punto di accettarlo e quindi accettare i pionieri di questo risveglio quali padri o ispiratori della loro nuova esperienza.

Da qui il fenomeno “ecumenico”… da qui l’incendio “carismatico”.

Verso questo “fenomeno” e nei confronti di questo “incendio” dobbiamo esprimere riserve che sono molto più di un sentimento di diffidenza; dobbiamo proprio dire con cruda franchezza che nel maggior numero dei casi questi “presunti” figli non presentano minimamente le caratteristiche somatiche dei padri e suscitano il sospetto di una generazione adulterina.

Infatti non possiamo incoraggiare l’esercizio di un ecumenismo che non sia fondato, oltre che sull’amore autentico, anche sulla verità biblica. Concedere a qualcuno la libertà di conservare e diffondere l’errore, per amore di pace, vuol dire cercare “una pace” ammalata d’iniquità. Diciamo questo perché l’incendio carismatico ci sembra essere piuttosto che fuoco di purificazione, fiamme di distruzione. Questi movimenti, esuberanti di emotività religiosa, che affermano la ricerca e l’esercizio dei doni spirituali quali effetti del battesimo dello Spirito Santo evidenziano troppe caratteristiche che sono inconciliabili con l’insegnamento biblico e che mostrano l’assenza di quei fiumi di acqua viva annunciati da Gesù.

Non vogliamo costituirci giudici e non vogliamo neanche essere troppo severi nel compiere le più autorizzate delle analisi, ma non possiamo non sconfessare certe forme culturali dove l’escandescenza spinta fino alla confusione viene classificata come ineffabile manifestazione carismatica, ma di più ancora dobbiamo rifiutare la dichiarazione di quanti affermano di aver “ricevuto” lo Spirito Santo ma continuano a professare principi religiosi o dottrinali e a manifestare comportamenti morali esplicitamente condannati dalla Bibbia.

No, non possiamo accettare che dal credente sgorghi “un fiume”, e non di acqua viva, ma di sola emotività; non possiamo accettare che l’esperienza pentecostale incominci e finisca con suoni cacofonici che vengono presentati come carisma spirituale e poi lasci la vita del credente nella più profonda aridità spirituale, morale e nella più completa confusione dottrinale.

Si, noi crediamo che la “glossolalia” quella vera, quella biblica, evidenzia il battesimo nello Spirito Santo, ma crediamo anche che con questa non possono mancare fiumi di potenza, di rivelazione, di santità… fiumi di acqua viva che non si conciliano con forme aberranti di un sedicente cristianesimo largamente commerciato ed acquistato con impressionante superficialità.

Attenzione! Non vogliamo dire che in questi giorni non ci siano veramente risvegli religiosi o che manchino ricercatori sinceri.., no, non vogliamo e non possiamo dire questo, ma dobbiamo semplicemente mettere in guardia nei confronti di un fenomeno strumentalizzato da piccoli e grandi complessi ecclesiastici, un fenomeno che cerca con linguaggio e metodi seducenti di confondere e sviare la chiesa del Signore. Quindi quando sentiamo ripetere la parola “ecumenismo” o quella ancor più allettante “carismatici” apriamo gli occhi per esaminare ogni cosa col metro e alla luce della Parola di Dio; non dobbiamo assolutamente accettare assieme ad alcune cose che possono sembrare buone tante cose che sono “evidentemente” cattive.

A questo punto non possiamo sottrarci dal fare un’osservazione che nasce da un onesto parallelo: Non dobbiamo difenderci da un pericolo esterno e poi cedere ad un’insidia interna. La mentalità dei “carismatici” può trovare e trova purtroppo un posto anche nel seno del movimento pentecostale; dobbiamo rifiutarla e combatterla; il battesimo dello Spirito Santo deve essere proclamato ed esperimentato come sorgente di “fiumi” (ripetiamo “fiumi” al plurale) di acqua viva.

Dobbiamo decisamente opporci a quel costume di superficialità che spesso per ragioni di prestigio ministeriale offre un riconoscimento assolutamente ingiustificato. Quanti fenomeni di eccitazione psicologica o di emozione religiosa offrono il pretesto per dichiarare battezzati nello Spirito credenti, ragazzi, giovani, adulti che dopo l’esuberanza emotiva di un’ora, dopo i pochi suoni inarticolati espressi, ricadono nel grigiore di una vita spirituale dalla quale i fiumi di Dio sono totalmente assenti; assenti perché non c’è nuova luce, assenti perché non c’è autentico fervore, assenti perché non appare nessun segno di potenza, di consacrazione, di amore.

“Carismatici”?! Dove sono i carismi, i doni? Dove sono i fiumi? Dove sono le esperienze sorprendenti, infiammanti dei padri della Pentecoste? Ieri un solo battesimo pentecostale era un incendio nella chiesa e faceva del credente un credente nuovo. Perché oggi anche venti trenta credenti dichiarati battezzati nello Spirito Santo lasciano tutto immutato nella chiesa e nella vita degli stessi credenti?

Il pericolo interno non è meno insidioso di quello esterno e non vogliamo diffidare dei neo-pentecostali o dei carismatici di fuori per poi piegarci alle deformazioni della dottrina e dell’esperienza pentecostale ed accettare quelli che possono essere definiti i neo-pentecostali che nascono e si vogliono imporre nelle nostre chiese.

Un risveglio quando giunge alla terza generazione si spegne se i giovani che hanno ricevuto il messaggio non lo lasciano divampare di nuovo, perciò non accontentiamoci di fuochi fatui perché il risveglio può divampare e continuare soltanto se offriamo la nostra vita a Dio affinché Egli possa usarla come combustibile per il fuoco del cielo.

Fuoco o fiumi, questa è la Pentecoste. Amen.