INNALZARE GESU’

di Agostino Masdea –  Da quando i social si sono affermati come efficaci mezzi di comunicazione abbiamo scoperto tante belle cose. Per esempio in Italia abbiamo milioni di commissari tecnici della nazionale di calcio, in tempo di Covid abbiamo scoperto che ci sono milioni di esperti in virologia e in medicina, e non meno interessante, che ci sono in questo paese un numero infinito di teologi.

Alcuni si dichiarano apertamente tali sui loro profili e altri ostentano questa qualifica commentando, criticando, parlando o sparlando su ogni disparato argomento.

L’apostolo Paolo non aveva Facebook, non poteva twittare, poteva solo scrivere lettere. Ma il suo intento non fu mai quello di ostentare una qualifica ministeriale usando parole eccellenti e concetti filosofici sofisticati. Non si vantava del suo ministero e della sua preparazione teologica, ma con umiltà si adoperava per innalzare non sé stesso, ma Cristo.  

Il suo desiderio e il suo scopo era solo conoscere Gesù Cristo e farlo conoscere agli altri. Il centro del suo messaggio non era la “sapienza”, di cui i Corinti, come tutti i greci, erano ghiotti, ma semplicemente portare gli uomini al Signore, che è la fonte della vita.    

 “Ora mi rallegro nelle mie sofferenze per voi, e a mia volta compio nella mia carne ciò che manca ancora alle afflizioni di Cristo per il suo corpo, che è la chiesa, di cui sono stato fatto ministro, secondo l’incarico che Dio mi ha affidato per voi, per presentare compiutamente la parola di Dio… che è Cristo in voi, speranza di gloria, …per presentare ogni uomo perfetto in Cristo Gesù” Colossesi 1:24-29. Questo dovrebbe essere il proposito di ogni vero cristiano.

 Non cerchiamo di impressionare gli altri con la nostra conoscenza perché falliremmo lo scopo della nostra chiamata. Con la stessa umiltà di Paolo cerchiamo sempre di non innalzare noi stessi, ma Cristo.