LA STRADA DELLA MATURITÀ

di J. Oswald Sanders  –   Alcuni pensano che lo scopo della chiesa e del nostro impegno di credenti sia l’evangelizzazione, ma io non vedo questo nella Scrittura. Io credo che lo scopo del nostro ministero sia di portare le persone alla maturità in Cristo. Consideriamo Colossesi 1:28, dove Paolo dice: “Noi proclamiamo questo mistero…” in vista di che cosa? “…affinché presentiamo ogni uomo perfetto in Cristo”. “Perfetto” qui significa “maturo”. Questo è il proposito di Dio. In materia di predestinazione, a che cosa siamo predestinati? La risposta di Paolo è: “a essere conformi all’immagine del Figlio Suo” (Romani 8:29). È questo ciò a cui mira Dio. L’evangelizzare è una tappa del cammino, ma non è quella finale. Quella finale è la maturità.

Come ogni genitore che ha cura dei suoi figli desidera vederli giungere a maturità, lo stesso fa Dio. E uno dei metodi che Egli usa è la disciplina, in diverse forme, nella nostra vita. Uno dei versetti più misteriosi e provocatori del Nuovo Testamento, secondo me, è Ebrei 5:8: “Benché fòsse Figlio, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì”. Se l’eterno Figlio di Dio ha dovuto essere reso perfetto, nella Sua umanità, alla scuola della sofferenza, noi, che siamo Suoi discepoli, dovremmo aspettarci di esserne esentati? Come uomo, Gesù Cristo dovette agire in obbedienza alla volontà del Padre nei comuni aspetti della vita di ogni giorno, proprio come noi. In questo modo la Sua umanità fu perfezionata dalla Sua perfetta obbedienza.

SOVRANITÀ E PATERNITÀ DI DIO

I giorni che stiamo vivendo non diventeranno più facili un domani. Stiamo andando verso guai e problemi crescenti, e dobbiamo prepararci a questo. Nel nostro ministero, dobbiamo preparare gli altri a questo. E se vogliamo sperimentare serenità in questo mondo turbolento, abbiamo bisogno di afferrarci saldamente alla sovranità di Dio.

Quand’ero giovane, non mi piaceva molto la sovranità di Dio. Ma ora la amo, mi rallegro in essa. C’è qualcosa di molto confortante nel carattere di Dio: la Sua sovranità non urterà mai contro la Sua paternità. Isaia disse: “Nondimeno, o Eterno, tu sei nostro Padre; noi siamo l’argilla; tu, colui che ci formi” (Isaia 64:8). Qui vediamo la sovranità di Dio nell’immagine del vasaio che può fare ciò che gli piace dell’argilla. Ma legata ad essa è la Sua paternità: “Tu sei nostro Padre”. Possiamo averne assoluta certezza: tutto ciò che, nella Sua sovranità, Dio permette nelle nostre vite, proviene dall’amor del Padre. Per questo l’Autore di Ebrei dice che Egli ci disciplina per il nostro bene. Per quale scopo Egli fa questo? “Affinché siamo partecipi della Sua santità” (Ebrei 12:10).

I NIDI VENGONO DISFATTI  gjc92e5

Quali sono i “tipi” di disciplina che Dio usa? Uno è quello del “disturbo”. Ciò è illustrato in modo meraviglioso in Deuteronomio 32. Il versetto 11 dice: “Pari all’aquila che desta la sua nidiata, si libra a volo sopra i suoi piccini spiega le sue ali, li prende e li porta sulle penne…”. L’immagine è quella degli aquilotti, cc modi nei loro nidi soffici e caldi. Tutto ciò che fanno è di starsene accovacciati lì col becco aperto: la mamma fa il resto. Potrebbero continuare così per sempre, per quanto li riguarda. Ma un giorno mamma aquila sembra impazzita e comincia a strappare tutta la soffice imbottitura del nido, buttandola via. Gli aquilotti, stupefatti, si chiedono cosa le sia accaduto. Alla fine non rimane nulla della soffice imbottitura, rimangono solo gli stecchi, che pungono i nidiacei, i quali stanno così scomodi che salgono sull’orlo del nido. Guardano le rocce minacciose che sovrastano la valle, e i loro cuori battono forte. Poi mamma aquila da ad uno di essi una spinta, e il piccolo precipita verso una morte certa.

