SEGUIRE GESÙ

di ROBERTO BRACCO  –  Alcuni episodi ricordati con dovizia di particolari, trascendono il loro significato storico per esprimere una lezione spirituale. Questo è uno di quelli perché si propone una lezione di dottrina cristiana che possiamo definire fondamentale e cioè: “Come pervenire alla vita eterna”. Bisogna premettere che “vita eterna” non è sinonimo d’immortalità: tutte le anime sono immortali, ma soltanto quelle che si uniscono a Dio hanno la vita eterna cioè la pienezza della vita.

Uno dei capi lo interrogò, dicendo: “Maestro buono, che devo fare per ereditare la vita eterna?”. E Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio. Tu conosci i comandamenti: “Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non dire falsa testimonianza, onora tuo padre e tua madre”. E colui disse: “Tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”. Udito ciò, Gesù gli disse: “Ti manca ancora una cosa: vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi”. Ma egli, udite queste cose, si rattristò grandemente, perché era molto ricco. (Luca 18:18-23)

L’episodio che ci sta davanti è descritto non soltanto in questo Vangelo, ma anche in quelli di Matteo e di Marco e raccogliendo gli elementi integrativi contenuti in questo e in quelli si può tracciare un profilo esauriente del soggetto.

— Colui che si presenta a Gesù è un giovane.

— E’ molto ricco.

— E’ uno dei principali.., e in Israele essere uno dei principali voleva dire occupare una posizione di preminenza tanto nel mondo sociale amministrativo quanto in quello religioso.

— Riconosce in Gesù Colui davanti al quale ci si può inginocchiare ed anche qui s’impone una facile considerazione:

a) Un Israelita sapeva che questo era permesso soltanto nella presenza di Dio

b) Quindi la frase di Gesù: Perché mi chiami buono? Uno solo è buono, soltanto Dio! Può anche significare: Mi hai veramente riconosciuto!

Sappiamo bene quanto altre interpretazioni possono essere date alla frase di Gesù, ma neanche questa è esclusa.

— Riconosce in Gesù colui che gli può indicare in modo preciso la vita eterna. Ma seguiamo l’episodio e cogliamone la lezione.

«Che farò io per ereditare la vita eterna?» Egli sa che c’è la vita eterna e l’esclusione dalla vita eterna; il principio è chiaro al suo cuore e alla sua mente: non lo nega, non lo contesta.

Egli ha il desiderio di possedere la vita eterna; ma già qui viene precisato implicitamente che un desiderio non basta. In fondo qual’è l’uomo che desidera andare all’inferno? Neanche colui che dice di non credere all’inferno vuole andare all’inferno, anzi spesso il suo cinico rifiuto della realtà assomiglia alla folle azione dello struzzo che nasconde la sua testa nella sabbia per non vedere il pericolo, nella convinzione di evitarlo.

Il giovane è un legalista ed è ovvio che lo sia perché è un religioso del suo tempo, e della sua nazione e perciò chiede quello che chiederebbero molti religiosi di oggi ed anche della nostra terra: “CHE FARO’ io per ereditare la vita eterna?”

Ad un legalista, ad un praticante Gesù deve prima di tutto ricordare l’osservanza della legge. Tu sai i comandamenti, ma, cosa che può sembrare strana, Gesù nel citarli omette i primi; cioè non menziona quei comandamenti che sanciscono i doveri verso Dio e si riferisce soltanto a quelli che regolano i rapporti con il prossimo.

L’omissione non è dimenticanza, non è discriminazione. Gesù apprezza la moralità e la religiosità del giovane che ha fatto tesoro delle norme del decalogo per vivere una vita di rettitudine sociale conforme all’insegnamento divino, ma vuol giungere al fulcro della questione e dichiarare apertamente che per giungere alla vita eterna non basta essere:

Monoteisti, cioè avere un solo Dio, come stabilisce il primo comandamento.

Non basta non essere:

Idolatri, come è ricordato nel secondo comandamento.

Non basta non essere:

Profani, come precisa il divieto del terzo comandamento.

