Dopo il Risveglio

Sermone predicato dal pastore ROBERTO BRACCO nella Chiesa Evangelica di via Anacapri 26 – Roma – Trascritto in forma integrale.

Vogliamo in questo momento volgere la nostra attenzione, e anche la nostra riverenza alla parola di Dio. Leggiamo alcuni versi contenuti nel capitolo 35 del primo libro della Bibbia, Genesi 35 vogliamo leggere i primi quattro versi:

Iddio disse a Giacobbe: “Levati, vattene a Bethel dimora quivi e fa un altare all’Iddio che ti apparve quando fuggivi dinanzi al tuo fratello Esaù!”. Allora Giacobbe disse alla sua famiglia e a tutti quelli che erano con lui:”Togliete gli dei stranieri che sono fra voi, purificatevi e cambiatevi i vestiti  e leviamoci, andiamo a Bethel; ed io farò quivi un altare all’Iddio che mi esaudì nel giorno della mia angoscia e che è stato con me nel viaggio che ho fatto”. Ed essi diedero a Giacobbe tutti gli dei stranieri che erano nelle loro mani e gli anelli che avevano agli orecchi; e Giacobbe li nascose sotto la quercia che è presso a Sichem.  (Genesi 35: 1- 4)

“Giacobbe disse alla sua famiglia e a tutti quelli che erano con lui: “Togliete gli dei stranieri, che sono fra voi, purificatevi, cambiatevi i vestiti e leviamoci, andiamo a Bethel; ed io farò quivi un altare all’Iddio che mi esaudì nel giorno della mia angoscia” “.

E’ un episodio interessante, della vita di Giacobbe, particolarmente interessante perché può essere considerato da un punto di vista figurativo come un insegnamento intorno a quelle situazioni che si determinano dopo un risveglio.

Per essere più preciso voglio subito dire che, nella via spirituale, nel cammino col Signore, noi ci troviamo nella Sua volontà quando viviamo nel clima del risveglio; quando lo spirito nostro è desto, quando l’anima nostra è sensibile, quando la nostra comunione con Dio è profonda ed autentica. Ma proprio in questa via noi siamo continuamente tentati ed insidiati e non una volta ma molte volte si verifica la tragica circostanza che il risveglio è insidiato e qualche volta, addirittura sta per tramontare. Ma il Signore è misericordioso, il Suo aiuto è onnipotente ed Egli ci viene incontro per darci la possibilità di salvare quel risveglio che può essere il risveglio individuale della nostra vita o che può essere il risveglio della nostra comunità.

Sappiamo che nel corso dei secoli tanti risvegli sono tramontati definitivamente. Popoli visitati potentemente da Dio, per lo Spirito Santo, hanno voltato le spalle alla Sua grazia e si sono allontanati da Lui.

Si è verificato proprio quello che l’apostolo Paolo ha scritto ai credenti della Galazia: “Hanno cominciato per lo Spirito e poi hanno cercato di perfezionarsi per la carne; hanno iniziato il loro cammino nell’atmosfera di un calore che veniva da Dio ma poi sono caduti nella freddezza dei loro sentimenti e delle loro carnalità”. Ma il Signore ci ricorda tutto questo e pone davanti a noi, anche queste circostanze storiche appunto per dirci che noi, siamo arbitri della nostra esperienza e se stiamo per allontanarci; per venir meno, per cadere nell’indifferenza, noi possiamo tornando a Lui risuscitare il risveglio nella nostra vita e nel mezzo di noi.

Giacobbe con la sua famiglia aveva esperimentato la potenza di un risveglio. Noi conosciamo la sua storia, e tutti i fatti che caratterizzano la Sua vita. Purtroppo Giacobbe appare, dinanzi agli occhi nostri, in una luce equivoca. Egli è proprio quello che è espresso nel suo nome: il soppiantatore, l’imbroglione come diremo noi oggi nel nostro linguaggio umano; e lo è stato per tanto tempo, fino al giorno che Iddio gli mette in cuore di ritornare alla sua terra al suo parentado.

E’ proprio in quel giorno che egli fa un’esperienza meravigliosa, che viene descritta così dalla parola di Dio: Giacobbe rimase solo nella notte, e un uomo lottò con lui.

Solo! Solo con i suoi problemi, con le sue ansie, con gli spaventi che agitavano il suo cuore; egli aveva davanti a sé dei pericoli immensi per sé e per la sua famiglia. E’ proprio in quella situazione che rimane solo….ed ha bisogno di rimanere solo!