Immaginiamo ciò che, più o meno, può succedere nella sua piccola mente: “…Una volta mi voleva bene. Faceva tutto per me. Non c’era nulla che potessi desiderare che non mi avrebbe dato. Guardala adesso!”. La mamma però non lo ha dimenticato, e scende in picchiata fin là, dove lui sbatte freneticamente le sue piccole ali cercando di mantenersi in aria. Si precipita sotto di lui, lo solleva e lo riporta sulla rupe, da dove lui potrà riprovare. Essa ha disfatto il nido per far volare i suoi figli, ma resta con loro e vigila su di loro.

Nello stesso modo, a volte Dio rompe i nostri nidi. Questa è, a mio avviso, la spiegazione di molte cose che ci accadono e che ci sembrano così terribili e senza senso. Dio, nel Suo amore, sta disfacendo i nostri nidi perché abbondanza, comfort e indulgenza non sono amici della fede. Per evitarci di sprecare il nostro ministero, il Signore, nella Sua grazia, interviene. Come stanno le ali della tua fede? Sono in buona forma, o sono senza forza? È così facile, quando si arriva a metà della vita, mettersi in pantofole e tirar fuori la sedia a dondolo. Non sto dicendo che dobbiamo infliggere a noi stessi delle sofferenze, ma ricordiamoci che siamo in guerra, siamo coinvolti in una battaglia, siamo ancora soldati e non ha importanza la nostra età. Dobbiamo essere esercitati e pronti, adatti per combattere le battaglie alle quali il Signore ci chiama.

Quell’aquila sa per istinto che, se non butta il piccolo fuori dal nido, dove sarà costretto ad usare le ali, esso non sarà mai capace di volare su, verso il sole. Così, Dio sa che certe volte, per alcuni di noi, è necessario che Lui disfi il nido.

COME IN UN TUNNEL

Un secondo tipo di disciplina è quello dell’oscurità. Quando affronti la disciplina dell’oscurità, tra le nuvole sembra non esserci alcun squarcio. Ti senti come in un tunnel, senza poter vedere nessuno spiraglio di luce in fondo. Ti domandi se quell’esperienza terminerà ma Dio, a volte, permette che i Suoi figli passino attraverso questa esperienza. E di nuovo, è per il loro bene. Non lo fa perché Gli piace vede le persone soffrire, ma perché nel buio si può incontrare Dio in modo tale che in un’altra circostanza sarebbe impossibile. Pensa, per esempio, ai tre giovani e alla fornace ardente. Immagina di essere là mentre la fornace vien alimentata, finché diventa sette volte più ardente del solito, e di sapere che dopo pochi minuti ci sarai buttato dentro. Non posso pensare un’esperienza più buia di questa. Ma noi sappiamo cosa accadde quando essi vi furono gettati. Dio fece sì che le fiamme bruciassero in modo stranamente discriminatorio, cioè bruciassero solo le funi che li tenevano legati. Essi furono sciolti e si trovarono a camminare mezzo al fuoco con il Figlio di Dio. Posso immaginare quei giovani dire più tardi l’uno a l’altro: “È stato un bene che Dio non ci abbia risparmiato questa esperienza buia, altrimenti non avremmo mai avuto il privilegio di una così intima comunione col Figlio di Dio”.

Dio è più felice quando confidiamo in Lui nelle tenebre, di quando confidiamo in Lui nella luce. È facile confidare in Lui nella luce, quando tutto va bene, ma dà più gloria a Lui – io credo che rechi gioia al Suo cuore quando confidiamo anche nelle esperienze più buie,

ASPETTATIVE DELUSE

Un altro tipo di disciplina che il Signore permette è quello della delusione. A volte, ciò che ci sembra una terribile delusione, può far parte del piano di Dio, in vista di una cosa infinitamente più bella di ciò che abbiamo mai sognato. Pensa a Giuseppe, per esempio. Per tredici anni tutto andò storto per Giuseppe e infine, gettato come schiavo nel fondo di una prigione fu dimenticato, mentre era ancora nel fiore della vita. Mi domando come accoglieremmo noi qualcosa del genere. E durante tutto quel tempo egli era rimasto fedele al Signore e aveva conservato la sua purezza, aveva camminato con Dio, per quanto gli era stato possibile. Ed ecco il modo in cui Dio lo trattava. Non era giusto!

