IL PANE DELLA VITA

31 Meditazioni sulle verità Evangeliche,

Una per ogni giorno del mese

 

Primo giorno – Tutti…

Secondo giorno – Il tuo problema

Terzo giorno – Sei morto

Quarto giorno – Un Salvatore per te

Quinto giorno – Che devi fare?

Sesto giorno – Assolto

Settimo giorno – Nuova nascita

Ottavo giorno  – Abbondanza

Nono giorno  – Un Salvatore Onnipotente 

Decimo giorno – Comunione

Undicesimo giorno – La Pace di Dio

Dodicesimo giorno – Allegrezza Cristiana

Tredicesimo giorno – Mi sarete testimoni

Quattordicesimo giorno – Uniti nel Signore

Quindicesimo giorno – Ricchezza Spirituale

Sedicesimo giorno – L’amore

Diciassettesimo giorno – Una Camera Segreta

Diciottesimo giorno – Chiamati a Santificazione

Diciannovesimo giorno – La liberalità Cristiana

Ventesimo giorno – Io ebbi fame

Ventunesimo giorno – Battesimo celeste

Ventiduesimo giorno – Come usare i doni di Dio

Ventitreesimo giorno – Luce nelle tenebre

Ventiquattresimo giorno – Famiglia Cristiana

Venticinquesimo giorno – Uomini compiuti

Ventiseiesimo giorno – L’Emmanuele

Ventisettesimo giorno – Trinità

Ventottesimo giorno – Traguardo

Ventinovesimo giorno – Gloria

Trentesimo giorno – Fedele fino alla fine

Trentunesimo giorno – Le lampade accese

  

Primo giorno                       TUTTI…

Poiché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio.
Romani 3: 23

       Il mondo è dominato dal peccato; Dio lo afferma e la nostra esperienza ci obbliga ad arrenderci a questa innegabile realtà. Non mancano negatori di questa verità; individui che sostengono che il peccato è frutto dell’immagina­zione dei moralisti religiosi o sociali: l’uomo è buono ed il mondo è bello, essi affermano, e qualche piccola deviazione deve essere accettata come diversi­vo necessario per rendere più interessante la vita.

Ma le  “piccole deviazioni” delle quali parlano costituiscono quel mare di fango nel quale tutti affogano: guerre, odio, ingiustizie, soprusi, razzismo, crimini, passioni, vizio, stanno intorno a noi per ricordarci ogni momento che il male è la regola del genere umano ed il bene è soltanto la rara eccezione.

Un servo di Dio scriveva molti anni fa:  “Il peccato degli uomini è dimostrato dal fatto che non basta una parola, ma ci vuole un contratto; non basta una porta, ma ci vuole una serratura; non basta un regolamento, ma ci vuole un corpo di polizia”.

Tutti, indistintamente, tentano l’evasione, il sopruso, la frode; tutti amano il piacere proibito, l’eccitazione disonesta, il godimento impuro. Tutti hanno peccato e poiché il peccato separa ed allontana da Dio, tutti sono privi della gloria di Dio.

Quel mondo che è stato creato per essere non soltanto una immagine della gloria di Dio, ma il tempio stesso della benedizione divina, ha prima rifiutato e respinto il proprio Creatore ed ha poi alterato le forme che ne rispecchiavano la grandezza e la gloria. Oggi possiamo vedere ovunque l’esaltazione dell’uomo, cioè la manifestazione più impudica dell’orgoglio umano, ma non possiamo incontrare ed ammirare la  “gloria di Dio” perché è assente.

E questa assenza, provocata dall’uomo rappresenta, in ultima analisi, la più chiara ed impressionante prova del peccato della società. Dove non c’è il sole, c’è l’ombra e dove al sole si chiudono le imposte c’è un’ombra voluta e volontariamente ottenuta; dove Dio è stato rifiutato, respinto, contestato, c’è il peccato e questo è anche oggi, come ieri, il dramma dell’umanità: uno stato generale di corruzione vissuta nell’oscurità più profonda derivante dalla separazione da Dio.

Ma apri il Vangelo e troverai una parola di speranza!

  Riepilogo:  Gesù Cristo, Salvatore, è l’unica speranza per un mondo perduto.  

 

Secondo giorno.           IL TUO PROBLEMA

Non v’è alcun giusto, neppure uno. (Romani 3:1-10)

    Ieri abbiamo considerato il peccato come fenomeno generale cioè come ” male del mondo “, ma oggi vogliamo fermarci a meditare su quello che il peccato rappresenta per l’individuo, cioè quello che rappresenta per me e per te. La Scrittura ci ha già dichiarato che ” tutti ” sono privi della gloria di Dio a causa della presenza del peccato nella società, ed ora addentrandosi nell’essenza del problema precisa che ogni individuo si trova personalmente in uno stato di colpa di fronte alla legge divina.

    Frequentemente i concetti troppo generalizzati sbiadiscono le applicazioni particolari forse per questo abbiamo accettare le responsabilità collettive che sembrano diminuire quelle personali, ma di fronte al problema del peccato non possiamo sfuggire: ognuno di noi deve rispondere delle violazioni consumate contro la legge di Dio e ricordarsi che anche una sola trasgressione la cera quello stato di giustizia che mantiene incensurata la nostra personalità.

    ” Non v’è alcun giusto… “. Lo Spirito Santo dichiara la colpevolezza non soltanto del genere umano, ma quella specifica dell’individuo, di ogni individuo. L’istruttoria, di Dio non è generica perché localizza e precisa epoche, fatti, nomi e tutti individualmente sono considerati responsabili delle opere compiute. (2 Corinzi 5:10)

    Questo ” fatto ” individuale che può essere provato tanto facilmente quanto l’esistenza del sole, diventa una salutare esperienza o una rivelazione benefica soltanto quando viene umilmente ed onestamente accettato, cioè riconosciuto dal peccatore. Colui che continua a vedere esclusivamente il peccato degli altri, come colui che si sforza di catalogare soltanto gli aspetti positivi della propria vita ignorando tutti gli altri, non riuscirà a realizzare quello stato di crisi interiore che può essere definito il primo segno di ritorno addio.

    In parole più semplici: se l’individuo non ammette la propria condizione di colpa personale, di personale in giustizia davanti a Dio, non può neanche vedere quel sentiero o dire quella voce che rivelano l’amore divino all’anima bisognosa di salvezza.

Riepilogo: Perduto o salvato: dipende soltanto da quello che ” fai di Cristo!”.

 

Terzo  giorno                SEI MORTO

                                       Se uno è morto per tutti, tutti dunque erano morti. Il Corinzi 5:15

 Un grande scrittore della nostra generazione ha scritto:  “Non può essere considerato un uomo colui che almeno una volta nella sua vita, non ha desiderato diventare santo…”.

Si può subito aggiungere che  “desiderare” o anche  “proporsi” la santità non significa raggiungerla; anzi, indugiando sopra livelli molto più modesti, si può affermare che neanche desiderare essere migliori, liberarsi da certi difetti o redimersi da certe passioni, vuoi dire scuotersi dal collo il giogo del peccato.

Non si può negare che la cultura, l’educazione, il progresso riescono a smussare certi angoli della personalità umana o a verniciare certe pareti sporche, ma se compiamo un’analisi illuminata e severa siamo costretti ad esprimere una diagnosi drammatica: l’uomo è ammalato e la sua malattia è inguaribile.

La Scrittura anzi ha una terminologia più cruda e più tragica: l’uomo è morto. È morto perché è separato da Dio; è morto perché non vive in Dio, è morto perché condannato dalla legge di Dio.

Proprio perché è incurabile o perché, accettando la definizione biblica, è morto, l’uomo non può diventare santo, non può redimersi, insomma non può salvarsi da solo: egli è impotente di fronte al suo grande problema.

Anche questa realtà, in tutto il suo aspetto negativo, si trasforma, però, in un potente elemento positivo quando l’uomo la riconosce e l’accetta con umiltà. Fino a tanto che il  “viandante” che è precipitato incautamente nelle sabbie mobili del male, si sforza di risolvere con le proprie capacità il problema tormentoso che lo attanaglia, non può che peggiorare il proprio stato ed affondare più velocemente nella sua tomba melmosa. Però, nel momento che finalmente riconosce e confessa la propria impotenza, si schiude a quell’aiuto che certamente gli verrà, se egli saprà individuarlo ed invocarlo con sincerità di una fede genuina e l’ardore di un desiderio spirituale.

 Riepilogo: Vuoi la vita? Accetta la morte di Cristo, quale propiziazione per la tua resurrezione!

 

Quarto giorno               UN SALVATORE PER TE

Credi nel Signor Gesù Cristo e sarai salvato.   Atti 16: 31  

Queste parole possono essere considerate il nucleo centrale del mes­saggio del Vangelo cioè della Buona Novella di Dio: Gesù Cristo è il Salvato­re! Tutti sono perduti, tu sei perduto, nessun uomo ti può redimere e tu non puoi salvarti da solo, ma Gesù Cristo vuole essere il tuo personale Salvatore.

La teologia cristiana c’insegna che Gesù è il Salvatore perché ha espia­to il nostro peccato; Gesù è il Salvatore perché ha crocifisso e quindi ha vinto la natura umana. C’insegna che Gesù è il Salvatore perché nella resurrezione ha vinto la morte e l’inferno; Gesù è il Salvatore perché ha prodotto, in que­st’opera salvifica, potenza di rigenerazione e santificazione. Ma è importante non tanto conoscere questi concetti, quanto esperimentare la potenza che essi esprimono.

Forse ancora non possiedi una cultura biblica e non ti sai muovere age­volmente nell’ambito delle verità scritturali, ma puoi ugualmente credere che Gesù Cristo è un perfetto Salvatore e che invocandoLo puoi ottenere la be­nedizione della redenzione.

In Lui si compie perfettamente il piano dell’amore del Padre e da Lui ogni uomo può ottenere tutto quello che è necessario per la vita dell’anima cioè per la salvezza. La dichiarazione di Paolo al carceriere di Filippi ha valore per ogni individuo, per ogni epoca e quindi ha valore anche per te: essa ti di­ce che, indipendentemente dal tuo stato, Cristo ti può salvare perché da Lui procede quella potenza di grazia che può sollevare ogni uomo dalla profonda valle del peccato e dalla separazione da Dio.

