RICORDATI DI ME

Charles Greenway, eminente predicatore e direttore per anni delle missioni europee delle Assemblee di Dio, è l’autore di questa predicazione. Quest’uomo, ormai andato avanti a noi per essere per sempre con il Signore, appartiene a quella grande schiera di servitori la cui vita consistente è un riferimento prezioso in un’epoca come questa, dove spesso la Parola di Dio è diluita e banalizzata dal desiderio di protagonismo e visibilità. Questa testimonianza incoraggia ad essere fedeli tino alla fine.

Ricorda che il Re dei re sta per venire. Questo che viviamo è il venerdì, il giorno dell’oscurità, della violenza, della guerra, della droga, della sofferenza, ma viene il giorno della domenica. Viene il giorno della resurrezione e noi finalmente andremo a casa. Più invecchio e più desidero tornare a casa. Ricordo, molti anni fa mi trovai in Lagos -Nigeria. C’erano bandiere dappertutto, addobbi alle finestre e musica per le strade. Chiesi ad una persona, perché tutti erano in festa e mi rispose che il re d’Inghilterra stava venendo in visita. Il re stava venendo e per molti giorni continuò la festa anche nei villaggi dell’interno e c’era- no grandi scritte sui muri: “Benvenuto al re”. E tutti gridavano battendo i tamburi: Il re viene”. Da quel giorno fino ad oggi ho avuto il grande desiderio di proclamare: “Il alio re viene”. Sì. un giorno da ogni tribù, da ogni nazionalità ogni luogo un grande esercito verrà cantando al Re dei re il canto dell’Agnello che li ha redenti. A colui che è. che era e che sarà gloria e onore per sempre. E tu lo stai aspettando con trepidazione?

A volte mi chiedo se non è diventato troppo comodo il nostro cristianesimo. Una volta predicavamo che Gesù poteva tornare stasera. Adesso non lo predichiamo più. Pensiamo che prima devono accadere certe cose secondo i nostri diagrammi escatologici. Mettiamo Dio in vari cicli dispensazionali e diciamo che ancora non verrà finché non si passano certi cicli. E i peccatori ascoltando dicono: “Meno male ho ancora tre cicli prima del Suo ritorno”. Voglio dirti stasera che non mi importa quello che fa la Russia o Israele, quando l’Evangelo sarà predicato – dice Gesù – io ritornerò. Il segno del Suo ritorno è quando il Vangelo sarà predicato fino all’estremità della terra. Quando Lui vorrà allora ritornerà, non quando io vorrò o un teologo deciderà.

Ditelo, predicatelo, cantatelo che il nostro Re tornerà e non tarderà. In Luca 22:19 Gesù spezzando il pane rese grazie e disse Questo è il mio corpo che io ho salvato per me stesso …” No. Disse: “Questo è il mio corpo dato per voi”, dato per essere colpito, ferito, ucciso, ma dato per voi. Tu devi qualcosa a Dio. Alcuni dicono: “Noi dobbiamo qualcosa a Dio.” No, noi dobbiamo a Lui ogni cosa, ogni cosa.

Il prezzo della nostra redenzione è stata la sua vita. L’unica risposta corretta da parte mia è dargli tutto di me, il mio tempo, le mie forze, il mio futuro. Ora devi ricordare che era l’ultima cena. Gesù aveva aspettato questo momento. Le ultime parole, si dice, sono le più importanti. Ora aveva chiesto forse al suo comitato di fare un grande programma. “Io vado … perciò scrivete 99 punti d’istruzioni. “Ora sarebbero rimasti soli con un grande programma. fare uno, due comitati, prendere le statistiche quanta gente c’è nel mondo, quanti giudei, irlandesi, italiani. Questo è ciò che noi facciamo. Mi ricordo quando i metodisti camminavano nella chiesa e gridavano: “Gloria a Dio!” Ora neppure noi pentecostali la facciamo più. Mi ricordo i presbiteriani che avevano un angolo dove trenta uomini accompagnavano la predica con dei solenni e fragorosi “aameeen”. Ora invece si sussurra appena un timido “alleluia” o “amen”. Gridavano e il predicatore doveva aspettare che il popolo dicesse aaameen”. Oh, se ci fosse qualcuno, dico spesso, che dice “amen” senza essere invitato a farlo.

Adesso dobbiamo dire tutto: alzati, siediti, applaudì al Signore, alza le mani. Dio mio; mi ricordo quando tutto questo fu perduto. Quando i metodisti smisero di dire “amen”, ora dicono al predicatore: “smetti in fretta che dobbiamo andare a casa”. Quando i presbiteriani persero la loro potenza ricorsero ai comitati composti dal dottor Tizio, dottor Caio, dottore che non sa nulla, e gli dissero: “fateci un programma che riporti di nuovo la presenza di Dio, gli alleluia e gli amen”, ma più programmano e più perdono potenza. Perché quello che avevano non veniva dai comitati, ma dalle loro ginocchia, dai loro sacrifici, dalle loro decisioni, veniva dall’alto, non da un ufficio.