Lo sappiamo per esperienza spirituale, è vero? Lo diciamo frequentemente anche nei nostri messaggi evangelistici. Finché i peccatori non arrivano a trovarsi soli davanti a Dio, non realizzano profondamente la loro solitudine in un incontro personale con il Signore, non riescono a vedere a misurare per intiero il loro stato, la loro condizione. Devono sentirsi soli. Fino a tanto che si sentono in compagnia degli altri, mescolati con le folle o partecipi di una processione, che è la processione di questa società, forse non pensano a loro stessi e non misurano il loro stato.

Ma quando si trovano soli, soli di fronte a Dio, soli di fronte all’anima loro, allora sanno per intiero analizzare il loro stato e la loro condizione.

Giacobbe si trovò di fronte a questa realtà e proprio nel mezzo di questa realtà egli si trovò a lottare con l’Angelo della presenza del Signore. Una lotta meravigliosa! Finché noi lottiamo con gli uomini ci impegniamo nelle nostre battaglie nel seno della società, possiamo anche riportare delle vittorie ma le nostre vittorie saranno sempre vittorie contingenti e vittorie umane.

Noi possiamo realizzare delle conquiste, ma a livello terreno, e sappiamo che tutto quello che rappresenta il risultato della nostra vittoria in questa terra è solo per un tempo, è vanità, dice la parola di Dio. Ma quando noi lottiamo con Dio e otteniamo la vittoria che Dio ci vuol dare, noi realizziamo un bene infinito ed un bene eterno.

Giacobbe si trova proprio a sostenere questa battaglia, questa lotta.

Noi leggiamo sempre in questo primo libro della Bibbia che, ad un certo momento l’Angelo della presenza del Signore, poiché voleva lasciare Giacobbe, voleva allontanarsi da lui, ma era trattenuto energicamente, toccò Giacobbe alla giuntura dell’anca e naturalmente, quando arriva la mano dell’Angelo è una mano forte, una mano potente e Giacobbe fu letteralmente ferito.

Era una prova per lui, un cimento per la sua vita. In fondo in quel momento si doveva decidere quale era il suo sentimento. Doveva essere provato fino in fondo quello che egli desiderava. Se quella ferita allentava la sua stretta, l’Angelo si sarebbe allontanato da lui e Giacobbe avrebbe perduto la sua battaglia, ma egli era determinato ad arrivare alla vittoria. Egli era deciso di conquistare quello che necessitava per sé e per la sua famiglia; e continuò a lottare! L’angelo diceva: “lasciami andare, si avvicina l’alba”. Ma Giacobbe disse “no io non ti lascerò andare fino a tanto che tu non mi abbia benedetto”, io sto lottando con te per ottenere una benedizione che mi necessita e desidero conquistarla, sono deciso a prezzo di sofferenza e a prezzo di energia spesa fino all’ultima riserva.

A questo punto l’Angelo della presenza del Signore lo interrogò; lo obbligò attraverso una domanda a fare una confessione ad esprimere fino in fondo quello che Iddio voleva sentire dalle sue labbra: “Qual è il tuo nome?” Come ti chiami? Giacobbe – posso immaginare questo momento – è costretto ad aprire le sue labbra e a dichiarare il suo nome, ed a confessarsi per quello che egli è. Egli è stato fino a quel giorno un soppiantatore, un disonesto attraverso le vie tortuose dell’astuzia ha raggiunto sempre i suoi scopi e adesso lo deve confessare: mi chiamo “Giacobbe”, mi chiamo quello che sono, ma in questo momento io desidero qualche cosa da te. Qualche cosa che mi sia dato direttamente dall’alto ed infatti l’angelo parla, e parla da parte del Signore: “il tuo nome non sarà più Giacobbe, tu sarai chiamato Israele, perché hai lottato con Dio, e hai vinto” e da questo momento sarai un principe di Dio.

In fondo abbiamo il descrizione particolareggiata di una conversione e della realizzazione di un risveglio. Noi possiamo applicare questa parte dell’episodio alla vita di ogni persona che si accosta a Dio, si umilia davanti a Dio, lotta per ottenere salvezza e grazia, confessa i propri peccati, accetta il dono di Dio.

Quale meravigliosa esperienza, una esperienza di rigenerazione. E’ un nome che è cambiato? No è una vita che è cambiata! E’ una personalità che è cambiata! Perché quando Iddio opera Egli è potente da fare di un uomo, un uomo nuovo; e quell’uomo nuovo è fatto all’immagine di Cristo, perché realizza la potenza della Sua grazia e del suo amore divino. Questo è il Risveglio, il risveglio del quale parliamo, il risveglio che dobbiamo realizzare ogni giorno nella nostra vita e che dobbiamo conservare nella nostra personalità.