In questo giorno devi riconoscere che c’è un Salvatore per te, proprio per te; un Salvatore che ha compiuto un’opera così perfetta da non richiede­re nessuna azione complementare da parte tua: devi solo accettarla ! E per accettarla, come precisa l’apostolo, devi credere in Colui che ha compiuto quest’opera e che non solo la rappresenta, ma che la racchiude nel Suo No­me e nella Sua persona: Credi nel Signor Gesù Cristo e sarai salvato!

 

Riepilogo:  Cristo è un perfetto Salvatore che offre perfetta salvezza all’anima che si umilia perfettamente

 

Quinto giorno               CHE DEVI FARE?

Fratelli, che dobbiamo fare?   Atti 2:37  

        A coloro che vogliono più chiare definizioni intorno all’azione della fede, si può ricordare che non si deve confondere questa realtà spirituale con la credulità sterile. Per prendere possesso della  “grazia” che salva bisogna credere, ma credere per essere salvati vuoi dire: ravvedersi; ubbidire, accettare la potenza divina.I  “pellegrini” di Gerusalemme che avevano ascoltato il sermone di Pietro e che, soprattutto, lo avevano ricevuto e lasciato operare nel cuore, chiesero: che dobbiamo fare?Questa è la domanda di quanti ascoltano con interesse spirituale il messaggio della verità e si lasciano mettere in crisi da esso; credere, credere…, ma come?
“Ravvedetevi” cioè mutate i vostri  pensieri, la vostra direttrice di marcia; volgete finalmente il vostro viso a quel Dio al quale avete, fino ad oggi, voltate
ostinatamente le spalle. “E ciascuno di voi sia battezzato”… seppellito con Cristo in quanto al suo passato, risuscitato con Cristo per una vita nuova di giustizia e di verità. Battezzato per testimoniare, davanti al cielo e alla terra, l’ingresso nelle file dei redenti; battezzato per suggellare un patto con Dio, per esprimere un proposito di fedeltà imperitura. “E voi riceverete… “. Non è soltanto l’annuncio di una promessa, ma anche un’esortazione a schiudersi alla gloriosa e sensibile presenza di Dio.

      Nella salvezza il credente deve trovare un nuovo rapporto col cielo e perciò dalla salvezza deve aspettarsi pienezza di benedizione. Lo Spirito San­to deve trovare un cuore aperto dalla fede, pronto per ospitare la gloria e la potenza della Sua presenza.Credere, cioè guardare con occhi spirituali che lasciano scorgere l’invisibile, pensare con una mente che può e sa esaminare le realtà del cielo, agire con una volontà che può eseguire il programma di Dio.Non devi fare nulla per meritare la salvezza, non devi e non puoi perfezionare l’opera che Cristo ha compiuto per te; devi soltanto credere, accettare il  “dono divino” mediante quella fede che è essenza di un’attitudine esatta davanti alla presenza ed al messaggio di Dio. 

Riepilogo: La vita è una successione di scelte, ma una di queste è l’anello che salda la catena: la scelta del destino eterno!

 

Sesto giorno                          ASSOLTO

Giustificati, dunque per fede, abbiamo pace con Dio. Romani 5:11

L’uomo è ingiusto, ma la grazia in Cristo, accettata per fede, lo giustifica. Questo vuoi dire che i nostri peccati non ci vengono soltanto perdonati, altrimenti l’uomo sarebbe semplicemente un amnistiato, anzi che non ci vengono imputati  “a priori”.

In parole più semplici si può dire che l’opera di Cristo, accettata per fe­de, compie un vero processo di sostituzione: il peccatore appare agli occhi di Dio non più quello che è, ma quello che accetta di essere nel piano della re­denzione cioè un uomo  “coperto” dalla giustizia di Cristo, che ha accettato per Se stesso l’ingiustizia di tutto il genere umano per espiarla sulla croce.

Quindi il  “peccatore” davanti al tribunale divino compare esente da ogni colpa, come se non avesse mai peccato ed anzi vengono attribuite a suo merito le opere giuste che egli non ha mai compiute, ma Cristo ha com­piuto per lui. E naturale che questo nuovo stato determini anche un nuovo rapporto e colui che viveva lontano da Dio, in conflitto con Dio e schiacciato dal giusto giudizio di Dio, riacquista finalmente la limpidezza di una coscienza che gli permette di rialzare lo sguardo a Dio ed incontrare lo sguardo amoro­so del Padre e realizzare la carezza soave che è in maniera autentica la mani­festazione della presenza di Dio.

Questo rapido e totale passaggio dall’ingiustizia alla giustizia, può essere definita autentica resurrezione perché è un vero passaggio dalla morte alla vita. Il peccatore salvato non ha un  “concetto” della salvezza od una  “emozione religiosa” inerente alla salvezza, ma ha la  “salvezza”; egli esperimenta così compiutamente il suo nuovo stato spirituale, da sentirsi in concreto un figlio di Dio in perfetta ed armonica relazione con Dio.

Il passato non esiste più; le colpe, la condanna, il terrore, la ribellione e tutto il triste bagaglio di una vita distrutta e perduta possono tutto al più rima­nere un ricordo che ispiri amore e gratitudine verso Colui che si è fatto ingiusto per farci dono della Sua giustizia e così riconciliarci con Dio.

 Riepilogo: Nascosto in Cristo non hai più le tue macchie e le tue nudità: ap­pare soltanto l’opera compiuta da Lui!

 

Settimo giorno             NUOVA NASCITA

Se alcuno non è nato di nuovo, non può vedere il Regno di Dio.  Giovanni 3: 3

        Lo stesso evangelista al primo capitolo del suo libro, scrivendo della Parola che si è fatta carne, cioè di Gesù Cristo, dice: « Egli è venuto in casa sua, ma i suoi non l’hanno voluto ricevere, ma a tutti coloro che l’hanno ricevuto, i quali credono nel Suo Nome, Egli ha dato il diritto di essere chiamati figliuoli di Dio; i quali non di sangue, ne di volontà di carne, ne di volontà d’uomo, ma sono nati da Dio ».

L’uomo nasce dai propri genitori per entrare nel mondo naturale ove tutti viviamo e ci muoviamo, ma per entrare nel Regno dello Spirito, vedere e vivere le realtà eterne, l’uomo deve nascere una seconda volta e nascere da Dio.

È necessario chiarire che il Vangelo non parla della fantomatica reincarnazione dei buddisti perché la Scrittura precisa che ogni uomo può vivere e morire una sola volta. La “nuova nascita” rappresenta un aspetto o un atto della grazia di Dio in Gesù Cristo ed è più comunemente conosciuta con la definizione, espressa dalla dottrina cristiana, “rigenerazione”.

L’ingiusto non può avere relazione con Dio, ma giustificato trova pace in Dio; l’uomo naturale non può entrare nelle sfere soprannaturali, non può vedere e conoscere le realtà dello Spirito, ma rigenerato acquista quella nuova personalità che gli permette di vivere anche una nuova vita: quella che si vive nel Regno di Dio.

Forse s’impone una seconda chiarificazione: per “Regno di Dio” il Maestro non vuole intendere soltanto quello ove l’anima redenta sarà accolta oltre la sponda di questa vita, ma il Regno eterno, e quindi sempre presente, è sempre aperto a coloro che aspirano ad una vera vita, la vita spirituale.

In questo Regno c’è la presenza di Dio; la giustizia, le leggi, la verità di Dio. In questo Regno l’anima respira, vive, ha comunione col Padre; da questo Regno si spandono gli effluvi dell’amore, del bene.. .ma per vivere redenti in questo Regno bisogna nascere di nuovo cioè essere rigenerati in Cristo Gesù.

 Riepilogo:  Il pensiero della reincarnazione esalta l’uomo carnale, ma la verità della rigenerazione quello spirituale.

 

Ottavo giorno               ABBONDANZA

E vi fu grande allegrezza in quella città.  Atti 8:8

 

Gesù Cristo nella parabola del Buon Pastore conclude: “Io sono venuto affinché le mie pecore abbiano vita e l’abbiano in esuberanza”. Il cristianesimo è  “vita esuberante” e dal cristianesimo viene pienezza di gioia perché produce pienezza di liberazione.

Questo fenomeno ha un suo aspetto  “spettacolare” quando viene osservato, come nel nostro testo, attraverso un’esperienza collettiva, ma sostanzialmente è ugualmente grande quando appare nella vita di un solo individuo. Liberazione dalle potenze del male, salvezza dal peccato, guarigione dalla malattia, saturazione di Spirito Santo: tutto e in abbondanza può essere esperimentato da ogni singolo credente.

Non si ripeterà mai abbastanza che la “redenzione cristiana” non è un’astrazione intellettuale, un semplice enunciato teologico, ma un’esperienza concreta che mette in contatto e fa compenetrare l’uomo e Dio, la terra ed il cielo. Questo incontro produce tutti i miracoli spirituali ricordati nelle pagine precedenti e ne produce tanti altri che rappresentano una ricca corona di esperienze carismatiche per tutti, indistintamente, coloro che credono.

In Cristo l’epoca dei miracoli non passa mai perché Egli che è il Miracolo dell’amore e della potenza è lo stesso ieri, oggi ed in eterno. Nella Sua grazia è possibile trovare ogni bene per l’anima, per il corpo e per lo Spirito.

Se non soltanto ti senti perduto, ma ti vedi spezzato dalle potenze del male, distrutto dalle circostanze della vita, vinto dalla malattia, accostati a Cristo che può fare ogni cosa per te; ti può sollevare, liberare, guarire e può riempire ogni vuoto della tua vita con quello Spirito consolatore che è gioia e gloria.

Gli abitanti di Samaria avevano cercato invano e invano sperato nel soccorso di un  “mago” impostore fra un esercito di impostori, ma quando giunse un messaggio di liberazione trovarono, nell’accettano in fede, tutto quello che avevano desiderato e che solo Gesù Cristo poteva dare a loro e può dare a te.

 Riepilogo:  Tutto è nostro! In Cristo hai tutto e pienamente.

 

Nono giorno             UN SALVATORE ONNIPOTENTE

                                                                                                                   Ogni podestà mi è data in cielo e in terra.  Matteo 28: 18  

L’apostolo Paolo nella sua lettera ai cristiani di Filippi scrive che a Gesù Cristo è stato dato un Nome che è sopra ogni nome, un nome davanti al quale si piegano le creature celesti, terrestri, e sotterranee. Gesù stesso come rileviamo dal nostro testo afferma la Sua autorità in cielo e in terra; Egli può compiere ogni cosa.