Signore aiutaci! Vieni Spirito Santo, muovi ancora una volta! Signore usaci!

A volte combatto nel mio cuore la battaglia, conosco la verità e sono stanco dei giochi di chiesa, stanco di essere commosso e mai cambiato. Abbiamo dimenticato la parola: “Vieni presto Signore Gesù!” Questo veniva detto quando i figli di Dio venivano perseguitati e uccisi e gridavano: “Vieni presto Signore Gesù!” Ora viviamo in un mondo comodo e programmato. Parlare di sofferenza è superato. Ora predichiamo un Vangelo positivo senza dolori e senza battaglie. Eppure era dal dolore e sofferenza che i nostri fratelli gridavano: MARANATHA. “Questo è il mio corpo” … il suo corpo era senza bellezza, non era simpatica la crocifissione; era sfigurato affinché io fossi bello, povero affinché io fossi ricco, egli fu prostrato affinché io fossi elevato. Lui ha dato liberamente. Io sono stanco di cercare di convincere le persone a consacrarsi e sacrificarsi. Fratelli, nessuno ha preso da Gesù, egli diede sé stesso liberamente. Perché non diamo allora noi stessi? Parlavo stasera con il fratello Perna. Tutti e due sappiamo che ci resta poco tempo, siamo vecchi, presto la nostra generazione sarà passata. Però abbiamo detto: “nel profondo del cuore sappiamo che la vita che Gesù ci ha dato noi l’abbiamo data»”. Sulla mia tomba desidero solo queste parole: “Il Maestro ha dato, Egli ha dato”.

Gesù sempre ci dice: “RICORDATI di ME”. Quando vengono prove, crisi e malattie e la tempesta si fa intensa e tu sei nei guai, egli ti dice: “RICORDATI di ME”. Quando ti senti di non farcela più, e tutti arriviamo a questo punto prima o dopo, il Signore ti dice: “RICORDATI di ME”. Due settimane fa stavo predicando a 500 giovani pastori e mi chiedevano: “Dicci, fratello Greenway, qual è la cosa più grande che ti è successa?” Certo, sono tante, e non saprei a 80 anni cosa dire, se non che sono grato per ogni singolo giorno e mentre mi avvicino alla fine dico MARANATHA, e mi sento felice soprattutto per una cosa: non sono venuto meno, non mi sono fermato. Per favore, non venir meno, non soccombere, non togliere le mani dall’aratro! Gesù non si è fermato. Egli ha ancora più perdono di quanti peccati tu hai, ha più guarigione di tutte le tue malattie, ha più provvidenza di tutti i tuoi bisogni. Tutto ciò che devi fare è “RICORDATI DI ME”. In Isaia 49:14,15 dice alla natura di esultare perché l’Eterno ha pietà dei suoi afflitti. Israele dice: “Il Signore mi ha dimenticata.” Ma dice il Signore: “Anche se una madre che allatta il suo figlio si dimentica di lui, io non ti dimenticherò. Ecco io ti ho scolpita sulle palme delle mie mani.”

Anticamente i marinai che passavano anni via da casa si tatuavano i nomi dei loro figli o moglie’ sulle mani. A volte in mezzo al mare in tempesta in situazioni angosciose guardavano le loro mani e dicevano: “Tieni duro perché questo bambino mi ama, sì, vivrò e cercherò di ritornare per te”. Dio dice: “Io ho scolpito il tuo nome nelle mie mani.” Oh, continua! Non importa qual è la tua tempesta solo RICORDA che egli ti ama. Egli ti desidera. Nell’ultima cena disse: “Ho grandemente desiderato mangiare questa pasqua con voi.” “Ricordati di me” – dice il Signore. Tu che sei ammalato, tu che hai figli lontani, tu che hai grandi difficoltà economiche.

“Ricordati di me”, – dice il Signore quando tutte le altre cose ti avranno deluso e abbandonato. Tanti anni fa mi trovavo in una capanna di fango in Africa (DAHOMEY). Eravamo bloccati da tre giorni mangiando sardine in scatola seduti attorno a un fuoco. Non sopporto le sardine in scatola. Eravamo bagnati di sudore, tormentati dalle zanzare giorno e notte e il diavolo ci diceva: Non ce la fai, torna indietro, lascia perdere.” Ma davanti a me Gesù diceva: “Vieni, seguimi e ti porterò fino a casa.” Ricordati, Lui ti porterà fino a casa. Il Dahomey era una nazione al 99% mussulmana e mi dicevano: “Greenway, non riuscirai mai ad avere una chiesa qui e io rispondevo: “Grazie a Dio che non avrò mai la mia chiesa, ma solo la Sua.” Gesù ha detto: “Io edificherò la mia chiesa.” Grazie a Dio abbiamo avuto la prima chiesa in quella nazione, abbiamo visto le prime conversioni e battesimi di Spirito Santo, perché ci siamo ricordati di Lui. Non venir meno, solo ricordati di Gesù!