E’ bello dire che un giorno abbiamo incontrato Cristo, ma più bello ancora è dire che: Cristo è in noi, speranza di gloria; che noi dimoriamo nella Sua grazia, perché la Sua grazia dimora in noi, e che quell’opera di rigenerazione che abbiamo sperimentato un giorno è viva, ed è viva ed attuale nella nostra vita.

Questo dobbiamo dire: perché solo questo ci fa dire che il risveglio arde nel nostro cuore e brucia nella nostra anima. Per quanto riguarda, invece, Giacobbe e la sua famiglia, questo risveglio subì un attentato, nei pressi di Sichem, e noi vogliamo, ricordarlo questo attentato appunto per comprendere, per imparate. Abbiamo bisogno di comprendere sempre di più che la grazia che abbiamo ricevuto, non ci mette al riparo di ogni insidia. Dobbiamo imparare sempre meglio come difenderci dagli attacchi del tentatore e dagli attacchi dell’inferno.

Noi leggiamo prima di tutto che Giacobbe, insieme alla sua numerosa famiglia, si accampò nei pressi di Sichem, e probabilmente questo fu un errore da parte del patriarca. Egli stabilì la sua dimora, la sua residenza, vicino ad un popolo contaminato, ad un popolo che non conosceva il nome del Signore, anzi Giacobbe aveva proprio l’intenzione di fare una lunga permanenza in quel luogo e forse di rimanerci definitivamente e la prova è data dal fatto che egli edificò un altare. Quindi non voleva vivere soltanto la sua vita umana, la sua vita sociale, in quel luogo; ma anche la Sua vita spirituale, la sua vita religiosa. Aveva dimenticato certe parole che gli erano state dette dal Signore. Non aveva fatto tesoro degli avvertimenti che gli erano venuti dall’alto e per questo egli aveva scelto quel posto. Forse era comodo, umanamente parlando, era favorevole dal punto di vista sociale, e per questo egli aveva superato certi scrupoli; e noi dobbiamo stare attenti,…..non è vero?

Sappiano che il tentatore desidera che noi rimaniamo nei pressi del paese di Egitto. Se leggiamo attentamente il secondo libro della Bibbia; la disputa fra Mosè e Faraone, noi possiamo ricordare che una delle richieste del Faraone d’Egitto era proprio questa: “Si, uscite pure fuori per offrire sull’altare le vostre offerte all’Iddio di Israele, ma non allontanatevi molto” Oh!… quel re voleva che quegli schiavi rimanessero vicino alle mura della città, quindi in un certo senso, sempre sotto il suo controllo. Egli voleva avere la possibilità, in ogni momento di riprenderli e di riportarli dentro le mura.

Questo è proprio quello che il tentatore continuamente desidera e con le sue insidie cerca di fare in noi. Egli non vuole che ci allontaniamo troppo dal mondo, dal presente secolo e da tutte le cose che sono collegate con il presente secolo. Sì, ci lascia pure confessare Cristo; ci lascia pure parlare di Lui, rendere una testimonianza della nostra esperienza spirituale, ma nello stesso tempo vuole che noi rimaniamo nei pressi della città, rimaniamo in vista del presente secolo e delle cose del mondo, e Giacobbe fece proprio questo. Egli rimase vicino a quegli stranieri; e proprio perché stava vicino a quegli stranieri si verificò un fatto increscioso.

Lo abbiamo ricordato abbastanza frequentemente, quello di Dina, la figliola di Giacobbe. E’ scritto di lei che un giorno uscì fuori, per accostarsi alle tende e alle città dei Sichemiti; ma non voleva vedere le loro tende, non voleva vedere le loro città, non era interessata, oh cari, nei problemi urbanistici o architettonici. Dina aveva un altro interesse, uscì fuori per vedere le donne del paese. Ma perché voleva vedere le donne del paese? Noi possiamo immaginare perché una donna voleva vedere le altre donne, è vero? Aveva il desiderio di copiare qualche idea, qualche concetto, voleva forse in qualche modo uniformare il suo vestito al vestito delle sichemite, la sua acconciatura… Voleva in qualche maniera imparare qualche cosa che avrebbe potuto soddisfare, appagare il suo desiderio femminile, quel desiderio di vanità umana che c’era in lei; come purtroppo affiora frequentemente non sole nelle donne ma in ogni individuo! Ma proprio questo episodio si colora in una maniera drammatica, perché questa Dina, che è uscita fuori per spiare le donne del paese a sua volta è spiata. Il principe di Sichem la vede, si innamora di lei: è una passione rapidissima, subitanea, violenta tanto che l’uomo non esita, rapisce questa fanciulla e la fa sua.