Tuttavia, riguardando al suo passato, viene chiedersi come avrebbe potuto Giuseppe diventare in seguito ministro d’Egitto, tenendo a bada tutti gli Egiziani gelosi che invidiavano la sua posizione, se Dio non gli avesse fatto attraversare quelle esperienze per temprarlo… Giuseppe si rese conto di questo, quando disse ai suoi fratelli: “Voi avevate pensato del male contro a me; ma Dio ha pensato di convertirlo in bene” (Gen. 50:20). Ma fu soltanto quando Giuseppe guardò indietro che vide il bene; non lo aveva visto nel momento in cui stava attraversando tutte quelle prove.

Dio, a volte, non ci dà quello che desideriamo. Una missionaria, una donna eccezionale, prima di morire mi disse: “Signor Sanders, sa quale sarà la prima cosa che chiederò al Signore?”. Sapevo che sarebbe stato qualcosa di interessante. Risposi: “No, non lo so”. Ella riprese: “Gli dirò: ‘Signore, perché non mi hai dato un marito?’ Desideravo un marito, e sarei stata per lui una buona moglie”. Ma il Signore non le aveva dato un marito. Che cosa le aveva dato? Essa aveva avuto centinaia di figli spirituali. Non si è amareggiata perché non aveva marito. Ha posto invece il suo amore e il suo affetto nei giovani, lavorando in Cina e in Inghilterra; a centinaia sono venuti al Signore come risultato della sua “delusione”.

Come reagiamo noi quando Dio delude le nostre aspettative? Lo accettiamo come cristiani maturi, come persone adulte, o reagiamo in modo infantile?

TRATTATI DIVERSAMENTE?

Un’altra forma di disciplina che il Signore per-mette nella nostra vita è la disciplina della disuguaglianza. In Ezechiele 18:25 è scritto che il popolo d’Israele diceva: “La via del Signore non è retta…”. In sostanza stavano dicendo: “Dio non ci tratta con imparzialità”. Pensavano di aver ricevuto un cattivo trattamento. Molti cristiani si sentono in questo modo, e a volte pare che essi abbiano ragione, non è così? Per esempio, consideriamo Giacomo e Pietro: entrambi predicavano per il Signore, entrambi furono imprigionati causa la loro predicazione. Ma il Signore permise che Giacomo fosse decapitato, mentre mandò un angelo a sciogliere le catene di Pietro, ad aprirgli le sbarre e a portarlo fuori dalla prigione. Possiamo immaginare la moglie di Giacomo e quella di Pietro, davanti al loro tè, una mattina, che parlano di questo argomento: la moglie di Giacomo dice: “Perché Dio ha fatto questo? Mio marito era un uomo di Dio come il tuo. Perché ha dovuto morire, mentre il tuo è stato liberato?”. Non sembra giusto, vero? Ma io sono certo che Dio aveva un ottimo motivo per far questo. E sono anche certo che la moglie di Giacomo e quella di Pietro ora sanno il perché, e sono felici che sia successo così. Anche quando non capiamo quello che Dio sta facendo, Egli sta portando a compimento i Suoi piani.

Un altro esempio è quello di Giobbe. Egli era un uomo di cui Dio stesso attestò che era integro e retto. Ci si sarebbe potuti aspettare che Dio avrebbe ricompensato la sua rettitudine e integrità. Ci immagineremmo per lui un trattamento speciale. In effetti ricevette proprio un trattamento speciale! Egli perse tutto: tutte le sue mandrie e i suoi greggi, i suoi servi, i suoi figli e le sue figlie, la sua salute e la stima di sua moglie. Il più grande uomo d’Oriente, un uomo integro e retto, seduto nella cenere che si gratta le piaghe con un coccio! Le vie di Dio non sembrano molto eque, vero? Ma la storia non è ancora finita. Un giorno sua moglie gli disse: “Ancora stai saldo nella tua integrità? Ma lascia stare Iddio e muori!”. Ma quell’uomo d Dio le rispose: “Tu parli da donna insensata Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio e rifiuteremmo d’accettare il male?” (Giobbe 2:10). “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto

Sia benedetto il nome del Signore” (1:21). Questa è maturità spirituale. Giobbe accettava la sovranità di Dio. E, durante tutto il tempo delle sue sofferenze, non aveva la minima idea che vi fosse un retroscena luminoso dietro a questo. In seguito, Dio diede a Giobbe il doppio di ciò che aveva avuto prima.