Questa verità deve riempire di consolazione e di fiducia il credente; di consolazione perché possiede un Salvatore onnipotente, di fiducia perché può essere assistito in ogni circostanza del suo pellegrinaggio.

Quando le potenze infernali cercano di sbarrare la strada e gli eserciti del male sferrano massicci attacchi per farci indietreggiare, noi possiamo invocare Colui il cui Nome piega le creature dei luoghi tenebrosi. Quando gli uomini ci perseguitano e tentano di ostacolare il nostro servizio o infrangere la nostra fedeltà, noi possiamo chiamare a nostro soccorso l’Onnipotente Salvatore che tiene nella Sua mano ogni autorità anche in terra.

Quando il cielo sembra chiudersi sopra di noi ed il canto degli angeli si spegne ai nostri orecchi, quando cioè le melodie celesti si allontanano da noi, possiamo rivolgerci, pieni di fiducia a quel bénedetto Signore che ha anche le chiavi del cielo e che può riaprire per noi le porte di una comunione ineffabile con Dio.

No! Non abbiamo ragione di essere preoccupati o perplessi perché nel cammino cristiano, in tutto il cammino, sia in quello della santità che in quello del servizio siamo seguiti ed assistiti da un Salvatore Onnipotente che ha anche detto: “Io sono con voi in ogni tempo, fino alla fine del mondo.”“””

Sempre, in ogni luogo, in ogni circostanza Gesù è col credente che Lo ha accettato e che si è proposto, quale discepolo, di seguire Lui. Alla fedeltà del discepolo risponde, in misura celeste, la fedeltà e l’onnipotenza di un Salvatore che ha salvato, salva e salverà in ogni ora e da ogni situazione. Perciò cristiano, chiunque tu sia, fatti animo: Gesù, l’Onnipotente è con te!

Riepilogo:  C’è un rifugio che non teme calamità e il timore fugge anche da colui che ci si ripara.

 

Decimo giorno                   COMUNIONE

 E la nostra comunione è col Padre.   I Giovanni 1:3  

La religione è oggi intesa, più che nel passato, come semplice astrazione intellettuale. La teologia si è trasformata in anatomia e tutti i circoli religiosi in laboratori dove si sezionano le “verità” , gli “enunciati”,  i “concetti”.

Tutti parlano, tutti discutono, tutti si animano per esprimere i risultati delle loro autopsie, delle loro analisi, delle loro ricerche. Dio viene presentato vivo, morto, attuale, superato; Cristo viene dichiarato umano, divino, storico, mitico; la trinità, la salvezza, il cielo.. .cento altre dottrine, dopo essere state vivisezionate, vengono illustrate secondo i concetti delle più diverse scuole di pensiero in antitesi, in sintesi..

Idee, parole, concetti, dogmi, enunciati.. .ma tutto e sempre nelle sfere del vago, della teoria. Se ci avviciniamo alla religione nelle sue pratiche troviamo un cambiamento di forma, ma non di sostanza: cerimonie, liturgia, paramenti simbolici, ma tutto privo della sensibile presenza di Dio.

La “comunione”col Padre invece è non solo la nostra disponibilità al pensiero religioso e al sentimento religioso, ma anche o soprattutto, la realizzazione di quelle realtà celesti che dobbiamo, per usare le parole dell’apostolo, ” vedere, udire, contemplare, toccare con le mani…”

Se comunione vuoi dire, come ci suggerisce la radice etimologica, avere le ” cose in comune” è chiaro che noi la esperimentiamo, nella nostra relazione con Dio quando offriamo noi stessi, ma anche quando il Padre ci offre in maniera sensibile le cose che sono proprie della Sua persona e del Suo Regno.

Dio si vuoi far sentire”anzi ci sia consentita un’espressione audace ma sentimentale Dio si vuol far godere”.

Soltanto quando l’esperienza della comunione è autentica i cristiani trovano anche vera comunione tra loro e uniti comunione col cielo. Far parte di una medesima associazione o di una medesima comunità non rappresenta, in se stesso, indice di incontro e relazione spirituale perché le membra del corpo di Cristo formano un vero organismo spirituale soltanto quando sono realmente unite al capo che dà vita.

Parlare della “sensibile”ed inconfondibile presenza di Dio nel credente e nella chiesa, diventa sempre più difficile nel nostro mondo, ma tu ricordati: il Padre vuole avere comunione con te.

 Riepilogo:  Non fare mai di Dio un concetto; cerca e vivi sempre la Sua presenza.

 

Undicesimo giorno                 LA PACE DI DIO

                                       E la pace di Dio guarderà i vostri cuori.   Filippesi  4: 7  

Cristiano, la tua vita deve conservare la caratteristica che ha ricevuto dal giorno del tuo incontro con Colui che a ragione si chiama “Principe dei/a pace”.

Devi vivere serbando e manifestando la pace cioè quel sentimento che non soltanto esalta la tua relazione con Dio, compone le tue divergenze con gli uomini e placa i conflitti con te stesso, ma che preserva la tua serenità e la tua gioia in tutte le burrasche della vita.

Le circostanze che tutti viviamo e che generalmente provocano le più diverse reazioni, non devono mai avere il potere di turbare quella pace che ti è stata data da Gesù; come credente devi saper guardare sorridente ai giorni lieti ed a quelli tristi, alle ore serene e a quelle che sono foriere di tempesta.

L’apostolo Paolo in questa splendida pagina di dottrina cristiana insegna il metodo da seguirsi per conservare inalterata la pace. Prima di tutto raccomanda di placare le ansietà del cuore e le preoccupazioni che sembrano venire dai fondali della nostra personalità. In tutti i vostri bisogni, scrive l’apostolo, presentate le vostre richieste a Dio, mediante la preghiera espressa con ringraziamento.

Nel momento stesso che ricorriamo sinceramente a Dio per il nostro problema, noi lo abbiamo trasferito tra le Sue braccia, non pesa più su noi, non ci opprime più. Con la preghiera ci siamo accostati a Dio, cioè abbiamo nuovamente approfondito quel vincolo di comunione che ci vivifica e che, indipendentemente dalle cose che otterremo nell’esaudimento, rappresenta già un “esaudimento”per la benedizione della Sua presenza.

Con il “ringraziamento” noi rinnoviamo anche alla nostra esperienza, oltre che al nostro culto, la manifestazione della potenza e dell’assistenza divina; esercitiamo la nostra fede in relazione a quanto Egli ci darà in risposta alla nostra richiesta, ed esprimiamo la nostra umiltà nell’accettare in anticipo e con anticipata gratitudine quello che Egli riterrà opportuno porgerci.

Tutto questo, conclude Paolo, servirà per potenziare dentro di voi quella pace che può preservare la vostra vita da ogni turbamento e che sarà sempre una potenza maggiore di quella che può derivare dai vostri sforzi intellet­tuali o dalle vostre azioni umane. Possa la lezione di ieri trovarci pronti oggi per seguire fedelmente il sentiero che nel conservarci la pace conserva tutta la nostra vita in Cristo.

 Riepilogo:  La pace non è quella che viene dalla quiete, ma quella che si rea­lizza nella tempesta.

 

Dodicesimo giorno                 ALLEGREZZA CRISTIANA

                                                                                                                                …Allegri nella speranza. Romani 12:12  

L’allegrezza nasce nell’uomo per le cose che ha o per quelle che spera di avere; purtroppo le cose offerte dalla vita sono effimere e fugaci e quindi anche l’allegrezza risulta, nella vita dell’uomo, un sentimento momentaneo generalmente superficiale.

Non è così per il cristiano, per il vero cristiano; le realtà capaci di generare allegrezza sono infinite ed eterne per lui, ed egli può far festa ogni giorno per l’abbondante grazia che ha realizzato e che possiede. li suo nome è scritto nel cielo, egli è figlio ed erede di Dio, gode della Sua assistenza e de Sua provvidenza e gioisce per la benedizione della Sua presenza.

Anche se vengono le prove e se le tentazioni aumentano di violenza, cristiano continua ad essere un « vaso » pieno dell’eccellenza della grazia Dio ed ha tutta la ragione per essere allegro.

Ma c’è un motivo dominante nell’esperienza del cristiano che determina ed alimenta l’allegrezza e questo è la « speranza. Dobbiamo ricordarci cl quando la dottrina cristiana parla di speranza, non si riferisce mai a quel specie ” d’illusione” che esiste in ogni individuo e che gli fa  sognare cose che più desidera. La  speranza cristiana è il senso d’aspettativa volto all’adempimento sicuro delle promesse di Dio: la gloria eterna dei credenti Gesù Cristo. Questa speranza è la fonte stessa dell’allegrezza perché anticipa per i pellegrini di Dio il giorno del riposo, e in una certa misura spirituale fa godere ad ogni credente, già in questa terra.

Il cammino è lungo, la marcia è faticosa, le difficoltà qualche volta sor schiaccianti, ma che importa, se guardando avanti si possono scorgere mura preziose della città di Dio e si possono mirare quelle meravigliose por di perla?

La vita sfugge, attraverso lo scorrere degli anni o l’incalzare della malattia, ma perché attristarsi quando anche questo serve per avvicinarsi alla luce, alla gloria, all’eternità?

Siate allegri nella speranza: lasciatela zampillare anche nelle ore p oscure o nelle situazioni più difficili e da quella fonte sgorgherà sempre un’allegrezza pura che il mondo non conosce ma che ogni cristiano può possedere nella grazia del Signore.

 Riepilogo:  Festeggia cristiano, il tuo nome è scritto nel cielo.., le pene  quaggiù non possono cancellarlo!

 

Tredicesimo giorno          MI SARETE TESTIMONI

Ritorna a casa tua, e racconta quante gran cose Iddio ti ha fatte.  Luca 8: 39

La salvezza fa di ogni credente un testimonio di Gesù Cristo, ma non sempre, purtroppo, il cristiano è pienamente consapevole di questa sua responsabilità. Troppo spesso infatti, colui che ha esperimentato la potenza della redenzione pensa di dover soltanto conservare a se stesso il bene che ha ricevuto, pensa cioè di non avere altro dovere all’infuori di quello di curare ed edificare la propria vita.