Naturalmente possiamo immaginare tutto il resto. Possiamo immaginare il dolore di Giacobbe e di tutta la sua famiglia. Ma d’altronde è un dolore che si ripete, e che si rinnova è vero? Quando noi vogliamo spiare il mondo, quando noi ci vogliamo uniformare al mondo, quando noi vogliamo cadere in quell’ibridismo che ci contamina inevitabilmente noi ne paghiamo le conseguenze. Perché la parola di Dio dice che noi non dobbiamo amare il mondo, né le cose che sono nel mondo; perché se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui. Perché l’apostolo Paolo, con tanta severità, nell’epistola ai Corinti ci ricorda che ci deve essere una netta separazione tra il fedele e l’infedele. Non è soltanto a riguardo dei fidanzamenti; il credente non deve mai contrarre fidanzamento con uno che non è credente, che non partecipa a tutti gli effetti al popolo di Dio. Ma non è soltanto riguardo al fidanzamento, e al matrimonio; ma è riguardo ad ogni associazione, ad ogni unione che fa, o cari, di due uno; e che determina, appunto, quella mescolanza, quell’ibridismo che contamina l’esperienza del credente e la vita del credente.

Non ci sentiamo sempre forti, sempre saggi, sempre sufficienti per agire, oh cari, in base ad una energia che crediamo di possedere; ma non è così, noi paghiamo sempre le conseguenze della trasgressione, della disubbidienza alla parola di Dio. Il dolore di Giacobbe, il dolore della famiglia di Giacobbe, ma questo dolore purtroppo si esprime in forme disoneste, malvagie, e peccaminose. Infatti noi leggiamo che i figliuoli di Giacobbe, incontrano il re del paese e il suo figliuolo, e lo incontrano dopo questo oltraggio che hanno subito. Ma gli oltraggiatori vogliono riparare e dicono “ma noi desideriamo che sia regolarizzato tutto a mezzo di un normale matrimonio, il giovane si è innamorato della fanciulla e vuole legittimamente sposarla”. Ma i figlioli di Giacobbe, rispondono “ma noi non possiamo dare la nostra sorella ad un uomo incirconciso, per noi sarebbe contrario alla nostra coscienza, quindi noi siamo disposi a cedere alla vostra richiesta a condizione che non soltanto il principe, ma tutto il popolo sia circonciso”. E’ con inganno, è con frode, che parlano in questo modo. E’ soltanto un uomo che ha disonorato la loro sorella; ma essi chiedono la circoncisione di tutto un popolo, per quale motivo? Quale è la ragione? Hanno una finalità recondita, e qui si esprime la loro frode e il loro inganno. Infatti vogliono ridurre quel popolo in debolezza.

La circoncisione era un’autentica operazione, tanto più grave, tanto più dolorosa in quanto praticata sopra gli adulti; ed essi sapevano bene tutto questo, e perciò volevano ridurre un intero popolo in uno stato di debolezza.

Infatti quegli uomini ingannati dalle parole dei figliuoli di Giacobbe acconsentirono a circoncidersi ed erano tutti in convalescenza; quando due dei figliuoli di Giacobbe, e qui c’è un’altra manifestazione di peccato, di violenza, Simone e Levi armati di spada, passarono per il paese ed uccisero tutti i maschi del paese approfittando della loro debolezza, del loro stato d’infermità. Un atto di violenza e noi assistiamo proprio ad un susseguirsi di episodi che sembrano seppellire il risveglio; che sembrano distruggere l’esperienza spirituale di Giacobbe. L’uomo è stato tanto benedetto da Dio, ha incontrato la Sua presenza, il suo nome è stato cambiato, la benedizione celeste è scesa sopra alla sua famiglia; e adesso sembra che tutto si allontani, che tutto venga meno, che tutto sia distrutto e sia distrutto dal peccato. Ma è a questo punto che Iddio interviene, e interviene nel cuore, nella coscienza di Giacobbe: e Giacobbe parla alla sua casa, ai suoi figliuoli, alla sua famiglia; parla come messaggero di Dio e come ministro di Dio e la prima cosa che dice è: “togliete gli dei stranieri” Gloria al nome del Signore! Quelli che forse avevano comprato anche a Sichem, o quelli che avevano portato precedentemente assieme a tutto quello che possedevano.

