NON OLTRE CIO’ CHE È SCRITTO

di Agostino Masdea  –  “…affinché per mezzo di noi impariate a non andare al di là di ciò che è scritto”. 1 Corinzi 4:6  –  Cosa voleva dire Paolo con questa frase? Credo che questo sia un principio valido sempre, non solo per alcuni passi, ma per tutta la Scrittura. Quando leggiamo la Bibbia o ascoltiamo qualcuno che parla o insegna da essa, dovremmo tenere sempre in considerazione questa esortazione.

Un giorno Paolo fu costretto a fuggire da Tessalonica, dove aveva presentato “…argomenti tratti dalle Scritture, dichiarando e dimostrando loro, che era necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse dai morti, e dicendo: “Questo Gesù che vi annunzio è il Cristo” Atti 17:2-3, giunse a Berea, e anche lì andò nella sinagoga. Luca ci riferisce che questi Giudei però “…erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica e ricevettero la parola…, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se queste cose stavano così” Atti 17:11. Questo dovremmo fare anche noi ogni volta che ci viene proposto un argomento biblico.

In questi giorni non è difficile leggere e ascoltare dottrine o insegnamenti che, pur di dire qualcosa di nuovo, pur di ostentare “conoscenza”, inventano cose molto distanti dalla verità biblica. Evidentemente le novità attirano le persone e quando in esse non c’è un solido fondamento biblico è facile lasciarsi trascinare e sedurre da dottrine o manifestazioni che si presentano con un indiscutibile alone di spiritualità o un affascinante carisma personale di chi le propone e l’uso di passi scritturali strumentalizzati a proprio uso e consumo. Dobbiamo perciò stare attenti.

Ma c’è un altro aspetto importante: il principio del quale stiamo parlando vale anche quando come cristiani superiamo, amplifichiamo o andiamo oltre ciò che ci viene comandato dalla Scrittura. Uno degli aspetti importanti della vita cristiana è la moderazione, ma quando andiamo ed esasperare alcuni principi biblici, finiamo per cadere nel fanatismo e nell’arroganza.   

In conclusione: la Paola di Dio deve essere l’autorità definitiva, senza togliere ma anche senza aggiungere nulla. Altrimenti diventiamo come i Corinzi: settari e divisi su tutto.