Non basta non essere:

Sacrileghi, come è chiaro nel quarto comandamento, ma bisogna, dopo aver riconosciuto Gesù, come il giovane lo aveva riconosciuto, essere disposti a seguirLo.

Il giovane lo aveva riconosciuto. Molti non lo riconoscono ed anche oggi non pochi vedono in Gesù: il Filosofo, il Grande Iniziato; il Sociologo; il Martire; il Taumaturgo. Ma ci sono quelli che riconoscono in Lui il Figlio di Dio, Dio in carne, il Salvatore.., eppure non sono salvati. In fondo Gesù ha messo in evidenza che:

a) Essere principale non basta;

b) Essere religioso non basta;

c) Aver rispettato i principi morali non basta;

d) Aver desiderio di salvezza non basta;

e) E non basta neanche aver riconosciuto Lui come Colui che può salvare:

La Salvezza è accettare Gesù e seguirlo”.

A questo punto un altro particolare del piano della Salvezza viene chiarito:

« Vendi i tuoi beni, poi ritorna e seguimi ».

Non pochi si sono intoppati in questa parola di Gesù che chiariamo subito con l’affermare che:

a) La ricchezza da sé stessa non è motivo di perdizione

b) Come la povertà da sé stessa non è motivo di salvezza.

La ricchezza rovina l’uomo quando è ostacolo a seguire Cristo, e la povertà benedice l’uomo quando è un mezzo per andare a Cristo.

La ricchezza del giovane era il suo laccio, sostanzialmente il suo “vitello d’oro”; formalmente egli poteva pensare di essere ossequiente a tutta la legge, ma in realtà i primi due comandamenti del decalogo che superficialmente erano rispettati, sostanzialmente erano violati dal rapporto che c’era fra lui e la sua ricchezza: i suoi beni, idolo del suo cuore, erano soprattutto l’ostacolo insormontabile per seguire Gesù. La prova del posto occupato da quei beni, nel cuore del giovane è data dalla sua decisione:

Egli volta le spalle, come tanti, e si allontana turbato. Tanti hanno fatto e fanno questa decisione:

“Egli è andato in casa sua…”; “Questo parlare è duro…” La decisione del giovane è determinata dal fatto, “perché era molto ricco”.

La mole dell’ostacolo è determinante; se fosse stato solo benestante, forse avrebbe avuto disposizione a farlo. Questo ci dà la misura dei condizionamenti dell’uomo, della sua schiavitù.

Qui potrebbe essere sollevato il quesito: Perché la liberazione non viene direttamente da Gesù? Qui anche la risposta:

Gesù è pronto a liberare, ma l’uomo è libero nella scelta:

• Di farsi liberare

• O di non farsi liberare.

Anzi l’azione, se vogliamo chiamarla così, consiste proprio nell’aprirsi o no a Gesù e qui s’impone un parallelo:

• Fra un religioso, praticante morale, che s’inginocchia davanti a Gesù;

• E un peccatore odiato e biasimato, che si limitò a guardare Gesù ora lontano, dal ramo di un albero.

Parliamo del giovane ricco e di Zaccheo: ambedue in possesso di patrimonio finanziario. Al primo Gesù dice:

Vendi! Al secondo Gesù non dice nulla. Ma, mentre il primo si allontana da Gesù per conservare i suoi beni, il secondo ne dispone la metà per i poveri e forse l’altra metà per riparare le sue precedenti azioni disoneste.

Quale la conclusione:

a) Il primo non si è aperto all’aiuto di Gesù.

b) Il secondo, di fronte al Maestro che è voluto entrare nella sua casa, ha aperto il cuore e la vita.

Ma torniamo al soggetto centrale:

Come avere la vita Eterna!

Non è soltanto avere un tesoro nel cielo, ma è essere certi di poter giungere nel cielo.

Questo è possibile soltanto seguendo Gesù: “Poi vieni e seguimi!”

Qui è racchiuso tutto il messaggio del Vangelo espresso in un invito: “Seguire Gesù”, dopo averLo
riconosciuto, accettato, seguito.