Togliete tutti gli dei stranieri. Se noi vogliamo un autentico ritorno a Dio, una benedizione che scenda copiosa sopra di noi nell’ora del bisogno; forse, o cari, nel giorno della tragedia spirituale, la prima cosa che dobbiamo fare è eliminare tutte le divinità straniere. Non mi riferisco ai simulacri, alle immagini. Ormai quelle cose sono state eliminate dalle nostre case da tanto tempo e in una maniera molto facile, vero?

Ci sono degli idoli che ci insidiano più da vicino e che sono più difficili da eliminare! “Figlioletti guardatevi dagli idoli!” scrive Giovanni in una delle sue epistole. Parla degli idoli di pietra? Parla degli idoli di legno? No parla degli idoli del cuore, parla di quelle cose che vengono poste davanti alla presenza di Dio, parla di quelle cose che distraggono da Dio, che sono un autentico impedimento, cari nel Signore, un diaframma tra l’anima nostra e il Signore!

Togliete tutti gli dei stranieri!!!  Quali sono gli dei stranieri per tutti noi? E’ difficile dirlo per tutti noi; è più facile dirlo per ognuno di noi; perché ognuno deve esaminare con attenzione tra le cose che possiede, quelle che possono essere definite secondo questa parola: idoli: cose che impediscono di fare pienamente la volontà del Signore; cose che inducono a mettere il Signore dietro…dietro certi programmi, certi desideri,…certe intenzioni,…certe aspirazioni; Cose che qualche volta, addirittura, oscurano la Gloria di Dio, perché si frappongono fra noi e la Sua presenza!

Sembra strano vero? Impossibile…ma vorrei, così per inciso, ricordarvi l’esperienza di quel giovane ricco, onesto dal punto di vista morale, praticante dal punto di vista religioso, irreprensibile nella società dei suoi giorni, che pure aveva un idolo. Un idolo che gli impediva di seguire Gesù. L’idolo era costituito dalla sua ricchezza. Egli era facoltoso, aveva molti beni, e proprio quei beni rappresentavano l’idolo del suo cuore, rappresentavano quella divinità straniera che era un autentico sasso di intoppo sul suo sentiero.

Ma non è soltanto la ricchezza, quanti vizi, quante vanità, quante mondanità, quanti desideri possono trovare uno spazio e un luogo nella nostra vita e nel nostro cuore!!!

Vogliamo un risveglio, ma un risveglio che non sia solo intellettuale,…che non sia solo morale,…un risveglio che sia nel profondo nella nostra coscienza!!!

Oh è così facile dire mi sono sentito risvegliato!…Mi sono sentito riscaldato!… Ma un risveglio di Santità, …di Amore,…un risveglio di Consacrazione vera! Togliamo gli dei stranieri! Purificatevi e cambiate i vestiti!!! Noi abbiamo un solo mezzo di purificazione; in fondo è un mezzo articolato, perché noi diciamo che la parola di Dio ci santifica, ed è vero! Noi diciamo che lo Spirito Santo ci santifica, ed è vero! Noi diciamo che il Sangue di Gesù Cristo il figliolo di Dio ci purifica da ogni peccato, ed è vero! Ma questa articolazione ci porta di fronte a una sola realtà, noi possiamo essere purificati: quando ci mettiamo nelle mani di Dio per lasciarci purificare; quando il nostro cuore è onesto e l’anima nostra è sincera.

E’ proprio nella realizzazione di questa profonda dirittura spirituale, che noi esperimentiamo una comunione che ci tiene sotto il sangue di Cristo. Quel Sangue che purifica, che imbianca, e che lava da ogni macchia e da ogni impurità la nostra intera personalità!

Io non sono d’accordo con coloro che dicono che Iddio guarda solo il cuore! Come non sono d’accordo con coloro che professano una dottrina secondo la quale vorrebbero dimostrare che Iddio guarda solo l’esterno! Io sono d’accordo con quelli che sostengono che Iddio guarda il cuore e guarda l’esterno. Perché l’Iddio dell’anima nostra è l’Iddio del nostro spirito ed è anche l’Iddio del nostro corpo. Noi dobbiamo essere santi di corpo e di spirito, santi nei pensieri e nei sentimenti, santi nei comportamenti e nei programmi.