Anche il povero indemoniato di Gadara liberato da Gesù aveva questo concetto… errato, ma il Redentore seppe richiamano alle proprie responsabilità, al proprio compito: testimoniare della potenza che salva.

Il cristiano è un individuo che è stato liberato da una condizione di per­dizione ed è perciò qualificato per parlare della liberazione e del Liberatore a quanti si trovano nelle stesse condizioni nelle quali egli si trovava. Questo ci ricorda il debito che ogni credente deve pagare alla società.

Ma il cristiano è particolarmente un individuo che è stato liberato da Dio in Gesù Cristo e quindi ha il sacro dovere di esprimere la propria gratitudine a Colui che viene glorificato quando l’opera compiuta dalla Sua mano viene posta in evidenza in maniera che altri possano sollecitarla ed ottenerla per la propria vita. Questo ci ricorda il debito che ogni credente deve rendere al servizio di Dio.

Non c’è cristiano che non possa pagare questo debito, perché testimoniare non vuoi dire predicare, insegnare, scrivere trattati di letteratura cristiana, ma vuoi dire soltanto raccontare ad altri tutto quello che è stato realmente esperimentato nella propria vita. Un racconto può essere più o meno ele­gante, ma quando è un racconto fedele, sincero, viene sempre ad illustrare la sostanza di un fatto e nella testimonianza cristiana quello che vale non è l’eleganza della parola, ma il “fatto”.

Anche tu quindi puoi e devi essere un testimonio di Colui che ti ha salvato; devi soltanto raccontare quello che hai realizzato per fede nel giorno che hai incontrato Cristo, devi parlare della Sua risposta, della Sua potenza, della Sua grazia…. insomma di tutte quelle cose che hanno cambiato la tua vita ed hanno fatto dite un cristiano, un figlio di Dio.

 Riepilogo:  Se non parli sempre di Gesù, finisci col dimenticarti di Lui.

 

Quattordicesimo giorno             UNITI NEL SIGNORE

                                                                                                                                 Non abbandonando la comune radunanza. Ebrei 10:25

 

La Parola di Dio è il più fulgido esempio di equilibrio e di armonia; gli insegnamenti che educano la nostra vita sgorgano in maniera di sollecitarci in tutta la volontà di Dio senza mai spingerci in eccessi pericolosi o in estremismi paralizzanti.

Mentre leggiamo che dobbiamo tener viva la nostra vocazione di testimoni, la nostra attenzione viene attirata da questo passo che ci dice che dobbiamo anche curare la nostra relazione e comunione di figli di Dio. Mentre cioè ci viene detto che dobbiamo essere pronti ad ” uscir fuori”ad “andare ovunque”ci viene anche ricordato che dobbiamo avere del tempo per rimanere ” dentro”e per ” stare uniti”: questa è la vita comunitaria!

Il salmista scriveva, circa 30 secoli fa “è buono e caro che i fratelli dimorino uniti… ” ed anticipava così di 10 secoli l’esortazione contenuta nel nostro testo e che suona perentoria per ogni credente.

Il cristiano deve, assolutamente deve, confrontare, fondere, addizionare la propria esperienza all’esperienza dei fratelli; da questo incontro deriva quell’unità di spirito e quell’opera di edificazione che sono necessarie per tutti e sono necessarie per ognuno.

Non dobbiamo ignorare che Gesù stesso, sempre pronto ad ” andare attorno”o a ” mandare i suoi discepoli”, di tanto in tanto si raccoglieva nell’intimità, esclusivamente con i Suoi, per vivere ore riservate ad una comunione particolare che a ragione poteva essere definita ” comunitaria”.  E  perché non ricordare che nel giorno stesso dell’Ascensione, mentre illustrava gli ultimi dettagli della grande missione evangelistica, Gesù Cristo raccomandò ai Suoi, avanti ad ogni altra cosa, di raccogliersi in Gerusalemme e di rimanere nell’attesa intima, del Consolatore promesso?

La “comunità” trova una precisa collocazione nel programma di Dio: unisce, prepara, rende i credenti strumenti di scambievole edificazione, determina l’incontro per quei programmi che possono essere assolti soltanto nella collaborazione, agevola l’esercizio dell’amore fraterno, pone tutti su uno stesso banco e davanti ad un medesimo Maestro.

Si, anche tu devi avere una comunità e devi farne parte in maniera integrale ed integrante, devi essere un fratello assieme ai tuoi fratelli, un credente nel mezzo di un popolo di credenti! Non trascurare il popolo di Dio e la vita che sei chiamato a vivere nel seno di esso.

 Riepilogo:  Il popolo di Dio è il tuo popolo, la tua famiglia; non trascurare il tuo posto fra coloro che Dio ti ha dato.

 

Quindicesimo giorno            RICCHEZZA SPIRITUALE

        Or appetite, come a gara, i doni migliori.  I Corinzi 12:31  

Uno degli esercizi spirituali che impegna i credenti nella vita comunitaria è quello della ricerca dei doni di Dio. La comunità è assomigliata ad un organismo composto di membra, apparati, sistemi: ogni parte dell’organismo svolge una missione nel corpo e per il corpoin forza di una propria funzionalità.

Il credente assolve il proprio compito nella comunità, quando esercita quei doni spirituali necessari alla vita e all’edificazione dei popolo di Dio e quindi deve sentirsi responsabilmente impegnato a desiderare e cercare tutti i carismi dello Spirito offerti dalla prodigalità di Dio.

Questo non vuoi dire che ogni cristiano debba necessariamente possedere tutti i doni soprannaturali che vengono dallo Spirito, ma chiarisce che ogni credente deve essere consapevole del fatto che il ” corpo” esige la presenza di membra vive ed attive in tutte le funzioni richieste dalla vita cristiana. Desiderare e cercare tutti i doni di Dio, vuoi dire infatti, aprirsi all’opera che io Spirito vuoi compiere nella chiesa; quando questa disponibilità è generale, lo Spirito può liberamente distribuire questi meravigliosi carismi.

Anche tu sei entrato a far parte del popolo del Signore hai ” diritto ” a questi doni e di conseguenza hai il ” dovere”di desiderarli e di cercarli per dare in concreto il tuo contributo alla vita della comunità.

Forse vuoi sapere quale metodo bisogna seguire per cercare ed ottenere i doni spirituali. li ragionamento potrebbe anche essere lungo, ma la sintesi è espressa in poche e chiare parole:

« Riconoscere che la vocazione cristiana impone l’appartenenza alla chiesa come quella delle membra ai corpo.

Accettane il principio biologico che le membra ricevono dai corpo, ma contribuiscono anche alla vita dei corpo, attraverso un processo di reciproca assistenza.

Accostarsi a Dio in preghiera e in sincera disposizione interiore per chiedere e ricevere la benedizione dei Suoi doni.

Proporsi fermamente di possedere e di usare ogni dono per l’edificazione altrui e soltanto alla gloria di Dio, conservando sempre la più profonda umiltà.

Ed infine esercitando i doni divini con franchezza che sia sempre equilibrata dalla più profonda subordinazione alla guida divina.

Fratello, tu fai parte del corpo di Cristo; devi esercitare una funzione personale quale membro della comunità: cerca sinceramente i doni di Dio!

 Riepilogo:  Il « Prodigo » non concederà neanche una goccia dell’oceano delle Sue grazie a coloro che non desiderano e non chiedono.

 

Sedicesimo giorno                    L’AMORE

  Or queste tre cose durano al presente: fede, speranza e carità; ma la maggiore di esse è la carità. I Corinzi 13:13

          La carità non è inclusa sui catalogo dei doni spirituali, ma senza essa nessun dono spirituale ha valore; non è neppure inclusa nell’elenco dei ministeri, ma i ministeri che non sono fondati sulla carità sono squalificati. L’apostolo Paolo la pone in linea con quelle che sono state definite le virtù teologali e dichiara che costituiscono le tre cose che “durano al presente”  fede, speranza e carità, ma si affretta a precisare che la carità, benché posta al terzo posto è la maggiore fra queste virtù.

È la maggiore perché è la sola che dura in eterno; è la maggiore perché è fonte perenne di ogni giustizia, di ogni verità. È la maggiore perché rispecchia in maniera più diretta e in modo più chiaro la personalità di Dio.

La carità, cioè l’amore inteso nei suo significato assoluto, genera e sostiene ogni aspetto ed ogni caratteristica della vera vita cristiana, che è poi vita imitativa di Gesù Cristo manifestazione completa e perfetta dell’amore di Dio.

La carità è generosità, è altruismo, è benevolenza è tolleranza; dalla carità nasce la gioia, la serenità, l’allegrezza. Nella carità incomincia e si conclude ogni servizio per il prossimo ed ogni ministerio alla gloria di Dio; nella carità il credente trova la sua ragione di essere e realizza il programma della propria vocazione.

Quindi non solo devi appetire i doni spirituali, devi desiderare il servi­zio, la comunione, la vita comunitaria, ma devi anche procacciare la carità che è una virtù che può essere posseduta in misura crescente soltanto a due condizioni:

–  Morire a se stessi.

 –  Lasciare che lo Spirito Santo infiammi il cuore.

L’uomo è naturalmente privo di carità; inclinato all’odio e a tutte le filiazioni di questo: intolleranza, risentimento, sprezzo… Per entrare in possesso della carità deve accettare la propria crocifissione sulla croce di Cristo. Non basta il proposito umano per conquistare il perfetto amore: lo Spirito Santo deve essere ricevuto interiormente e devo essere lasciato libero di spanderenei cuore la virtù divina; perciò fratello, apriti ed umiliati al lavoro di Dio affinché anche tu possa essere colmato di carità.

Riepilogo: Ama, ama sempre, ama tutti: questo è vivere nella volontà di Dio.

 

Diciassettesimo giorno        UNA CAMERA SEGRETA

 …Molto può l’orazione del giusto fatta con efficacia.
Giacomo 5:16  

La vita dei cristiano sarà sempre incompleta e debole, se non sarà costantemente alimentata dalla preghiera. Un servo di Dio ha detto che la preghiera è il respiro dell’ anima: come il nostro organismo vive respirando e senza respirare non potrebbe vivere, così l’anima vive nella preghiera e per la preghiera.