Quando passiamo attraverso le prove, non abbiamo idea degli esiti spirituali che vi sono implicati. Noi pensiamo alla nostra sofferenza a ciò che stiamo attraversando, ma non agli orizzonti del progetto divino. Sappiamo per che quelli che ci guardano possono inciampare, o essere portati ad un più intimo rapporto con Cristo, proprio guardando come noi accettiamo la disciplina che Dio ci impartisce.

DIO HA I SUOI PROGRAMMI

L’ultima disciplina che considereremo è il ritardo. Noi viviamo nell’era del caffè espresso, del budino istantaneo, del tutto istantaneo e ci piace avere le cose ora. Ma Dio non sempre collabora. Egli rifiuta di precipitarsi in un’azione prematura. Ricordate come ci provò Abramo? Dio gli aveva promesso un figlio. Passarono quindici anni: nessun segno del figlio. La fede di Sarah si affievolì, così un giorno ella disse più o meno così: “Abramo, nella nostra cultura è permesso avere una seconda moglie. Ti darò Agar. Forse potrai avere un figlio da lei”. Abramo fece così e nacque Ismaele. Abramo cercò di coinvolgere Dio in un’azione precipitosa e prematura, ma dovette attendere altri 10 anni per avere Isacco.

Dio ha la sua programmazione e sa ciò che noi non sappiamo. La nostra impetuosità e la nostra fretta derivano dalla nostra conoscenza imperfetta. La calma di Dio procede dal fatto che Egli è al controllo di tutte le circostanze e conosce tutte le loro implicazioni. Prendiamo ad esempio la casa di Betania, dove il Signore era solito godere un po’ di relax in comunione con Maria, Marta e Lazzaro. Un giorno, mentre Gesù si trovava nel Nord del Paese, Lazzaro si ammalò. Le sorelle, sapendo che sarebbe arrivato e avrebbe partecipato alla loro afflizione, gli mandarono immediatamente un messaggio: “Colui che ami è malato”. Sapevano che sarebbe accorso al loro fianco. Che cosa fece Gesù? Rimase dov’era altri due giorni. Quando arrivò, Lazzaro era cadavere, e le sue sorelle erano offese. Quando Marta incontrò il Signore, penso che non l’abbia nemmeno guardato in faccia, dicendo: “Signore, se tu ci fossi stato, Lazzaro sarebbe ancora vivo”. E quando Gesù incontrò Maria, si accorse che la pensava come la sorella: “Signore, se tu fossi stato qui, come ci aspettavamo, Lazzaro sarebbe ancora vivo”.

Il Signore deve esserci rimasto male per il fatto che esse non avevano avuto fiducia in Lui. In ogni modo, in breve tempo giunse con loro alla tomba, e chiamò a gran voce: “Lazzaro, vie fuori!” (Giovanni 11:43). E il cadavere in via decomposizione venne fuori in freschezza di vita. Le sorelle, i discepoli e gli amici, tutti rimasero là stupiti, mentre Gesù, la Resurrezione e Vita, veniva rivelato davanti ai loro occhi. Ricordo di aver letto qualcosa circa la moglie di un conte polacco. Era una donna bella e gentile, ma lui era un sadico. Faceva tutto il possibile per renderle la vita difficile. Se desiderava qualcosa, questo era sufficiente per negargliela. Il suo biografo disse: “Ella ha tratto dei magnifici mazzi di fiori dai dinieghi di Dio. La sua vita è stata arricchita dalle cose che le sono state rifiutate”.

Questo è proprio l’opposto del nostro modo di pensare. Ella ha tratto mazzi di fiori magnifici, non dalle cose che Dio le aveva dato, ma da quelle che Egli le aveva rifiutato. La sua vita fu arricchita, non dalle cose che ricevette, ma dalle cose che le furono negate. Ella reagì in modo maturo, accettò quella disciplina come da parte del Signore. Sapeva che Egli la stava disciplinando per il suo bene, perché potesse essere partecipe della Sua santità. Questo è ciò che Egli ha in vista. Nello sperimentare alcuni aspetti di questa disciplina, forse più nei giorni a venire che oggi, rispondiamo nel modo giusto. Allora anche noi potremo essere arricchiti dalle cose che Dio ci manda o da quelle che Egli si compiace di negarci.