Santi in tutta la nostra personalità e in tutte le espressioni della nostra personalità! Perciò purificatevi e cambiatevi i vestiti!!! I vostri abiti!!! L’apostolo Paolo ci ricorda che noi dobbiamo rivestire Cristo! Ma prima di rivestire Cristo bisogna spogliare l’uomo vecchio! Noi non possiamo mettere un vestito sopra l’altro altrimenti ci rendiamo ridicoli.

Non possiamo, cari nel Signore, rivestire Cristo, le Sue caratteristiche e le Sue virtù fino a tanto che vogliamo conservare il nostro carattere, i nostri principi, le nostre idee. Il predicatore dice questo, ma io faccio in quest’altra maniera; la chiesa procede secondo questa regola, che è la regola della parola di Dio, ma io mi sento libero di fare come voglio!!! Questi sono i tuoi vestiti e fino a tanto che avrai i tuoi vestiti, non potrai rivestire quelli di Cristo! Fino a tanto che i tuoi vestiti continueranno a coprire il tuo io e la tua personalità, tu non potrai e non potremo realizzare un vero risveglio, una vera benedizione.

“Togliete gli dei stranieri, purificatevi, cambiate i vestiti, leviamoci e andiamo a Bethel”….Alleluia!!! Mi piace dire proprio Bethel, perché questo Bethel si deve sentire vero? Questa casa di Dio! Levatevi e andiamo alla casa di Dio, alleluia!

Io mi sono rallegrato quando mi è stato detto andiamo alla casa del Signore!!! Non a via Anacapri, non in questo locale! Certo “anche” in questo locale; perché noi non dobbiamo abbandonare la comune radunanza, ma prima che in questo locale, dobbiamo andare alla casa di Dio! Là dove la presenza di Dio è reale, dove la benedizione dell’Eterno rappresenta l’alimento per la nostra anima, dove l’incontro con Lui è una esperienza che, fino in fondo, ci fa sentire l’efficacia della Sua grazia e la potenza del Suo amore.

“Se dunque siete resuscitati con Cristo cercate le cose di sopra dove Cristo è a sedere alla destra di Dio. Pensate alle cose di sopra, non a quelle che sono sopra la terra, perché voi siete morti e la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio”! A chi dice queste parole l’apostolo Paolo,…a coloro che sono resuscitati…se siete resuscitati!!! “Allora quando Cristo, che è la vita vostra, apparirà apparirete anche voi con Lui in gloria”

Ma “andiamo a Bethel”- alla casa di Dio dice Giacobbe- “ed io farò un altare all’Iddio che mi esaudì nel giorno della mia angoscia”….poiché Egli ha inclinato a me il Suo orecchio io lo invocherò tutti i giorni della mia vita. Giacobbe sembra proprio dire…colui che mi ha dato il risveglio , tornerà a darmi il risveglio. Colui che mi ha benedetto, tornerà a benedirmi, a benedirci! Ma noi dobbiamo andare lì, lontani dai Sichemiti, lontani dagli dei stranieri, dopo che abbiamo spogliato i nostri abiti, dopo che ci siamo purificati; e lì rizzeremo un altare! E che ci metteremo sopra questo altare?

Ci metteremo noi stessi sull’altare, la nostra vita! Consacrata a Lui, offerta per intero all’Iddio del cielo! Una vita che non mettiamo per riprenderci in ogni momento, o che non mettiamo parzialmente per poi viverla a nostro piacimento nelle parti che più ci interessano. Dice il profeta Malachia “Maledetto sia il fraudolente, che avendo nella sua mandria un maschio, vota e sacrifica al Signore un animale difettoso”.

Possiamo dare la vita, e la vita per intero, pura, santa, senza contaminazione e senza peccato! E’ questa l’offerta che il Signore vuole ed è su questa offerta che scende il fuoco di Dio, è questa offerta che viene bruciata dallo Spirito di Dio! E’ proprio questa offerta che realizza la gloria di un autentico risveglio spirituale. Colui che ci ha dato il Risveglio, può ridarcelo!

Colui che ci ha benedetto, può benedirci ancora! Colui che ha operato potentemente nella nostra vita, è pronto a rinnovare l’opera Sua! Ma c’è una condizione e questa pesa sopra di noi e noi vogliamo ascoltarla: “Togliete gli dei stranieri, purificatevi e cambiatevi i vestiti, leviamoci e andiamo a Bethel, quivi farò un altare all’Iddio che mi esaudì nel giorno della mia angoscia!”  e a quell’Iddio sia la Gloria in Cristo Gesù, Amen!