Ma la preghiera deve essere però vera preghiera ed è vera preghiera quando si mantiene lontana dagli schemi liturgici che cercano di trasformarla in un vuoto formalismo, o dai quei tentativi di meccanizzazione che finiscono coi renderla sterile ripetizione di frasi stereotipate pronunciate con le labbra, forse pensate con la mente, ma non partecipate con il cuore.

La preghiera deve essere adorazione davanti a Dio, lode ed intercessione e sopratutto deve essere autentico incontro con Dio: elevazione nelle sfere dello Spirito, comunione col Padre nei nome per la mediazione di Gesù Cristo.

Uno dei più gloriosi privilegi dei credente è quello di poter accedere ai trono divino, sempre e sempre incontrare Dio nella realtà della Sua presenza; questi incontri sono preghiera. L’apostolo Giacomo, nei passo ricordato, parla di preghiera fatta con efficacia e non tanto per distinguere fra quella che non è preghiera e quella che è preghiera vera, ma piuttosto per ricordare che anche nell’autentico incontro con Dio, come nelle intercessioni sincere, si possono raggiungere i più diversi livelli di perseveranza, di fede, di vigore spirituale.

I cristiani devono irrobustirsi per saper chiedere, cercare e picchiare con una ” violenza” crescente, perché dalla misura quantitativa e qualitativa della propria vita di preghiera viene determinata la statura spirituale della propria personalità.

Non chiudere mai davanti a te la tua stanza di preghiera perché se è utile trovarsi nell’alto solaio, con i propri fratelli, nelle riunioni di preghiera, è altresìnecessario avere un luogo di incontro personale con Dio ove tra­scorrere ore preziose di conversazione intima, di adorazione sincera e di intercessione piena di calore.

Prega, ma sappi pregare rifiutando ogni comodo surrogato per fare della preghiera combattimento, agonia, vittoria!

 

Riepilogo:  Colui che ti ha aperto il cielo, aspetta che tu entri: questa è la preghiera.

 

Diciottesimo giorno           CHIAMATI A SANTIFICAZIONE

     Questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione. Tessalonicesi 4:3  

La salvezza determina un nuovo stato ed una nuova personalità, ma questa condizione non deve essere una condizione statica, ma dinamica. Il  credente, giustificato in Cristo e rigenerato per la potenza della grazia, ha un cammino schiuso davanti ai suoi passi, quello della santificazione.

Santificazione vuoi dire, sostanzialmente vivere per piacere a Dio e, praticamente vuoi dire, separarsi da ogni male e rendersi, in misura crescente, disponibili per il bene. Questa regola rappresenta la vita dei cristiano che in quanto discepolo di Cristo è un imitatore di Colui nei quale non fu trovato mai peccato.

Il sentiero della santificazione è di spavento a coloro che non camminano con Dio, ma è di gioia per i credenti che fanno della comunione con il cielo principio fondamentale della propria esistenza; essi si accorgono, come dice l’apostolo Giovanni, che i comandamenti di Dio non sono pesanti e che è dolce muoversi ed agire in tutta la volontà di Dio.

Non si può negare che una vita che si muove in santificazione è anche vita dì impegno, vita di conflitti, ma quando questo impegno è preso nella consapevolezza di operare in Dio e quando queste battaglie sono combattute alla gloria di Dio, si riesce a gioire anche nei tratti più aspri del sentiero e in mezzo alle difficoltà più grandi.

L’impegno, le battaglie sono sempre in diretta relazione con io spogliamento di ogni rimasuglio di umanità peccaminosa o di ogni riserva di concupiscenza carnale, di conseguenza, sono in relazione con la ricerca appassionata e sincera di tutte quelle virtù che devono prontamente coprire e rivestire le parti denudate dall’azione purificatrice della Parola di Dio. È impegno deporre la superbia come è impegno rivestire l’umiltà, è impegno spogliare l’ira, come è impegno adornarsi di mansuetudine…

È una duplice azione che assorbe costantemente e progressivamente il credente chiamato da Dio a rendere testimonianza della salvezza, ma non soltanto attraverso l’esperienza di un giorno, ma attraverso il programma di una vita.

È stato scritto che il « cielo è preparato per coloro che si preparano per il cielo »; la santificazione non è l’azione che ci fa  “guadagnare”il cielo, ma è il cammino che ci mantiene nell’itinerario di Dio che conduce al cielo.

 

Riepilogo:  Non ti aspettare che Dio cammini con te; tu devi camminare con Lui…; Egli vuol condurti nel Suo itinerario.  

 

Diciannovesimo giorno         LA LIBERALITÀ CRISTIANA

 Chi semina scarsamente, mieterà altresì scarsamente.   Il Corinzi 9: 6

L’insegnamento contenuto in questa pagina del Nuovo Testamento, non è impartito da ogni pulpito e non è accettato da ogni credente eppure è un insegnamento che fa parte integrale della dottrina cristiana e che anzi in questa trova una collocazione ampia e inequivocabile.

Il credente deve saper esprimere la propria gratitudine a Dio, largitore di beni eterni e temporali, in modo concreto e cioè attraverso la generosità. Generosità non vuoi dire, e su questo punto non si insisterà mai abbastanza, privarsi di qualche briciola dei superfluo per compiere avare elemosine, anzi vuoi dire  “far parte de//e proprie sostanze”  a quelle persone o a quelle opere che possono essere beneficate dalla nostra azione.

La generosità di Dio è manifesta nella provvidenza, nell’assistenza, ma soprattutto nel dono del Suo Figliuolo, dato alla morte per noi. La generosità di Cristo appare nei Suoi miracoli, nelle Sue compassioni ma in maniera intera nei sacrificio supremo alla croce dei Calvario; “generosità”  vuoi dire offerta piena, calda, vibrante d’amore.

Il credente deve possedere questa generosità e deve esercitarla per essere benedizione e…. per essere benedetto.

Dio non permetterà mai che esistano perplessità nell’esercizio della generosità perché darà sempre e a tutti una visione chiara di quello che possono e devono fare per operare nella Sua volontà. Non soltanto mostrerà i bisognosi che possono essere aiutati, i sofferenti che possono essere sollevati da una mano amica, ma farà chiaramente individuare tutte le occasioni favorevoli per compiere il bene.

Ci sono le missioni, il servizio evangelistico, gli operai di Dio, la letteratura cristiana, i programmi spirituali, e tante, tante altre cose che direttamente attraverso la comunità possono essere raggiunte dalla liberalità cristiana.

In qualsiasi opera e seguendo qualunque strada ” aperta da Dio” il credente, nell’esercizio del dare, si costituisce seminatore della semenza fornita da Dio e quindi diviene collaboratore di Dio. Non soltanto può esprimere amore e gratitudine al Padre, ma può lavorare per Lui e con Lui.. .per essere pronto, al momento opportuno per raccogliere il frutto da Lui.

 Riepilogo: Vuoi benedizioni abbondanti? Largisci abbondanti benedizioni!

 

  Ventesimo giorno             IO EBBI FAME

In quanto l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, voi l’avete fatto a Me.   Matteo 25: 40

 

Questa breve meditazione segue, per nesso logico, quella di ieri; la sviluppa e la completa. Generosità, non soltanto sul piano finanziario, ma anche e soprattutto su quello affettivo: questo è il vero, puro, principio cristiano.

“Noi avremo sempre poveri intorno a noi e con noi”; questa frase dei Maestro può avere un’applicazione superiore alla circostanza storica che l’ha ispirata: sempre nei tempo, sempre nella differenziazione della povertà. Avremo poveri, sprovvisti di ogni mezzo di sussistenza, poveri ammalati, poveri distrutti dal vizio, dalla passione, dal crimine, poveri angosciati e delusi dalla società.

Li avremo sempre vicini a noi come cenci laceri e sporchi; rifiutati da altri, rifiutati dai più, e perciò abbandonati e sofferenti nella loro miseria. Non attendono nulla eppure vivono in attesa, non sperano da nessuno, eppure sperano da tutti.

Qual’é il compito dei credente di fronte a questo campo di miseria? Prima di tutto quello di guardare con l’occhio illuminato dallo Spirito; egli deve saper riconoscere in questi reietti, in questi abbandonati, in questi sofferenti, i fratelli, i propri fratelli, i fratelli di Gesù, anzi Gesù stesso.

Ma il cristiano non deve soltanto saper guardare” come non deve soltanto saper compatire o saper parlare, deve essenzialmente saper operare. Qualche volta l’opera che gli è consentita di compiere può apparire insignificante, quasi inutile, ma egli la deve compiere perché se ogni cristiano è disposto a porgere un solo bicchiere d’acqua, quando non può far di più o un solo pezzo di pane; se ogni cristiano insomma è disposto a fare quello che può fare, certamente folle di assetati, di affamati, di derelitti troveranno il sollievo dell’assistenza affettuosa.

Possiamo forse pensare che con l’esistenza di tanti enti ed associazioni assistenziali, laiche o religiose, questa azione cristiana non sia più esistente nel  “catalogo” del credente. Non è così perché, pur prescindendo dalla considerazione che queste associazioni stesse, hanno bisogno di collaborazione, di denaro, di sostegno; rimane quello, spiritualmente più importante, che l’opera personale, preparata da Dio, pronta per ognuno di noi, è la vera opera assistenziale che può esprimere ai povero tutto quel contenuto di umanità, di amore, di cristianesimo che può sollevare pienamente e profondamente.

Guarda anche tu alle opportunità preparate sui tuo sentiero.

 Riepilogo:  La tenerezza di cuore che non produce azione è solo emozione superficiale ed ipocrita.  

 

Ventunesimo giorno           BATTESIMO CELESTE

…e tutti furono ripieni dello Spirito Santo.  Atti 2:4  

Gesù Cristo, prima di lasciare i Suoi ha lungamente parlato dello Spirito Santo; il Padre, queste sono le Sue parole, vi darà un altro Consolatore che dimori con voi in perpetuo…

Nel precisare il ministero dello Spirito ha chiarito ai Suoi discepoli che Esso li avrebbe guidati “ “ illuminati “ “ consigliati ed infine che li avrebbe rivestiti di una potenza celestiale per qualificarli nel loro compito di testimoni, di ministri, di predicatori. Fra le ultime raccomandazioni dei Maestro c’è proprio quella di rimanere in Gerusalemme ed attendere l’adempimento di questa promessa che sarebbe stata per loro un battesimo cioè un’immersione nello Spirito Santo.

Questa pagina dei libro degli Atti descrive in maniera magistrale ed in modo vivo l’esperienza della prima chiesa: tutti vengono immersi nello Spirito e riempiti dallo Spirito e da quei momento la vita di tutti viene trasferita ad un livello di soprannaturalità. Non c’è soltanto l’evidenza carismatica dell’esperienza spirituale, quella della glossolalia che è parlare in lingue sconosciute, ma c’è soprattutto una potenza travolgente che mette a rumore la città, che da coraggio e franchezza ai discepoli, che rende penetranti e convincenti le loro parole.

La chiesa della Pentecoste, la chiesa battezzata nello Spirito Santo è realmente la chiesa cristiana il cui modello ci viene fornito dal Nuovo Testa­mento. Se questo è vero si deve concludere che ogni credente deve realizzare un battesimo celeste o, come si può dire con altre parole, deve essere immerso nello Spirito e riempito di Spirito fino ad averne l’evidenza attraverso manifestazioni carismatiche.

Se hai accettato Gesù come Salvatore, se la tua vita è stata cambiata dalla grazia divina, se ti sei incamminato verso la meta celeste, nei sentiero del­la santità, devi chiedere ed ottenere il battesimo promesso da Gesù; il dono prezioso non era riservato ad una ristretta classe di persone del passato, ma è un’offerta generosa di Dio ai credenti di ogni condizione e di ogni età ed infatti Io stesso apostolo Pietro che fu il primo testimone di questa esperienza disse, alla folla attonita: …per voi è la promessa, per i vostri figliuoli, per tutti coloro che verranno in seguito; per quanti il Signore Dio nostro ne chiamerà…

Sei stato chiamato da Dio a fare la Sua volontà? La promessa è anche per te, chiedila e l’otterrai.

  Riepilogo:  Come una secchia nei fiume, fa che la tua vita s’immerga nello Spiri­to e che io Spirito s’immerga nella tua vita.

 

Ventiduesimo giorno           COME USARE I DONI DI DIO

Ora a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per ciò che è utile ed espediente. Corinzi 12: 7

Se non sei ancora stato battezzato nello Spirito, accostati a Dio con perseveranza di preghiera e con sincerità di fede, ma se sei già stato battezzato custodisci e valorizza questa esperienza, prima di tutto chiedendo a Dio che la renda sempre più copiosa e profonda e poi vivendola rigorosamente nello scopo di Dio.

Il battesimo dello Spirito non è fine a se stesso e non è neanche una benedizione largita per dare soltanto gioia o per procurare eccitanti emozioni religiose. È una fonte di potenza e praticamente è una riserva di capacità e di qualificazioni per il servizio dei Signore che è servizio reso a favore di tutti.

Dallo Spirito viene intelligenza soprannaturale, parola ed opere sopran­naturali e quindi a mezzo dello Spirito ogni credente viene reso idoneo per compiere un servizio che abbia tutte le caratteristiche dei miracoloso. Questo è vero per tutti ed è vero anche per te, perché Dio non vuole lasciare indietro e scioperato, neanche un membro solo della Sua grande famiglia.

Può darsi che il lavoro che Egli ti vuole affidare si presenti in forma mol­to umile, ma non ti preoccupare dell’aspetto esteriore delle cose; nella vita dello Spirito tutto ha una fisionomia celestiale ed anche il più ingrato dei servizi o il più nascosto dei lavori contengono l’essenza dei cielo quando vengono compiuti nella guida e per il calore dello Spirito.

I primi diaconi della chiesa di Gerusalemme furono scelti per essere semplicemente servitori ; dovevano servire alle mense, recare delle vivande a tavola e ritirare dei piatti vuoti, ma furono scelti perché rendevano una santa testimonianza, erano pieni di sapienza e pieni di Spirito Santo. Anche oggi la chiesa deve vivere una vita spirituale e a questa vita devono partecipare tutti i credenti e non con le loro capacità naturali, perciò ricordati che fai parte della chiesa e devi nella chiesa usare quanto Dio ha messo in deposito nella tua vita.

Non dimenticarti mai di rispettare i principi fondamentali che disciplinano l’uso dei doni di Dio:Usa il dono che Dio ti ha dato e non quello che non possiedi.

Non permettere mai ai tuo cuore di appropriarsi, anche soltanto di una parte, della gloria che può essere resa da chiunque per la benedizione recata dai dono di Dio.

 Riepilogo:    Il dono che hai è utile a te se tu lo usi per gli altri.

 

Ventitreesimo giorno                LUCE NELLE TENEBRE

 La tua parola è una lampada al mio piede ed una luce al mio sentiero. Salmo 119:105

           Non dimenticare mai di leggere, studiare e meditare la Parola di Dio: essa è alimento, è consolazione, è incoraggiamento, è guida, è luce. Nella Parola troverai sempre e per ogni circostanza il messaggio di Dio e sarà immancabilmente un messaggio rivolto a te, proprio a te e che saprà rispondere ai tuoi bisogni in maniera così diretta e in modo così particolareggiato da darti la certezza assoluta che Dio ti sta parlando attraverso le Scritture.

La tua anima ha bisogno di nutrirsi della Parola, il tuo spirito aspetta di essere vivificato dalla Parola, la tua intera personalità di credente ha bisogno dell’alimento della Parola. Soltanto in essa puoi conoscere le promesse di Dio, i programmi dei cielo; soltanto da essa puoi apprendere quello che devi fare e quello che non devi fare.

Benché per la vita spirituale è sempre pericoloso stabilire programmi rigidi o schemi inflessibili, non è inopportuno imporsi un metodo di vita che dia una collocazione precisa alla lettura ed alla meditazione della Parola. Iniziare la giornata, per esempio, oltre che con la preghiera, anche con io studio fedele e costante della Scrittura è quanto di più saggio possa essere fatto; quelle parole preziose possono rappresentare il primo nutrimento per le prime fatiche della giornata e possono tradursi, nell’esperienza del credente, in luce, coraggio, consiglio, per compiere fedelmente la volontà di Dio.

Ma una collocazione non può rappresentare la lettura soltanto della prima ora perché se il nostro organismo fisico ha bisogno di quel nutrimento che noi ci proponiamo attraverso i molteplici pasti che consumiamo nell’arco di un giorno, anche la nostra anima ha esigenze che possono essere soddi­sfatte soltanto mediante ripetuti pasti spirituali. La lettura e la meditazione della Parola devono perciò essere ripetute regolarmente e fedelmente molte volte ai giorno, affinché le energie interiori siano reintegrate per consentire al credente di agire con efficacia sui piano della fede.

Non accontentarti dunque di possedere una bella edizione della Sacra Bibbia per conservarla nella tua libreria, ma possiedine molte copie e rovinale pure con l’uso; abbine una sempre con te, compagna di viaggio, di lavoro, di riposo: non indugiare ad aprirla ovunque puoi, è la tua luce, il tuo pane, la tua benedizione.

 Riepilogo:  Non fidarti della tua intelligenza, perché sopra ogni luce c’è la luce della Parola che può rischiarare il tuo sentiero.

 

Ventiquattresimo giorno     FAMIGLIA CRISTIANA

E qualunque cosa facciate, operate d’animo
facendola come al Signore.
Colossesi 3:23


Non tutti i credenti hanno la gioia di avere una famiglia interamente cristiana; questa penosa realtà non diminuisce, ma piuttosto aumenta la responsabilità di colui che deve far brillare la luce di una testimonianza che possa esprimere un messaggio di verità e quindi di salvezza.

Il cristiano, marito, moglie, figlio o genitore deve sapere che le norme relative alla propria condizione e al proprio compito nella famiglia. sono chiaramente definite dalla Parola di Dio; non deve perciò ispirarsi a quei concetti, sempre nuovi e sempre più audaci, che tentano di sovvertire l’ordine naturale della convivenza, anzi deve rimanere ben saldo su fondamento di quell’insegnamento che non ha mai bisogno di essere aggiornato perché è perfezione assoluta.

Quando poi il credente ha la gioia di possedere una famiglia cristiana in tutti i suoi membri, deve, con profondo senso di responsabilità, assolvere una missione che sia, non soltanto rispetto delle norme relative ai proprio compito, ma anche contributo alla valorizzazione della comunione cristiana nella casa.

La Parola di Dio afferma solennemente che al marito compete il dovere di guida, di sostegno, di assistenza, dì protezione della famiglia e quindi a lui deve essere riconosciuto il diritto di esercitare saggia ed amorevole autorità come capo della famiglia. La moglie, nell’ordine di Dio, è l’aiuto adatto, la collaboratrice affettuosa dei marito e nella subordinazione rispettosa deve dare e ricevere quelle espressioni di purissimo amore che sono proprie dei coniugi cristiani.

I figli devono essere guidati ed educati con fermezza, che non sia mai sterile violenza o inutile dispotismo e devono poter sempre vedere l’esercizio di un affetto fecondo. Essi devono rispetto e sottomissione ai genitori, ma non in quelle forme di supina, e qualche volta incosciente, arrendevolezza, ma in un rapporto di profondo e sincero amore.

Tutti questi principi però devono essere riconosciuti, accettati e praticati verso il conseguimento di una finalità squisitamente spirituale fare della casa un Tempio, della famiglia una Chiesa.

L’altare di famiglia, cioè quel luogo e quel tempo, che raccoglie in casa, tutti assieme, per la lettura della Parola e per la preghiera, dovrebbe esistere in ogni focolare domestico e dovrebbe rappresentare il luogo più desiderato da tutti. Nell’esercizio di una vita devozionale di famiglia, in ore programmate con fedeltà, le case cristiane si riscaldano e s’illuminano, mentre tutti i componenti della famiglia trovano nuova forza e nuova ispirazione nella vera comunione; uniti davanti a Dio la comprensione e la tolleranza s’ingigantiscono nella carità ed ai Suoi piedi si sciolgono le incomprensioni e si placano le contese.

Fratello non sottovalutare e non trascurare le tue responsabilità cri­stiane nell’ambito della famiglia.

Riepilogo: Il primo nucleo della società è la famiglia che è anche la prima chiesa nella chiesa: vivi in famiglia davanti a Dio.

 

Venticinquesimo giorno       UOMINI COMPIUTI

Ma che, seguitando verità in carità cresciamo in ogni cosa in Colui che è il capo, cioè in Cristo.  Efesi 4:15

           La tua vita di credente è sempre insidiata dalle potenze dell’inferno: in casa, ove lavori, ove trascorri le tue ore di riposo.. .e spesso anche nel seno del popolo di Dio. infatti specialmente negli ambienti ove la religione è, se non vissuta, almeno professata più esplicitamente, s’introducono falsi ministri o propalatori di eresie ; il loro parlare è seducente ed i loro argomenti sembrano, a prima vista, esenti da incrinature.

Anche in questi giorni, come nei secoli passati, continuano a farsi avanti predicatori che si qualificano cristiani e .. .contestano la divinità di Cristo, la verità della Trinità, la dottrina della Grazia, la vita carismatica dello Spirito… insomma aggrediscono il messaggio dei Vangelo con tale violenza, da sbriciolarlo e ridurlo ad un trattato dai sapore mitologico.

La Parola di Dio comanda di schivare l’ereticoe consiglia di evitare contese con quanti vogliono contendere; ma proprio per mettere fedelmente in esecuzione queste parole è indispensabile saper individuare la personalità e la dottrina di coloro che cercano di attentare alla verità. I semplici , i  piccoli bambini sono sempre difesi dalla propria sincerità, ma questa realtà non ci disimpegna dalle esigenze determinate dalla presenza del pericolo : dobbiamo sviluppare e raggiungere quella maturità cristiana che ci permette di esercitare una valida difesa per noi e per i nostri fratelli.

Tutti ricordiamo quante volte e con quali sottili insidie, Gesù Cristo è stato affrontato dai Suoi nemici, cioè dai nemici della verità; volevano confonderLo, spegnere i suoi argomenti e così far crollare il Suo insegnamento. Ma Gesù ha sempre respinto gli attacchi e ritorto, a danno degli avversari; la loro malizia e le loro astuzie.

Ebbene i discepoli, che dopo il Maestro, si sono trovati impegnati sull’insidioso terreno della controversia, hanno manifestato lo stesso valore Pietro, Giovanni, Stefano, Paolo… non hanno temuto di affrontare gli argomenti polemici dei nemici dei cristianesimo, ed hanno vinto nel Signore.

Schiva l’uomo eretico, non lasciarti allettare dalle inutili contese o dalle polemiche sterili. … ma sii sempre pronto per respingere ed abbattere ogni dottrina che cerca di oscurare la luce della rivelazione che hai avuta da Dio.

 Riepilogo:  La fanciullezza e la giovinezza sono belle proprio perché sono transitorie; diventano brutte a coloro che le fermano : non essere sempre fanciullo, ma maturati in Cristo.

Ventiseiesimo giorno       L’EMMANUELE

                            E la parola è stata fatta carne.  Giovanni 1:14

           Per rimanere incrollabilmente saldi nella dottrina cristiana è necessario, avanti ad ogni cosa  conoscere  Colui che è l’essenza stessa della dottrina: Gesù Cristo, la conoscenza più valida rimane sempre quella che deriva dall’esperienza, perché nell’esperienza c’è la luce della rivelazione, nell’esperienza c’é la certezza dell’incontro e nell’esperienza c’è, soprattutto, la realizzazione dell’opera di Cristo.

Il credente che non ha soltanto una conoscenza teorica, intellettuale di Gesù Cristo, ma Lo ha accettato, Lo possiede, non può essere smosso dai fondamento sui quale poggia la sua fede, la sua vita. Forse potrà trovarsi a disagio sui terreno della dialettica e potrà sentirsi insidiato dalle argomentazioni polemiche, ma non potrà mai rinunciare a quella chiarezza e a quella certezza che gli derivano dai possesso della realtà spirituale che ha accettata.

Nonostante quanto detto, il credente non deve trascurare l’approfondimento delle verità dottrinali anche dal punto di vista intellettuale; la vostra mente, come il nostro cuore, come tutta la nostra vita, deve essere posta a disposizione di Dio perché possa essere arricchita della conoscenza delle cose del Regno. Una delle verità basilari che il cristiano deve conoscere ed approfondire è rappresentata dalla personalità di Gesù Cristo.

Egli è l’Emmanuele : Dio per noi o, secondo altra versione : Dio fra noi e nel nostro testo viene ulteriormente chiarito : Egli è la Parola che si è fatta carne . . . per venire a noi, per essere con noi, per essere per noi; Egli è la Parola che dà il diritto ad ogni credente di essere fatto figlio di Dio, che fa nascere di nuovo, fa nascere da Dio.

Tutto questo parla dell’amore divino, della potenza della grazia, dell’opera della salvezza : tutto è espresso dalla Parola, contenuto nella Parola cioè in Gesù Cristo, l’Emmanuele.

Ma qual’è la personalità della Parola? È quella di un angelo? Di un uomo perfetto? Di una creatura esistente all’infuori di queste classi celesti e terrestri?

No ! La Parola, dice il nostro testo, era Dio! Il termine greco che noi traduciamo Parola” è Logos che non vuoi dire suono o emissione sonora di fiato , ma pensiero , quindi parola intellettuale.

La parola era Dio, proprio perché Dio ha la Parola e per illustrare con un esempio possiamo dire : che il nostro pensiero è il nostro io perché il nostro io è tale in quanto possiede una coscienza, un pensiero.

L’evangelista poi, quasi a dissipare ogni possibile dubbio, od ogni eventuale contestazione, precisa che la Parola era nei principio.. .Avanti ad ogni cosa, avanti tutto.. c’è soltanto Dio, ed infatti, ribadisce ancora Giovanni: Ogni cosa è stata fatta per essa… ; ogni cosa.

.Se la Parola è una cosa cioè una realtà è la sola cosa che non è stata fatta perché ogni cosa è stata fatta per Essa”Dio è causa prima, Egli non si è autocreato, ma è Dio ab- eterno.

La perfetta divinità, l’assoluta eternità, la completa autorità di Gesù Cristo, fondamento della dottrina cristiana, sono affermate e devono essere approfondite in questa pagina dei Vangelo di Giovanni e in tutte quelle pagine del Vecchio e del Nuovo Testamento che affrontano, da un punto di vista dottrinale, un argomento che è fondamento ed essenza dei cristianesimo, rivelazione e manifestazione di Dio nell’Emmanuele.

Riepilogo:  Cristo mi salva perché è venuto a me: Egli era nel cielo, è tornato in cielo, ritornerà dal cielo, mi condurrà in cielo; mi salva perché è Dio!

Ventisettesimo  giorno      TRINITÀ

 …un medesimo Spirito…un medesimo Signore… un medesimo Dio.          
I Corinzi 12: 4 -6

  Un’altra verità fondamentale della dottrina cristiana, che deve essere accettata con fede e difesa con forza è quella della personalità di Dio-trino. Il cristianesimo non afferma l’esistenza di tre dii, ma di un Dio, unico nella sostanza e trino nelle persone.

Il credente non deve accettare questa verità a livello di alta teologia speculativa, ma semplicemente sul piano della fede. Deve “credere”che il Padre è Dio, che il Figlio è Dio, che io Spirito Santo è Dio, ma che queste tre persone non formano tre dii, ma un Dio solo, eterno, infinito, onnipotente.

Osserviamo in che modo spigliato, semplice, eppure rigorosamente ortodosso Paolo enuncia questo articolo di fede agli anziani di Efeso che cerca di sensibilizzare per l’opera dei ministerio. L’apostolo ricorda a questi servitori di Dio che il gregge è la chiesa stessa di Dio, nei mezzo della quale, essi, sono stati costituiti vescovi, cioè sorveglianti, dallo Spirito Santo, per provvedere pastura a questa chiesa di Dio che Egli si è acquistata dal mondo a prezzo dei proprio sangue.

Nelle parole di Paolo la Trinità è affermata tanto nella pluralità delle persone quanto nell’unicità dell’essenza : Dio ha costituito i ministri della Sua chiesa, “Dio Spirito Santo” per provvedere pastura a questa chiesa di Dio che Egli si è acquistata dal mondo a prezzo dei proprio sangue.

 Dio rivendica la proprietà del Suo gregge, “Dio Padre”; Dio ha pagato il prezzo per l’acquisto della chiesa, “Dio Figlio”.    È facile osservare che l’apostolo si esprime nella consapevolezza di parlare ad un gruppo di credenti che credono esattamente alle cose alle quali egli stesso crede e per i quali, quindi non sono necessarie dissertazioni teologiche, ma soltanto affermazioni di fede.

Qualcuno potrebbe anche giudicare secondario questo punto dottrinale, o meglio potrebbe considerano fra quelli che possono essere lasciati liberamente alle discussioni e alle valutazioni discrezionali dei singoli credenti, ma basta considerare le molteplici implicazioni di questa verità per respingere tutte le posizioni irresponsabili che potrebbero essere prese di fronte ad esso. Da una parte potrebbero essere mossi attentati alla personalità e alla divinità del Figlio e dello Spirito, dall’altra al monoteismo cristiano, ed ecco perché Paolo, benché con linguaggio estremamente semplice afferma che di un solo Dio è la chiesa, un solo Dio l’acquistata, un solo Dio ha costituito i vescovi; questo solo Dio però è il Padre, Signore della chiesa, che l’ha riscattata dal mondo con il sangue versato dal Figlio e che la guida e la edifica mediante l’opera dello Spirito.

Un solo Dio nell’essenza, trino nelle persone: mistero di fede che supera la ragione, ma che trova esemplificazioni che almeno aiutano a dare forme razionali alle espressioni di fede del credente e della chiesa. Come il triangolo e i suoi angoli, come l’uomo e le componenti della sua personalità : anima, spirito, corpo; così la Trinità può a livello della ragione, essere compresa ed espressa entro i limiti, purtroppo molto ristretti, della nostra mente finita.

Dobbiamo comunque tener sempre presente che la “fede” non c’impone di comprendere e spiegare ogni mistero divinocon la speculazione intellettuale, anzi di accettare in umiltà ogni rivelazione celeste, di confessare con forza ogni esperienza spirituale, di difendere con decisione ogni verità ricevuta da Dio. Quindi anche questa verità fondamentale, rivelata dallo Spirito e sperimentata in concreto nella vita cristiana che è autentico incontro col Padre, col Figlio e con lo Spirito, deve essere conservata inalterata e difesa con fermezza da ogni credente e da tutta la chiesa.

 Riepilogo:  Non voglio comprendere e spiegare, voglio credere ed accettare.

Ventottesimo giorno           TRAGUARDO

 Abbiamo molto più caro partire dal corpo, e di andare ad abitare col Signore.  2° Corinzi 5: 8

          La morte è stata definita la  “regina dei terrori” e realmente per coloro che vivono nelle tenebre i terrori sono molteplici e sopra a questi regna la morte. Gli uomini vedono nella morte il sepolcro, la decomposizione e, soprattutto la fine; la fine delle speranze, dei programmi, delle gioie.. .della vita.

Il cristiano invece sente ripetere ogni giorno : ogni cosa è vostra. ..la vita, la morte, le cose presenti, le cose future… “(1 Coinzi 3: 21,22) e così viene confermato in quella verità che io ha illuminato sin dai primo istante della conversione : Dio gli ha donato ogni cosa in Cristo, e anche la morte è stata posta ai suo servizio, dopo essere stata spogliata delle sue gramaglie.

Ormai l’antica regina è soltanto una schiava servizievole per i credenti, obbligata a compiere il suo compito, fino al giorno che sarà posta in catene ed imprigionata per sempre lungi dal Regno della luce. Il cristiano può guardarla senza tremare ed anzi può attendere i suoi servizi con quella gioia che gli deriva dalla consapevolezza che tutto coopera ai bene di coloro che amano il Signore.

La morte può essere riguardata come il traguardo   dell’atleta cristiano o come la conclusione vittoriosa della battaglia per il combattente. in ambedue i casi, la morte è la conclusione bramata ed ambita di un impegno carico di fatica e pieno di pericoli.

Cristo non ha chiamato o comprato dai mondo i Suoi discepoli per lasciarli nel mondo, anzi ha ”compiuto” il piano della salvezza per condurre i Suoi fuori del mondo, nei Regno Spirituale che è il Regno di Dio.

Quanto detto fin qui è espresso con autentiche parole di fede dall’apostolo che dice : “abbiamo più caro partire dal corpo… “. Egli non mostra spavento per la tomba, per la distruzione dei corpo, anzi esprime la gioia che deriva dal pensiero della liberazione e da quello della conquista; il corpo è soltanto un debole albergo che ospita l’anima e che c’impedisce di partecipare pienamente la gloria della presenza di Dio, quando possiamo partire da esso, andiamo ad abitare coi Signore“ fuori dai legami e dalle limitazioni del nostro involucro esterno.

Ecco davanti a noi l’immagine nitida dei traguardo, verso il quale corriamo e che non dobbiamo considerare con spavento, ma mirare con la serenità della fede, la luce della speranza e la gioia della rivelazione che ci ha mostrato e ci mostra il piano di gloria che Dio ha preparato per la vita e per la morte dei credente.

Riepilogo:11 cammino della gloria ha un traguardo luminoso che illumina anche i più duri ostacoli del cammino.

Ventinovesimo giorno           GLORIA

 …La morte non sarà più, parimenti non vi sarà più cordoglio.   Apocalisse 21: 4

           La serenità del cristiano, nella vita e nella morte, trova la più esplicita spiegazione nella speranza; egli accetta la vita con tutti i suoi impegni e tutte le sue dolorose implicazioni, perché sa che è un transito obbligato verso la gloria ed egli guarda serenamente alla morte perché vede una nemica, oggi costretta in servitù per essere ancella dei santi, e domani radiata per sempre dalle realtà dei redenti.

La morte, il cordoglio, le ingiustizie, le lagrime cocenti, le separazioni crudeli. scompariranno per sempre dove e quando la gloria coronerà la chiesa ed ogni singolo credente.

Nella casa di mio Padre ci sono mo/te stanze ed io vado a prepararvi un luogo “. Con queste parole Gesù Cristo si è accomiatato dai Suoi, precisando: “Io tornerò di nuovo e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi . Il piano amoroso della salvezza ha la sua conclusione nella gloria e se è vero che il credente esperimenta sin da quaggiù gli effetti benefici dell’opera divina, è altresì vero che nessuno è stato  chiamato da Cristo per godere soltanto le benedizioni che possono essere realizzate negli anni della vita terrena.

Cristo ci vuoi far vedere la Sua gloria e vuole che ne abbiamo parte con Lui nell’eternità e quella gloria è: visione di Dio santità con Dio comunione e servizio pace, gioia, gaudio , e tutto a quei livelli, fuori del finito, che esistono solo nel divino e nell’assoluto.

La pagina dell’Apocalisse che sta davanti a noi espone questa realtà con terminologia umana; non potrebbe fare diversamente perché noi non comprendiamo altro linguaggio, ma dobbiamo esercitare la nostra fede per saper vedere, oltre la lettera, l’immagine risplendente di quel luogo ove siamo diretti e dove siamo attesi e dove dimoreremo in eterno non più come pellegrini bensì come cittadini di un Regno di giustizia e di amore.

La speranza cristiana deve essere così calda e luminosa in noi, da farci anticipare la gioia della gloria; dobbiamo cioè saper vivere la nostra esperienza di fede in maniera che questa trovi sempre la propria ragione di essere nell’attesa dei giorno luminoso nel quale saremo congiunti ai nostro Dio e al nostro Salvatore, nel raggiungimento della gloria.

Riepilogo : La corona sarà più gradita di quanto non lo sia stata la pur onorata spada.

 

Trentesimo giorno        FEDELE FINO ALLA FINE

       …chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.   Matteo 24: 13

          Nell’Apocalisse si può leggere: Sii fedele fino alla morte ed lo ti darò la corona della vita” (Apoc. 2 :10). Fino alla fine, fino alla morte; in realtà le due frasi esprimono due concetti simili, ma non uguali : la prima si riferisce alla lunghezza e la seconda alla durezza dell’impegno cristiano.

Non soltanto dobbiamo rimanere fedeli fino all’ultimo alito della nostra vita quaggiù, ma dobbiamo rimanere fedeli anche a prezzo di privazioni, sofferenze, morte. La nostra perseveranza deve sfidare il tempo e deve sfidare tutte le eventualità che impegnano la fede, non esclusa la morte sul campo dei martirio.

Noi non compriamo la salvezza perché la partecipiamo come dono di Dio, però conserviamo “la salvezza come custodi di un bene che ci è stato dato da Dio : questa è la perseveranza cristiana. Perseveranza nel confessare Cristo, perseveranza nei seguire Cristo, perseveranza nell’ubbidire a Cristo, perseveranza nel servizio di Cristo.

Il cristianesimo deve avere un fondamento stabile nell’esperienza del credente; non si deve appoggiare sopra un entusiasmo passeggero, sopra un’emozione momentanea perché da questi fenomeni psicologici possono scaturire promesse, impegni, dichiarazioni di fede, ma soltanto come effetti corrispondenti alla causa cioè come manifestazioni superficiali e transitorie. Il fondamento del nostro cristianesimo deve essere una scelta consapevole e responsabile ed un impegno sincero ed onesto; dobbiamo saper suggellare un patto di fedeltà, di discepolato che ci renda fedeli fino alla fine.

Naturalmente dobbiamo guardarci dai commettere l’errore dell’apostolo Pietro, che anche nella sua sincerità ed onestà, non aveva saputo compren­dere che la perseveranza, specialmente nel cimento, prevede la nostra dispo­sizione, ma ha bisogno dell’assistenza divina. lo darò la mia vita per te “, Anche se tutti ti abbandonassero io non ti abbandonerò ; possiamo ammettere che l’apostolo credeva veramente di poter fare quanto promesso e voleva sinceramente essere fedele al proprio Maestro, ma purtroppo non conosceva la propria fragilità.

Noi invece dobbiamo conoscerla e dobbiamo saperla mettere nelle ma­ni di Colui che vuole darci tutta la forza della Sua grazia per darci vittoria in ogni battaglia fino ai giorno della vittoria finale e della gloria.

  Riepilogo : Guarda avanti col proposito di giungere al di là dell’ultimo ostacolo.

 

Trentunesimo giorno       LE LAMPADE ACCESE

 Vegliate dunque, poiché non sapete nè il giorno, nè l’ora che il Figliuolo dell’uomo verrà.  Matteo 25: 1

           Eccoci giunti all’ultimo giorno di un altro mese, giungerà anche l’ultimo giorno per ogni anno che vivremo su questa terra e giungerà l’ultimo giorno della nostra vita; ma quando giungerà? Se guardiamo il nostro calendario possiamo vedere ove sono collocati i giorni che si seguono, uno dopo l’altro ma nessun calendario c’indicherà mai quale di questi giorni è l’ultimo del nostro pellegrinaggio in questa terra; per questa ragione un servo di Dio esortava: Fratelli viviamo ogni giorno come se fosse l’ultimo della nostra vita .

Vivere in vigilanza, avere sempre lampade traboccanti di olio per affrontare il buio, anche quello che può calare improvvisamente con la conclusione rapida ed inaspettata della nostra vita. Ecco l’imperativo per ogni credente desideroso di vivere, non una vita di superficialità o di stoltizia, ma di saggezza e di impegno.

L’abito bianco della vergine, l’attesa dello Sposo, le lampade, l’olio riserva.., sono immagini che illustrano in modo semplice, ma in termini estremamente chiari, il consiglio dei Maestro. Una vita pura, di attesa e speranza, una testimonianza brillante, ma, soprattutto, un cuore pieno della grazia e dello Spirito di Dio; questi sono gli elementi indispensabili per incontrare, per incontrare in ogni momento, Colui dal quale ci può venire sempre una chiamata.

Fratello in questa pagina esprimo un’esortazione che non deve essere considerata l’ultima per importanza , ma piuttosto come l’ultima per lasciare un’impressione che possa essere sintesi e conclusione di quanto detto fin qui. Sopra ogni altra cosa accetta e custodisci nella tua vita l’abbondanza della grazia che è in Cristo Gesù.

Non appagarti delle esperienze di ieri e delle benedizioni di ieri, e tanti meno di una vita spirituale nella quale soltanto esteriormente sei reso somigliante ai veri fedeli di Gesù Cristo: Cerca sempre, cerca sinceramente quell’olio di riserva che può dare alla tua vita quel carattere e quella preparazione che sono necessari per incontrare, in qualsiasi momento, Colui che ritorna.

A Lui sia la gloria in eterno!

 Riepilogo: Fa brillare la tua lampada, oggi, domani, sempre: la grazia divini può renderti sufficiente.